Alla ricerca del mio posto nel mondo

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Non riuscivo a prendere sonno, mi giravo e rigiravo nel letto cercando la posizione più comoda, ma non fu facile. Mi alzai dal letto, presi il libro dal titolo interessante e andai nel salotto. Camminai in punta di piedi, ma fui sorpresa da Kevin che mi diede un spintone per avanti.
<<Ma ti é andato di volta il cervello?>>, gli sussurrai, lui si tappó la bocca con le mani per non far sentire la sua rumorosa risata.
<<Non riuscivo a dormire.>>, mi spiegó.
<<E Monique?>>
<<Dorme come un ghiro!>>
Guardó l'oggetto che tenevo tra le mani e mi chiese:<<Che libro é quello?>>
<<Non ne ho idea, ma mi intriga.>>
<<Interessante, io ho fame invece.>>, si lamentó lui.
<<Ho dei biscotti in valigia, se vuoi te li puoi mangiare.>>
<<Oh, si si, grazie mille!>>, e si allontanó.
Sfogliai la prima pagina del libro e lessi frasi semplici, ma concise.

Mi piacerebbe mancarti, perché
da quando non ci sei, qui fa tutto schifo.

Guardai il vuoto accarezzando quella pagina e sorrisi al mio passato con Stefano, ai bei momenti trascorsi insieme. Anche se esistessero un oceano di motivi per essere felici, a me bastava lui, e lui non c'era.

Fui riportata alla realtà da Kevin, che tra un biscotto e l'altro, mi guardava con fare interrogativo.       
<<Come si chiama>>  
<<Chi?>>  
<<Stavi fissando il vuoto sorridendo, a chi pensavi?>>   
Il battito accelerato del mio cuore stava divenendo abbastanza percettibile, al ché mi alzai dal divano, mi diressi verso di lui e gli puntai un dito contro, scherzando:<<Sai che parlare con la bocca piena va contro le regole del Galateo? 'Notte Kev.>>, lui masticó con maggior foga per farmelo apposta ed io entrai in camera mia ignorandolo.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi tuffai sul letto. Abbracciai il cuscino e presi il cellulare, non avevo ancora trovato il coraggio di cancellare le nostre conversazioni e le nostre foto: erano gli unici ricordi che avevo di lui, di noi; perció iniziai a scorrere nei messaggi e lessi le nostre chat piú buffe: lui aveva quel potere di farmi sorridere sempre, in qualsiasi occasione. Mi venne in mente una frase di Alessandro Baricco che cita "Sembrava l'inizio di qualche felicità. Poi si sa come vanno le cose; scivolano sempre, impercettibili, non c'è verso di fermarle, se ne vanno, semplicemente se ne vanno." e Stefano era proprio quel tipo di felicità, che quando arriva ti porta i brividi, ma quando se ne va ti lascia i lividi.

Non so quando né come, ma caddi in un sonno profondo e abbastanza tranquillo, senza sogni né incubi. Fui svegliata da Dean che si precipitó nella mia stanza per portarmi la colazione a letto. Mentre mi stropicciavo gli occhi, notai lui guardarmi con fare curioso. Mi misi a sedere sul materasso e lo osservai con gli occhi assonnati:<<Perché mi guardi in quel modo?>>
<<Sorridevi come un ebete.>>, dichiaró imitando il mio sorriso mentre dormivo.
<<Sei in vena di insulti questa mattina, Dean?>>
Lui scosse la testa e la bocca si allargó in un sorriso a trentadue denti, ed in quel momento dimenticai il suo commento inopportuno di prima.
<<Cappuccino e cornetto appena sfornato! In Italia si fa colazione cosí, giusto?>>
<<10 punti a Grifondoro>>, esclamai intingendo il cornetto nel cappuccino, <<Hai azzeccato appieno. Vuoi favorire?>>
<<Ho i pancake con sciroppo d'acero che mi aspettano!!>>, disse euforico prima di uscire dalla camera, poi lo sentii urlare dalla cucina:<<MONIQUE COME HAI POTUTO BRUCIARE IL MIO TESssORO?!>>, ed io risi fino a lacrimare quando imitó la voce di Gollum alla fine della frase.

Bevvi il resto del cappuccino, presi i vestiti dall'armadio e mi vestii in bagno. Indossai una felpa blu elettrico con una scimmietta stile hawaiana, un paio di skinny strappati alle ginocchia e converse bianche. Mi lavai i denti, mi pettinai i capelli accuratamente e mi truccai leggermente gli occhi: il solito rituale mattutino. Quando terminai, raggiunsi gli altri in cucina e Monique mi strinse in un caloroso abbraccio:<<Il compito di storia andrà benone, stella!!>>, poi sentii delle mani sulle mie spalle, era Dean che mi trasportava alla porta d'ingresso:<<La ragazzina ha studiato con il sottoscritto ieri sera, quindi penso, e spero, che le é rimasto qualcosa in quel cervello bacato che si ritrova.>>, le ultime parole me le sussurró all'orecchio e io mi voltai per guardarlo in cagnesco. Se i miei occhi sputassero fuoco lo avrei carbonizzato.
<<Te ne pentirai.>>, dissi sorridendo maliziosamente.

Ombre d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora