Un sorriso nel buio

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Fu il primo Natale che Alba trascorse senza i suoi genitori. Ma Monique e Kevin riuscirono a renderlo bellissimo. Durante il pomeriggio si misero ad impastare e preparare il Christmas Pudding, un tipico dolce natalizio inglese dalla forma rotonda e dal sapore inconfondibile, realizzato con uova, frutta candita e mandorle. La madre di Monique, insieme sua zia Elenoire cucinaronno uno speziatissimo roast turkey. La cena si concluse con un brindisi propiziatorio carico di speranza.

A mezzanotte ci scambiammo i regali: io le regalai un biglietto alla spa e lo stesso feci con Kevin, così potevano trascorrere una giornata in pieno relax. Mentre lei mi sorprese in maniera genuina ed autentica avvicinando verso di me una scatola forata da dei grossi buchi adiacenti l'un l'altro. Mi coprii la bocca non appena capii la grandezza del suo gesto: un cucciolo di Labrador con allacciato al collo un nastrino rosso con una campanellina. Gli occhi mi si inumidirono e per miracolo riuscii a non versare alcuna lacrima, ma non appena quella docile cagnolina mi leccò il viso, piansi di gioia.
<<Arietty.>>, squittii. Mi ricordava tanto un cartone animato che adoravo da piccola e quel nome era tanto carino quanto lei.
<<È così tenera, Monique... tu non hai idea dell'immensità del regalo che mi hai appena fatto!>>, singhiozzai, <<È la cosa più bella che tu mi potessi mai fare, non ti ringrazierò mai abbastanza per questo.>>
Corsi ad abbracciarla affettuosamente, poi ringraziai di cuore il resto dei suoi familiari e diedi un bacio sulla guancia a Kevin. Arietty venne immediatamente annusata da Maya, che incuriosita, voleva fare la conoscenza di quella piccola palla di pelo.

I genitori di Monique mi accompagnarono gentilmente a casa, ringraziai ancora una volta per la meravigliosa serata e per la prima volta non mi sentii sola quando oltrepassai la porta d'ingresso: Arietty era così giocosa e vivace che animò l'atmosfera tetra di quella casa.
Ci addormentammo l'una accanto l'altra, consapevole della cattiva abitudine che gli avevo appena permesso e della felicità inaudita che mi trasmettava al solo sapere di averla accanto.

L'indomani mattina, nonché il giorno di Natale vero e proprio, mi alzai di buon umore. Mi preparai un paio di pancake per colazione e poi decisi di decorare la casa con qualche addobbo natalizio. Un angolo era occupato da un grande albero, che eravamo soliti utilizzare nella casa a Bari. Alcuni ricordi si insinuarono nella mente, scalfendomi in profondità.

Il ricordo di Stefano riaffievolì trafiggendomi il cranio. Mi sedetti sul divano, i piedi sotto il sedere e la mano tremante contro la tastiera del cellulare. Ebbi l'impulso di augurargli buone feste. Ebbi questo fastidioso pensiero per la testa che mi stava letteralmente massacandro dentro. Seguì un movimento meccanico, quasi robotico. È come se fossi stata incantata a fare quel gesto, a digitare il suo numero, ancora incollato a memoria nella mia mente, inorridita di me stessa.

Rimasi in attesa per decenni - in realtà, si trattava di pochi minuti - ma mi sentii una stupida a pensare che avesse risposto a un numero sconosciuto o, peggio ancora, che avesse cambiato il gestore telefonico nel corso dei mesi.

Perché peggio?
Intendevo dire... meglio, in quel modo non avrei avuto nessun modo di contattarlo se non via Facebook.
Perché tutto questo interesse improvviso?
Perché sto pensando a lui e non al mio ragazzo al nord della Gran Bretagna?
Che mi sta prendendo?
Stefano è un capitolo chiuso della mia vecchia vita, adesso Dean è il potagonista indiscus...
<<Pronto?>>
Tre pensieri rapidi mi attraversarono il cervello come un treno in corsa:
1.) Dio, la sua voce: unica, mascolina e così tremendamente accattivante.
2.) L'italiano, oh cielo quanto mi mancava sentire la mia lingua madre.
3.) Sto morendo dalla voglia di guardarlo di nuovo negli occhi e perdermi in quelle gemme ambrate.
<<Pronto?>>, ripetè riluttante, <<Non ha altro da fare che buttare soldi nel cesso chiamandomi dall'estero?>>
No, saputello, ho la promozione esclusiva per le chiamate all'estero.
Ho sempre pagato questa tariffa extra. Per lui. E ora che me ne rendo conto, non c'è stato nemmeno un attimo in cui io non abbia pensato a Stefano. Come fossimo legati da un filo invisibile e io non riuscissi a tagliarlo. Altrimenti perché pagare il doppio della promozione telefonica, quando l'unica persona proveniente dall'estero da chiamare è il mio ex-ragazzo(?)

Ombre d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora