L'amore è una cosa semplice

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Metà autunno è già passato e le vacanze natalizie sono alle porte. La memoria dei miei genitori rimane una costante nella mia vita, nonostante tutti mi dicono che sono forte, che sono in gamba e capace di superare tutto. Ma, quanti di loro invece vedono che dietro una grande forza può esserci un'enorme paura di non farcela. Un tremendo bisogno di un abbraccio. Una grande fragilità che quando la vivi da sola o la tramuti in forza oppure muori.

A volte vorrei poter avere la possibilità di spegnere i sentimenti come facevano i fratelli Salvatore in the Vampire Diaries: così tanto per vivere un po' senza pensare alle conseguenze.

Ero stanca. Non assaporavo le giornate, non più. E quando piangevo fino ad addormentarmi che capivo di essere davvero stanca, di aver raggiunto ogni limite. E così piangevo, fino a non avere più lacrime. Urlavo, fino a non avere più voce. Crollavo, senza più forze. Mi lasciavo andare completamente, senza la voglia di vivere. E volevo solo andare via. Sparire, per sempre.

Pensai seriamente di farla finita. Iniziai ad incidere dei piccoli graffi sul polso con la lametta del rasoio, che, ben presto, divennero tagli sempre più profondi; poi sui fianchi, dopo sulle cosce ed, infine, sulla pancia. Segni indelebili, storie scritte sul corpo. Racconti sulla pelle. Come tatuaggi. Come lividi. Come cicatrici.

Una sera io ero dentro la vasca da bagno con l'acqua fredda che bagnava il mio corpo disinfettando i tagli, quando, all'improvviso, sentii Dean vociare nel corridoio. Serrai la mascella e mi affrettai a sciacquarmi. Abbassai il volume della radio e uscii dalla vasca di fretta e furia, ma lui spalancò violentemente la porta del bagno e mi sorprese mezza nuda. Rimanemmo imbambolati per infiniti minuti, poi mi affrettai a stringere l'asciugamo attorno il corpo.
<<A casa tua non si usa bussare, eh?>>, dissi imbarazzata.
<<Perché cazzo non vieni più a scuola? Ho resistito una settimana, una fottuta settimana, pensando che, magari, avevi bisogno di stare un po' da sola. Ma diamine, è passato metà mese!>>, rispose brusco, ma con una nota di preoccupazione negli occhi.
Si ammutolii osservando il mio braccio e sbarrò le palpebre.
<<Che cazzo hai fatto?>>
<<Che cazzo ti interessa, Dean?>>, il mio tono era freddo, insensibile ed apatico.
<<M'interessa, eccome.>>, urlò ed afferrò il mio braccio.
<<Tu non sai niente. Niente.>>, urlai a mia volta e staccai il braccio dalla sua presa, poi involontariamente gli svelai il mio passato, <<La morte dei miei genitori è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, capisci? Non mi sono tagliata perchè sono una pazza isterica che interpreta la depressa di turno pretendendo tutte le attenziono su di lei solo perchè adesso è una stupida orfana, okay?>>, urlavo e non avevo intenzione di abbassare il volume della voce, gesticolavo e scompigliavo i capelli, <<Sono la montagna di delusioni che ho ricevuto durante l'adolescenza a rendermi così, a spingermi a fare del male a me stessa. Ho avuto un solo ragazzo in diciassette anni di esistenza in questo mondo di merda. E lo amavo, cazzo se lo amavo, lo amavo più della mia stessa vita! E lui che ha fatto? Mi ha tradito con la prima puttana che ha incontrato per strada. Lo capisci, adesso? E ne vogliamo parlare delle pugnalate alle spalle da parte di coloro che si definivano amiche? Dean, io ero soggetto di bullismo nelle elementari perché sembravo una balena spiaggiata e nelle medie perché ero anoressica! Ero quella diversa, quella mai abbastanza!>>, crollai a terra con le mani sulla faccia per impedire alle lacrime di scendere e continuai a parlare, <<Qui, pensavo di aver trovato la felicità, ho incontrato persone fantastiche: tu, Monique e Kevin. Ma, adesso, ho perso i miei genitori e non c'è nessun miracolo che me li riporti indietro, capisci?>>
Dean mi accolse tra le sue braccia e mi strinse a sè rimpiendomi di baci sulla fronte, poi sulle gote, sul collo, sulle spalle, sulle braccia, sui polsi.

Dio, quanto mi mancavano le sue tiepide labbra premute sulla mia pelle ed il calore che sprigionava il suo abbraccio. Mi mancava lui ed il suo modo di salvarmi.
<<Sei forte, Alba.>>, mi sussurrò e mi aiutò ad alzarmi in piedi, <<Tutto si aggiusterà per il meglio, fidati.>>

Ombre d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora