Vite spezzate

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Poi, lo squillo del telefono interruppe quel momento intimo. Lui si staccò lentamente da me e mi lasciò andare. Contro voglia, mi alzai dal letto e andai a rispondere. Dall'altro capo telefonico rispose la voce di mia nonna. Rimasi sorpresa dalla sua chiamata, solitamente quest'ora la dedica al suo sonnellino pomeridiano,
ma alzai la cornetta comunque.
<<Pronto, nonna? Tutto bene?>>
<<Dove sono i tuoi genitori, ma belle?>>, la sua voce tremava e cominciai ad allarmarmi.
<<Penso a lavoro o in strada. Perché?>>
Nessuna risposta.
<<Nonna, perché?>>, urlai.
Intanto, Dean era appoggiato allo stipite della porta con fare inquieto.
<<I tuoi genitori sono stati coinvolti in un brutto incidente.>>, la sua voce tremava e singhiozzava, <<Un terribile incidente d'auto nel West Sussex, una coppia ha perso il controllo della propria Ford Fiesta, finendo per schiantarsi contro il guard-rail.>>. Mia nonna cercò di leggere a macchinetta l'avvenimento sul telegiornale, ma fu travolta da un'ondata di emozioni e scoppiò a piangere.

Chiuse la chiamata.
Più prendevo atto dell'accaduto, più la mia vista si offuscava e la voce di mia nonna si affievoliva; tutto, intorno a me, si perdeva nel buio e nel silenzio.
<<Dean, portami nel West Sussex.>>
<<Che cazzo è successo, Alba?>>
<<Portami lì, ti supplico.>>
Dean mi guardò interdetto.
<<Ci vado sola, ho capito.>>
Lui si parò davanti a me e mi impedì di oltrepassare il cancello di casa.
<<Dean, per favore.>>, le lacrime continuavano a rigarmi il viso inarrestabili.
<<Andiamo.>>
Mise in moto e ci dirigemmo verso il luogo dell'incidente in totale silenzio.
La strada era bloccata da una serie infinita di automobili con le quattro frecce, segnali di pericolo lampeggianti, soccorritori ed ambulanze. Il cuore mi martellò nel petto ed aprii lo sportello senza pensarci due volte.
<<Dove cazzo stai andando?>>, sbraitò.
Iniziai a correre verso quelle luci gialle e blu. Le urla isteriche da parte delle persone in strada non mi impedirono di proseguire. Rimasi sotto choc quando giunsi lì. Una Ford Fiesta distrutta, parti del mezzo sparse sull'asfalto, il sangue e due corpi senza vita. Pensai di trovarmi all'inferno. Cercai a tentoni qualcosa a cui sorreggermi per non crollare a terra. Quando mi sentii sul punto di cadere, Dean mi afferrò da sotto il braccio. Mi scosse chiamando più volte il mio nome in tono preoccupato, ma io caddi in uno stato molto simile alla trance.
Non ricordo nulla del seguito, di cosa mi avesse condotto da quel luogo infernale a un letto d'ospedale.

Una voce mi spronava ad aprire gli occhi ed una mano stringeva forte la mia. Sbattei più volte gli occhi prima di riprendere coscienza. Morire è così dannatamente facile ed imprevedibile, mentre vivere è tremendamente difficile. Avere a che fare col dolore della solitudine ed il vuoto dell'indifferenza non è un gioco da ragazzi.
<<Alba, svegliati, dai.>>, implorò Dean con la testa nascosta tra le braccia.
Aprii leggermente gli occhi e gli sfiorai il bicipite debolmente. Lui sollevò lo sguardo e notai gli occhi rossi di chi non aveva dormito una notte intera. Feci un sorriso rassicurante e lui si issò da terra e mi strinse in un abbraccio stritola-ossa. E che ti importa se un abbraccio ti rompe le costole quando ti aggiusta il cuore?

Si voltò in direzione della porta ed enunciò:<<Entrate, si è alzata.>>. Varcarono la porta Monique che piangeva di gioia, Kevin che le cingeva la vita e mi sorrideva affettuosamente e la mia nonnina che era molto felice di vedermi.

<<Alba, non lo fare mai più, okay?>>, Monique mi guardò con apprensione e mi abbracciò affettuosamente, <<Mi hai fatto prendere un gran spavento.>>
La nonna si avvicinò accarezzando il suo braccio, lei capì ed esclamò:<<Vi lascio sole! Avrete tante cose da dirvi.>>, mi sorrise dolcemente e fece per andarsene, i ragazzi la seguirono a ruota.

<<Come stai, ma belle?>>, chiese spostando una sedia vicino al letto per poi sedersi su di essa.
<<Non lo so.>>, risposi sinceramente.
Onestamente, non ne avevo alcuna idea di come stavo. Era dura, mi sentivo terribilmente sola e senza punti di riferimento. Era come se mi fosse crollato il mondo addosso; oltre loro, i miei genitori, non avevo nessuno a cui aggrapparmi. Pensai a stamattina, quando mamma si riconciliò con me e piansimo come delle bambine; pensai a mio padre e i suoi baci al sapore di caffè; al giorno che decidemmo di venire ad abitare qui, lontano da tutto e da tutti; alle gite in montagna e al mare; al giorno di Natale e di Pasqua. Come saranno i prossimi anni senza di loro?
Fui assalita da una fitta allo stomaco e da pensieri che mi logoravano l'anima. Un dolore del genere non passa così facilmente: ti lascia un vuoto dentro e questo non passa. Non subito. Forse mai.

Ombre d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora