1.0

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//Vorrei ringraziarvi per tutti i voti e commenti che sta ricevendo Bubble Gum, mi rendete veramente felicissima.💕
Non mi aspettavo tutto ciò e invece questa mia storia (nonché prima, quindi scusate eventuali errori) sta avendo dei riscontri positivissimi!

p.s. Nessuna mi ha detto "ti voglio bene anche io" nello scorso capitolo, mi sento offesa.
No okay a parte gli scherzi, questo è il capitolo e vi chiedo scusa per l'attesa. Love u all.//

Un tonfo mi sveglia, facendomi alzare mezza intontita dal letto.

Mia madre se n'è appena andata e sul mobiletto di fianco alla porta d'ingresso c'è appoggiato un foglietto di carta.

"Oggi non devi occuparti di tua sorella, la tiene tua nonna. Bacioni, mamma"

Mi stropiccio gli occhi per poi dirigermi in cucina e prepararmi la colazione.
Metto il latte nella tazza e, come la brava cuoca che sono, lo riscaldo con il microonde.

Con la coda dell'occhio noto qualcosa di strano riflesso nel grande specchio a parete dell'ingresso, da dove stavo passando per andare a fare pipì. (sapete, quando la natura chiama...)
Avevo addosso una felpa non mia e...ah.
Sarà per il sonno, ma ci ho messo qualche secondo per elaborare il perché indossassi quel capo non mio.

Nel giro di cinque secondi rivivo i momenti passati qualche ora fa con Tancredi, gli sguardi e le mani intrecciate.
Corro verso il telefono per parlarne con Andrea; digito il suo numero e le racconto tutto.
Sembro una bimba a cui hanno deciso di dare il dolce, euforica saltello mente racconto la serata. Arrossisco ripensando allo sguardo del moro su di me seguito da uno dei suoi sorrisi.

Ma dall'altra parte del telefono posso solo sentire il suo respiro, nessuna parola.
«Andrea? Non sono morta io e mi muori tu?»
«bip bip bip bip..»
Allontano il cellulare dall'orecchio, possibile che mi abbia attaccato il telefono in faccia? Non mi succede nulla di così bello dall'epoca di Cristo e, quando finalmente Dio decide di regalarmi una gioia, nessuno gli dà importanza.
Sbuffo e CAZZO IL LATTE.

Corro con una velocità tale da riuscire a superare Bolt e apro il microonde.
Nel frattempo frammenti della mia vita si ripetono davanti ai miei occhi, scene della casa che esplode con tanto di boato degno di una bomba atomica.

Il latte aveva bollito ed era uscito dalla tazza, riversandosi dentro tutto l'elettrodomestico.
Bisbiglio un «merda..» e con un pezzo di carta cerco di asciugare il casino appena combinato.
Ma può finire così? Certo che no.
Il panno è talmente zuppo che il liquido mi cade sulla felpa, sporcandola con qualche goccia.
Un altro "merda.." esce dalla mia bocca ma, questa volta, sono sicura di non aver bisbigliato.
Potete chiedere conferma ai vicini.

E ora come faccio? Gliela restituisco sporca? Il latte non macchia, vero?

Il suono del citofono interrompe i miei pensieri. Sbuffo e vado ad aprire, non curandomi di chi potrebbe esserci dall'altra parte del portone.
Tanto se è un assassino che tenta di uccidermi posso solo che ringraziarlo per il favore.

Invece mi ritrovo Andrea che mi salta addosso, stringendomi in un fortissimo abbraccio.
La mia supposizione si rivela giusta allora, razza di omicida di un metro e mezzo.
«Andrea mi stai rompendo il femore» mugugno con un filo di voce
«si si hai ragione» si alza velocemente, porgendomi una mano per alzarmi.

Saltella euforica davanti a me con un largo sorriso stampato sul volto.
«quindi..a te lui piace piace?»
«non è che mi piace piace..» calco l'ultima parola con la voce «non lo conosco neanche.»
«Vanessa, perdona il francesismo ma hai appena detto una delle più grandi cazzate della tua vita.»
E ne ho dette tante, nei miei 16 anni di vita. Come quando, qualche anno precedente, durante la cena di Natale di zia Katy, le ho fissato la scollatura e poi le ho chiesto "zia, cosa ci fa il tuo sedere lì?".

Bubble Gum ;; tg (sospesa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora