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Il gruppo continuava a chiacchierare e a scherzare, lanciando qualche oliva o pezzo di mozzarella in faccia all'altro.
Io invece ero rimasta seduta sul divano tutto il tempo e, per riuscire a concentrarmi meglio sul mio lavoro, ho preso gli auricolari e fatto partire la mia playlist preferita.

Improvvisamente qualcuno sposta i miei piedi per liberare il posto che stavano occupando, la mia mano sbanda sul foglio e traccia una linea nera che rovina tutto. Solo io so quanti insulti mi frullano per la testa.
«Maledizione..» sibilo, «scusami, non volevo»
Incontro gli occhi marroni di Chris, che si siede accanto a me con fare stanco.
Subito sposto lo sguardo per la stanza alla ricerca di Tanc, ma non lo trovo.
«è in balcone,» afferma lui.
Mi alzo all'istante ma la sua mano mi blocca per il polso «è meglio se non vai, non ora almeno» si giustifica.
Lo guardo confusa mentre, lentamente, mi risiedo «perché si è comportato così?»
Il ragazzo accanto a me sospira, «non sta passando un bel momento, tutto qua.»
Annuisco, allungandomi verso il pavimento per prendere la gomma e cercare di aggiustare il mio disegno.

Inizio a cancellare con ma il segno rimane, avevo spinto troppo la matita lasciando un solco scuro.
Sbuffo, sfogliando pagina per pagina, fino a trovarne una del tutto liscia e non sfregiata dal prepotente gesto di poco prima. Per colpa del nervosismo però, l'ispirazione mi è del tutto passata «vado al bar per prendermi una RedBull» mi alzo, frustrata. La passeggiata mi farà schiarire le idee e una volta tornata riuscirò a parlare con Tancredi, a meno che non voglia evitarmi come ha già fatto in precedenza.
«fai presto, fuori fa tanto tanto freddo» mi raccomanda Ilaria, sottolineando il secondo "tanto".
Mi avvicino sempre più alla porta «certo- la apro, infilando le braccia nelle maniche della giacca -non fate troppo rumore che poi non riuscite a sentire il citofono»

                                      «And all I am is a man
                          I want the world in my hands
                                                  I hate the beach
                                   But I stand in California
                                with my toes in the sand»

Guardo lo schermo del telefono e rispondo, un «hei mamma» seguito da altre smancerie escono dalla mia bocca per rassicurare la donna bionda dall'altra parte del telefono.
«dai la buonanotte anche a Vale» è l'ultima frase che riesco a dire prima di arrivare al bar e acquistare quella RedBull che mi ero ripromessa di bere.
La mano che tiene la lattina diventa ancora più fredda a causa del trasudo di quest'ultima e del venticello gelido, quindi sono costretta ad alternare le mani una decina di volte nel corso della camminata.

I minuti passano e avendo la testa tra le nuvole non mi sono accorta di dove stavo andando, ritrovandomi davanti all'entrata di un parco a miei occhi fin'ora sconosciuto.
Nonostante a quest'ora in giro ci sia gente che la maggior parte delle volte è intenta a bucarsi senza ritegno, qui non c'è nessuno con brutte intenzioni, perciò mi siedo su una panchina per rilassarmi un po'. La sua superficie è ricoperta di iniziali di qualche coppietta innamorata, le dediche e le frasi dolci fanno intravedere appena il colore, già di per se sbiadito.
Sospiro e tiro fuori dalla mia giacca un pennarello indelebile che porto quasi sempre con me e, non riuscendo a trattenermi da tale bambinata, aggiungo un'ennesima scritta con le iniziali mie e di Luke Hemmings.

Mi metto più comoda lasciandomi completamente andare sullo schienale, sfilando il cellulare dalla tasca noto una chiamata persa da Andrea, così la richiamo.
Uno squillo..due squilli..tre squilli.. «hei ciao!»
«Hei Andrew, dim-»
«momentaneamente sono occupata, ma puoi sempre lasciarmi un messaggio dopo il segnale acustico!»
Sposto il telefono dell'orecchio e chiudo la chiamata prima del bip finale «vuol dire che non doveva dirmi nulla d'importante»

Bevo l'ultimo sorso e la butto nel cestino accanto a me, prendo un grosso sospiro e mi alzo per tornare a casa ovviamente con l'aiuto di Google Maps.

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Alice si è addormentata sopra ad Ilaria sul tappeto, circondato dalle scatole della pizza che si erano lanciate addosso. Gianluca invece è seduto davanti al computer mentre mangia e guarda dei video su You Tube, ridacchiando per quello che accade nello schermo.
Mentre Andrea e Lorenzo non ci sono, probabilmente lui le aveva fatto la famosa domanda e si saranno spostati in camera sua per mantenere un filo di intimità e privacy.

"E Tancredi?" vi starete chiedendo, lui è seduto dietro il tavolo mentre disegna sul suo sketchbook con le cuffiette nelle orecchie, ondeggia leggermente la testa a ritmo, muovendo le labbra insieme alle parole.

Si accorge di me, appoggiata sullo stipite della porta a guardarlo come una deficiente.
La figuraccia del giorno ancora non l'avevo fatta, giustamente dovevamo rimediare.
Faccio finta di nulla e cammino fino ai fornelli, dove Andrea mi aveva messo da parte un cartone di pizza che altrimenti gli altri  si sarebbero divorati senza esitare neanche un attimo.
Metto qualche fetta in un piatto e le riscaldo con il microonde- che ricordi, sigh -e dopo qualche secondo il timer suona, questo vuol dire che posso finalmente sedermi e far smettere alla mia pancia di brontolare.

«hei» sento da dietro le spalle «io vado a letto, le svegli tu le ragazze?» mi chiede Gian mentre spegne il computer.
«va bene, buona notte» mima con le labbra un "grazie" e se ne va nella camera degli ospiti.
Poggio il piatto sul tavolo e mi chino verso le due, scuotendole le spalle.
«mmh..» mugugna Alice, «andate sul letto o domani vi sveglierete con la schiena e chissà cos'altro a pezzi»
Ilaria apre gli occhi e, fregandosene dell'amica che dorme beatamente sopra di lei, si alza facendole sbattere il gomito sul battiscopa.
«merda Alice, sono tutta indolenzita»
La poveretta si sveglia di soprassalto, sgranando gli occhi e poi strofinandosi la nuca.
«Neanche io sto messa meglio, cafona»

«dai andate a letto» e le tendo la mano, aiutando prima l'una e poi l'altra ad alzarsi.
«notte notte» dice Ilaria, mentre Ali scuote la mano e con l'altra si copre la bocca per uno sbadiglio.

Metto una fetta di pizza in bocca e prendo il telecomando del televisore per cercare qualcosa di interessante da guardare e riuscire ad evitare di fissare un ennesima volta il moro.
«ne vuoi?» gli propongo allungandogli un pezzo di margherita.
Lui scuote la testa e prende dalla tasca un pacchetto di gomme, ne scarta una e la mangia, allisciando il pezzo di carta tra le dita.

Rimaniamo così per un po': io che mangio come se non ci fosse un domani, e lui occupato a disegnare qualcosa sull'involucro della gomma.
«io vado» mi avverte, prendendo le sue cose per andarsene.
«va bene, buona notte» e gli sorrido, ricevendone uno suo di rimando.

Bubble Gum ;; tg (sospesa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora