Emily non riusciva a dormire.
Si girava e rigirava nel letto, ma nulla, non riusciva a prendere sonno.
Continuava a pensare e questo le aveva procurato solo un'ulteriore mal di testa.
Si sentiva così male al solo pensiero di Genn che si drogava, non poteva sopportare di vedere lui in quelle condizioni e si continuava a dare della stupida perché non riusciva a capacitare il fatto di non essersi mai accorta di nulla.
Sapeva che qualcosa non andava, lo avevano capito tutti, ma non pensava che fosse qualcosa di così grave.
Domani cosa sarebbe successo? Avrebbe visto la persona che ama stare male e lei gli sarebbe stato vicino. Ma poi pensò che quando stava male lei, lui non c'era mai, era lui che le provocava il dolore. Una persona normale lo lascerebbe andare e lei un po' voleva. Voleva solamente fargli provare anche solo il minimo dolore che aveva provato lei per colpa sua, ma lei era migliore di lui. Non avrebbe mai distrutto la persona che ama, a costo di uscirne distrutta lei. E si, forse era sbagliato, ma lo avrebbe fatto perché quando sia ama, non si guarda in faccia a nulla.
Aveva paura.
Si, per la prima volta dopo tanto tempo, Emily aveva paura.
Paura di quello che poteva succedere.
Paura che Genn non ce la potesse fare.
Paura di quello a cui poteva andare incontro.
Paura di vivere di nuovo quelle brutte cose del suo passato. Suo papà, la droga, gli amici di suo padre che la volevano ammazzare perché lei aveva ucciso uno di loro.
Scosse la testa, Genn era diverso. Non l'avrebbe mai toccata, lui non le avrebbe fatto male, lui non era così. Ma poi si ricordò che lui le aveva fatto male, così tante volte...le aveva infilzato un coltello nella gamba, per non parlare di tutte le volte in cui l'aveva ferita, come in questo momento.
Come poteva aiutare una persona che non conosceva?
I suoi pensieri erano così confusi...
Si alzò dal letto e andò in cucina a prepararsi una tisana, ma il campanello suonò.
Chi poteva essere davanti alla sua porta, alle quattro di mattina? Prese il coltello che aveva in tasca, ormai se lo portava sempre dietro.
Si avvicinò alla porta e tenne saldamente il coltello in mano.
La aprì velocemente e il coltello le cadde alla vista della persona difronte a lei.
-papà?- disse stupita
-Finalmente ti ho trovata-
-che ci fai tu qui?- chiese lei mentre indietreggiava
-non sai da quanto tempo ti stavo cercando, piccola mia- si avvicinò, forse voleva abbracciarla, ma Emily tirò fuori un altro coltello e lo puntò davanti a lui
-stai lontano-
-hai paura di me?-
-tu che dici?-
-sono tuo padre-
-questo dovresti ricordartelo tu-
Il padre sopirò
-so che ti senti spaventata in questo momento, ho fatto delle cose terribili in passato e non sai quanto io me ne sia pentito, ma sono cambiato e sono qui per dimostrartelo-
-sei sempre stato bravo a mentire-
-abbassa il coltello, ti prego- lei sospirò, mise il coltello in tasca e si andò a sedere sul divano.
-come mi hai trovata?-
-sono tornato a casa e ho visto tua madre con un uomo, le ho chiesto se stessi bene e dove fossi e lei mi rispose che l'unica cosa che sapeva è che ti trovavi a Londra, sono partito ed ora eccomi qui-
-potevi rimanere dove stavi, io non ho bisogno di te. Quello che hai fatto è imperdonabile-
-io...lo so, mi sento uno schifo al solo pensiero-
-certo, come no-
-è la verità-
-perché sei qui?-
-ti stanno cercando o meglio, ci stanno cercando- Emily si girò di scatto e lo guardò, capì subito di chi si trattava
-continua-
-sai, quando sono scappato pensavo di aver fatto la cosa giusta, pensavo che in questo modo ti avrei protetto, ma mi sbagliavo. Quando tornai in Italia mi presero e mi dissero che avrei dovuto portarti da loro, in questo modo avrebbero risparmiato la mia vita-
-sei qui per questo quindi, per portarmi da loro?-
-no, sono qui per avvisarti. Devi stare attenta e devi fare in modo che non ti trovino-
-ho ucciso uno di loro per colpa tua, mi troveranno e mi uccideranno, sempre per colpa tua-
-io...ecco io non glielo permetterò. Voglio farmi una nuova vita e voglio che tu ne faccia parte, voglio dimostrarti che sono cambiato, che sono un uomo migliore è un padre per te-
Che doveva fare? Credergli o non credergli?
-te ne sei andato per così tanto tempo. Nessuna telefonata, eri spartito e ora ti ripresenti qui, così dal nulla. Che dovrei pensare?-
-senti, io te l'ho detto che mi dispiace, ma davvero davvero tanto. Ti chiedo solo un'altra possibilità, solo questo-
-perché? Perché dovete comportarvi tutti così? Ve ne andate e mi lasciate da sola e io sto così tanto male, poi tornate e chiedete di essere perdonati, così, molto semplicemente e non pensate a me e di tutte quelle volte che avevo bisogno di voi, ma non c'eravate. Siete troppo occupati a pensare a voi stessi-
Il padre si avvicinò ad Emily e si sedette accanto a lei. Intrecciò la sua mano con quella della figlia. Emily lo guardò.
-io non so cosa stia succedendo, chi ti sia ferendo ancora. Ma io vorrei scoprirlo, perché credo sia questo il compito di un padre; proteggere la propria figlia, sapere che cosa le ha fatto perdere il sorriso. Sono tornato per restare, se tu lo vorrai-
Emily lo guardò negli occhi e lei vedeva, vedeva solo la sincerità e se quegli occhi non mentivano, forse sarebbe riuscita a perdonare...forse.
I vestiti erano puliti, la barba non c'era più, neanche l'odore di alcool sentiva più.
Senza pensarci, abbracciò il padre e quest'ultimo rimase un po' sorpreso, ma poi la strinse forte a se, sua figlia, come avrebbe dovuto fare sempre.
-ti voglio bene piccola mia-
-ti voglio bene papà-
Si staccarono dall'abbraccio
-che ne dici di farci una bella colazione?- chiese il padre
-ci sto-
Andarono in cucina e iniziarono a preparare l'impasto per le crêpes.
-allora, me lo vuoi dire?-
-che cosa?-
-chi ti ha fatto battere il cuore, ma nello stesso tempo te lo ha spezzato..- disse il padre
-io...-
-eh dai-
-e va bene. Allora, si chiama gennaro...- e iniziò a raccontargli tutto nei minimi dettagli, da il motivo per il quale si è trasferita qui a Londra, ai Lantaridi, a Gennaro, a Jessica, ad Alex, a Fede, a Michael e Luke, ad Hanna, a Alisha e Alice e ad Ashton.
Il padre rimase sorpreso durante tutto il racconto
-tu hai dei poteri?-
-si, smettila di chiedermelo ogni due minuti-
-e uccidi dei mostri?-
-si papà, devo farlo se non voglio che tutto il mondo vada a puttane-
-io sono del tutto incredulo- nel frattempo il campanello suonò
-lo capisco- rispose Emily
Aprì la porta
-Genn, che ci fai qui-
-mi avevi detto che saresti venuta e che..-ma Genn si fermò quando vide uno uomo avvicinarsi alla porta
-piacere, sono il padre di Emily- disse allungando la mano, ma come risposta, Genn, gli diede un pugno in faccia e colto alla sprovvista, il padre cadde a terra e svenne per la botta.ECCOCI QUI.
CONTINUO A 8 COMMENTI E 20 STELLE.
A PRESTO
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People don't change 2||gennaro raia
FanfictionUn anno era passato e tutto era cambiato....