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Terzo giorno.

Il terzo giorno mi guardasti anche tu.
Passai, come i due giorni precedenti, per quella via e questa volta lo feci solo per vederti.

All'inizio non ti riconobbi.

Avevi la testa alta, portavi un cappello nero, di quelli eleganti, avevi una camicia, nera, un skinny jeans, nero, e una giacca di pelle, nera.

Non avevi gli occhiali e la felpa, la cosa mi stupì, era strano, ormai ti vedevo sempre nei stessi panni, con gli occhi nascosti.

Ti leccasti le labbra, le tue orecchie accoglievano ogni nota di quelle canzoni che ti facevano tenere il tempo con la gamba, non avevi con te neanche lo zainetto o il libro.
Anche la bevanda, che stringevi con la mano sinistra, non c'era.

Ti faceva compagnia solo la musica e la sigaretta a metà.

L'ombra sul tuo viso nascondeva dal sole i tuoi occhi, da quella distanza non riuscivo a vedere il colore che tanto volevo scoprire.

Osservandoti mi ero accorto che avevi alzato lo sguardo e che, per un attimo, le nostre pupille si fossero incontrate, eppure, da così lontano, non mi accorsi del colore dei tuoi occhi.

Mi tormentava sempre, anche dopo averli visti.

Eri agitata, non sapevo il motivo ma il tuo alzarti di continuo, camminare e sistemare il cappello era strano come se quel giorno fossi in crisi.

C'era il sole alto nel cielo.

Appena arrivò l'autobus, mettesti la mano per fermarlo, ma l'autista non lo face e ti sedesti sulla panchina con le gambe al petto e il viso tra le mani.

Se solo fossi stato più coraggioso mi sarei avvicinato quello stesso giorno a te.

Alzasti di nuovo la testa e guardasti di nuovo verso di me, leccasti più volte le labbra, come a voler parlare, ma non lo feci; accendesti un'altra sigaretta e alzasti la testa verso il cielo, sbuffando tutto il fumo che ti aveva invaso la bocca e i polmoni.

Eri così diversa dalle altre, sembrava che fossi uscita da un teatro ma non era così, l'inquietudine in te c'era. Anche molta.

Forse avevi paura di me. Ma che sciocchezze, come potevi aver paura di me? Non mi ero mai avvicinato, eppure questo pensiero fece breccia nel mio cuore.

Passò un altro pullman e questa volta si fermò, quando se ne andò tu non c'eri più. Ma il ricordo di quello scambio di sguardi era vivido in me.

Neve || Mauro IcardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora