Quinto giorno.
Pioveva. Il quinto giorno che ti vidi pioveva, non una pioggia lieve ma un vero e proprio temporale. E, seppur con la pioggia, decisi di venire alle 16 in punto su quella fermata, volevo vederti, magari avvicinarmi senza metterti paura, magari incontrare le tue iridi ancora sconosciute
Tu non eri vestita come gli altri giorni, avevi i capelli legati in una crocchia disordinata e la fragentta, un po' più lunga a ciuffo, era liscia sul volto, mentre portavi una bandana rossa a mo' di cerchietto.
I jeans neri strappati e la maglia lunga nera e rossa non ti proteggevano dalla pioggia, così come gli occhiali non ti proteggevano da i miei occhi indiscreti.
Ti mordesti il labbro e cercavi con lo sguardo il pullman che non arrivava, l'ombrello serviva a ben poco con il vento che tirava così, vedendoti in preda all'acqua e al vento, decisi di fare la mia mossa.Girai con l'auto e venni vicino a te, guardasti la macchina con sufficienza e, prima che te ne potessi andare, abbassa il finestrino.
"Ti serve un passaggio?" - chiesi, dopo essermi coperto il viso con un cappellino.
"Da uno stalker come te, no." - rispondesti acida.
"Giuro che non ti faccio niente, dai vieni."
Aprì la portiera e tu, anche se contro voglia, entrasti. Ti sistemasti i capelli e cercasti qualcosa dentro lo zaino nero, ma quando non trovati nulla sospirasti.
"Ho dimenticato le sigarette, cazzo." - mormorasti.
"Non dovresti fumare, fa male." - dissi guardandoti con la coda dell'occhio.
"E tu non dovresti seguire le ragazze, potresti essere denunciato."
Avevi la risposta pronta e mi piaceva ma mi piaceva di più il fatto che sembrava felice quel giorno, non avevi l'aria imbronciata e corrucciata di sempre, di quando c'è il sole.
No, tu i giorni di pioggia eri felice e lo sei ancora quando è grigio.
Ti riscaldavi con le mani, passandole sulle braccia e sulle gambe. Quando arrivammo al semaforo scesi dalla macchina e presi, da dietro il bagaiaio, una felpa dell'Inter e, rientrando, te la diedi.
Tu la guardasti e sorridesti accarezzando lo stemma della squadra.
"Se ci fosse stato papà al mio posto, ti avrebbe amato e odiato allo stesso momento."
Ti guardai non capendo ciò che avevi detto. Parlavi con una cadenza in dialetto e, per me che non parlavo bene l'italiano, era ancora più difficile capirti.
Ti mordesti il labbro, sembrava volessi nascondere un sorriso, infilasti la felpa e ti stringesti ad essa.
"Mio papà è interista, e seppure io ammiri la tua squadra, ammiro un po' meno te e la tua perfetta mogliettina."
Rimasi stupito dalle tue parole, mi avevi riconosciuto e non stavi strillando come tutte le altre, sapevi chi eri eppure non te ne intendevi di gossip.
Avevi visto che non rispondevo e, oltre a indicarmi la direzione dove lasciarti non dicesti altro. Come se ti avesse ferito il fatto che non parlavo.
"Abiti in una brutta zona." - mormorai dopo averti lasciata fuori l'edificio in cui alloggiavi.
Alzasti le spalle e scendesti dall'auto, sbattendo con forza la portiera e correndo dentro.
Non mi accorsi che non parlandoti ti avrei perso.
Tu parlavi poco e solo con chi volevi.
Avevo perso un'occasione,
non l'avrei fatto più.
Perdonami Neve.
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Neve || Mauro Icardi
FanfictionUn diaro Mnemonico. Un andare indietro nel tempo, ripensando a come due persone si sono conosciute. Una storia diversa dalle altre. Giorno dopo giorno, ripensando a quella figura che ha fatto battere il cuore. "Neve" - Non è come le altre. Una stori...