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"Dal vivo sei molto meglio, Gabry!"

"Lo prendo come un complimento."

Resto interdetta per qualche millesimo di secondo, il tempo necessario per postulare che:

-ho fatto bene ad accettare l'appuntamento che avevo disdetto, che io stessa avevo organizzato, che insomma, quel che è;

-ho fatto benissimo ad aspettare, se non altro i miei occhi hanno gioito di una lauta ricompensa;

-forse Amy non ha avuto una pessima idea spingendomi verso il primo passo;

-la madre e il padre di questo ragazzo hanno decisamente avuto un'ottima idea quando ci davano dentro 32 anni fa.

"Gabry? Sei connessa?"

Il mio stato di ebete comincia a farsi comatoso, oltre che troppo evidente, così accenno un sorriso imbarazzato mentre una vocina nella mia testa ripete sempre la stessa frase, trapanante e fastidiosa come i lavoratori edili la domenica mattina:
Smettila di fissarlo, smettila di fissarlo!

"Prendiamo posto?"

"Certamente!"

Ci sediamo su un tavolo vista mare ed io ordino un bel cocktail di fragole analcolico, mentre Ron una birra. Ci scambiamo un sorriso e poi più nulla, il silenzio più totale. Il senso di disagio che ci attraversa entrambi aleggia nell'aria, così decido di schiarirmi la voce per spezzare l'atmosfera. Sto per intavolare un banalissimo discorso sulle condizioni metereologiche, quando questo figo semisconosciuto posa velocemente una mano sulla mia ed esclama: 

"Sei bellissima questa sera!"

Cerco di allontanarmi dalla sua presa, ma noto che è sempre più salda. Poi mi scosta una ciocca di capelli dal viso e non fa che riempirmi di complimenti, questa volta con un tono di voce talmente alto che sembra una parvenza del celebre Urlo di Munch in versione umana. 

Ma a che gioco sta giocando?

"Scusami, Ron, non ti sembra esagerato, come primo appuntamento?" Chiedo piano e imbarazzata, non so se più per lui o per me.

"Oh, tesoro, sei sempre così preoccupata per me! Non temere, la mia vita è al sicuro solo quando sono tra le tue braccia!"

"Eh?"

Mi accarezza il viso, ma mi giro prontamente dall'altro lato, a disagio. Che problemi ha questo tizio? L'unico problema è che continua con questi discorsi senza un apparente senso logico.

"Amore mio, non devi vergognarti se ci scambiamo delle effusioni in pubblico! E' più che normale che due innamorati come noi non riescano a stare lontani per troppo tempo!"

Sono più confusa che altro, e la situazione è talmente inverosimile da sembrarmi buffa e surreale.

"Ron, questo tuo modo...ehm...di approcciarti a chi non conosci...è...è normale?"

"Mia cara Gabry, l'unica cosa normale adesso è il grande amore che provo per te!"

Gli stringo la mano così forte che lo sento non imprecare soltanto per orgoglio, mentre mi avvicino a lui, incitandolo a fare altrettanto.

"Se questo è uno scherzo è di pessimo gusto. Spiegami cosa ti passa per la testa."

Non riesco a continuare perché improvvisamente posa le sue labbra sulle mie e comincia a baciarmi con trasporto, mentre cerco in tutti i modi di allontanarmi.

"Si può sapere che cazzo fai?"

"Zitta e baciami!"

Caspita. E' proprio svitato e mi sta mandando fuori di testa, oltre a farmi tornare l'odio viscerale verso il genere umano. Anzi no. Solo verso il genere maschile. Possibile che tutti i tipi strambi capitino a me?

In tutto ciò psico-Ron non smette di baciarmi, nonostante i miei lamenti e tentativi di scansarlo. Però, devo ammettere che bacia proprio bene. 

"Grazie mille, Gabry!"

"Grazie per cosa? Per non averti mandato a fan culo?"

"Beh, in un certo senso."

Adesso è lui ad essere imbarazzato.

"Ron, sei sicuro che vada tutto bene? Insomma, questo tuo modo di relazionarti con gli altri potrebbe essere patologico. Posso consigliarti qualcun..."

"Risparmia il fiato, non sono matto. Stavo soltanto cercando di far ingelosire la mia ex, seduta proprio dietro di noi. Anzi, è appena andata via. Scusami tanto per aver approfittato di te."

Intanto nella mia testa è partita automaticamente la proiezione di un'unica parola accompagnata dal classico jingle di "Psycho" a ripetizione: ex, ex, ex.

Dovrei infuriarmi, eppure mi viene da ridere. E rido talmente tanto che rovescio il mio cocktail sulla candida camicia di lino di Ron.

 Ovviamente il motivo per cui rido è da ricondursi unicamente ai miei superbi flash mentali. Ron mi fissa interdetto, quasi in procinto di arrabbiarsi, ma lo riprendo subito: "Guarda che fra i due dovrei essere io quella ad infuriarsi. Con la camicia siamo pari!"

"In effetti hai ragione! Posso offrirti un altro giro per farmi perdonare e spiegarti tutto?"

"Perché no!"

Così, tra una birra e un cocktail analcolico, tra corna e risate varie, trascorro una serata piacevole e spensierata in cui sono passata da essere la ragazza che avrebbe dovuto concludere qualcosa a confidente personale di uno sconosciuto, che oltretutto si è rivelato essere molto simpatico e divertente. 

"Ehi, Gabry, ti va se ci scambiamo i numeri di telefono? Se per caso ti sentissi sola a New York potresti chiamarmi e ascoltare i miei dilemmi esistenziali!"

"Divertente! Sono d'accordo, a patto però che tu mi regali dei tappi per le orecchie, visto e considerato che la tua bocca non riesce a stare zitta per più di mezzo secondo!"

New York, New York! #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora