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Copywriter di un'azienda biocosmetica. A New York.
Riesco già a percepire l'odore dell'importanza di questo impiego.
I giorni volano in fretta, manca una sola settimana alla mia partenza.
Sono un connubio di ansia ed eccitazione, brividi e paura. Una nuova sfida mi attende, una sfida in cui metterò il massimo delle mie potenzialità. Adesso ne sono certa: diventerò qualcuno!

"Gabry! Hai finito di riflettere? Siamo alle solite!"

Santa pazienza, vieni in mio soccorso. Amy mi importuna sempre nei momenti sbagliati. A dire il vero, mi importuna sempre. Mi importuna anche semplicemente respirando.

"Sì, Amy, ho finito!"

"Allora esci dal bagno! Me la sto facendo sotto."

Apro la porta ed Amy mi assale letteralmente addosso.

"Quindi? Com'è andata ieri sera con quel figo? Non gli sei piaciuta, vero? Gli hai parlato di me?"

Alzo gli occhi al cielo. Possibile che a questa ragazza importi soltanto di intrecciare relazioni senza fine?

"Siamo diventati amici, tutto qui. E, ah, è ancora innamorato della sua ex. Mi dispiace tanto per te."

"Non è vero!"

"Chiedi a lui!"

Riepilogo mentalmente le attività da svolgere nel breve termine:

-prenotare un biglietto di solo andata per New York: fatto.

-riporre in maniera ordinata indumenti, computer e cianfrusaglie varie nelle valigie: fatto.

-rubare dall'armadio di Amy quel favoloso tailleur blu elettrico senza essere scoperta: fatto.

-passare dal Malibeach e dare una mega festa per la mia partenza: in fase di elaborazione.

-stilare una contenuta lista di invitati: da fare.

-chiedere a Ron di venire alla festa: ancora da fare, ma con grande piacere (siamo semplici amici, però è sempre così rilassante contemplarlo!).

"Amy! Ho bisogno di te!"

"Che vuoi?"

"Ho troppe cose importanti da sbrigare. Potresti occuparti tu della mia festa, insomma, invitati e gestione dell'andamento della serata?"

"Certo! Inviterai anche Ron?"

"Sì. Ma a questo penserò io."

Prima ancora di prendere il cellulare e comporre il suo numero, mi trovo bombardata da una miriade di messaggi. Sono da parte di Ron e hanno come tema principale tutti lo stesso argomento: sta male per quella tipa, credo si chiami Amber. Mi chiede un appuntamento entro un'ora per potermi raccontare  ciò che è successo di recente. Acconsento a vederlo, ma mi riprometto di non farmi invischiare troppo nei suoi affari.

E' già successo in passato che le persone mi abbiano usato come cestino emotivo di tutte le loro frustrazioni, con il conseguente risultato che il groppone che si portavano dietro veniva magicamente alleggerito, mentre io mi trovavo schiacciata da un pesante macigno che gravava sulle mie spalle. E poi, una volta servita allo scopo, adieu.

Con Ron sembra diverso, non saprei come spiegarlo, ma c'è qualcosa che mi spinge a credere che questo ragazzo non sia soltanto un vampiro ruba-energie. Non so, ma la mia pancia mi dice di fidarmi. Così come le mie pupille: ogni volta che lo guardo è tutto un guizzo di gioia per i miei fotorecettori!

Sono le sei e trenta del pomeriggio quando indosso un costume blu elettrico ed un vestito lungo e largo dello stesso colore. E' solo un amico, ma mi risulta automatico rendermi più carina di quanto non faccia di solito. Abbiamo deciso di incontrarci in spiaggia per una passeggiata. Se Ron non mi avesse fregiata del ruolo di sua consigliera personale, avrei trovato l'intera situazione molto romantica.

Armata di borsa e telo da mare mi dirigo verso la spiaggia, che dista due minuti di strada a piedi da casa mia. Mi accingo ad aprire la porta di casa ed Amy è proprio lì, alle mie spalle, come un avvoltoio pronto a picchiare su una succulenta carcassa sulla via della decomposizione.

"Gabry, vestita così sembri la fata turchina! Cosa bolle nel tuo calderone?"

Non mi volto nemmeno, alzo le spalle in segno di noncuranza.

"Oh, beh, lo scoprirai presto. Se il mio incantesimo funziona ti ritroverai con un bel cervello immacolato. Pensa che emozione: imparerai ad usare la testa!"

"Sei pessima, il mio era solo un commento. Comunque, dove vai così scollata?"

Prendo il respiro e poi le dico tutto d'un fiato: "Vado in spiaggia con Ron, ciao!" e prima che Amy possa proferire parola e rovinare tutto ho già chiuso la porta.

A poco a poco la spiaggia si svuota da tutto il trambusto dei bagnanti, e tutto ciò che rimane è la leggera brezza  marina ed il lento suono delle onde che si infrangono sulla battigia; che momento di pace e tranquillità.

Ron è già arrivato. E' seduto sulla riva a seguire con lo sguardo il movimento delle onde. Mi avvicino piano e mi siedo accanto a lui. Riesco a leggere il senso di sofferenza nei suoi occhi e per un attimo resto interdetta, non so proprio cosa dire.

"Grazie per essere venuta, Gabry. So che non è il massimo, passare del tempo con un perfetto estraneo che ti cerca per lagnarsi in continuazione, ma sento che a te posso raccontare tutto."

"Non preoccuparti, nessun disturbo. Non sarei venuta se non mi fosse importato."

Ron fa un sorriso, un sorriso vuoto, assente, che non tocca lo sguardo. Caspita, deve tenerci davvero tanto a questa Amber. A volte mi chiedo cosa si provi di così intenso ad amare senza freni una persona che poi tradisce la tua fiducia.

"E' successo qualcosa di grave, Ron?"

Lo sento deglutire, il respiro pesante. "Sì. Mi ha lasciato neanche un mese fa. E adesso vengo a sapere che sta con un'altra persona."

Ahi, ahi, ahi. L'ombra delle corna comincia a prendere forma e consistenza.

"Mi dispiace tanto, Ron, davvero... non capisco come possa aver lasciato te per un altro ragazzo..."

Ron mi corregge: "Ragazza... è questo ciò che mi ferisce più di tutto. Pensavo di conoscere Amber, e invece mi rendo conto che in tutti questi anni ha solo indossato una maschera."

"Oh, che tristezza, veramente..." cerco di dargli una pacca sulla spalla in segno di conforto, ma vedo il mio braccio sospeso a mezz'aria, immobile: non ci riesco, è più forte di me, non sono brava a consolare la gente. Ad ascoltare forse si, ma ad elargire consigli e carezze, proprio no.

"Ron, non so cosa dire...però la vita va avanti...e...e..." Lo sguardo di Ron è posato su di me. Vedo i suoi occhi chiari penetranti, che mi fissano insistentemente, e per un attimo avverto una strana sensazione, come di un buco allo stomaco.

"Grazie, Gabry, davvero. Anche solo per avermi ascoltato. Devo dimenticarla, me ne farò una ragione." Mi sorride, e, mentre continua a guardarmi mi prende per la mano.

"Forza, Gabry, togliti il vestito."

"C-Cosa?" Non credo di aver sentito bene, ma leggo benissimo il sorriso allusivo sul suo volto.

"Dai! Facciamo un bagno! L'acqua di sera è fantastica!"

Deglutisco con il cuore a mille. Di nuovo quella strana sensazione allo stomaco che non riesco ad identificare: saranno pugni o farfalle?

New York, New York! #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora