Capitolo 10 - Il compleanno

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Mi svegliai, rendendomi conto di essere da Alex, ma ormai ero abituata alla sua casa. Era accogliente, avevamo fatto la spesa praticamente solo per me e ogni mattina si svegliava un po' prima per preparami la colazione; era davvero dolce, Kate continuava a ripetermi di stare con lui, diceva: «È davvero cambiato, non l'ha mai fatto per nessuno, sta con lui, dagli una posibilità». La cosa che non sapeva era che gliel'avevo già data, perché, per quanto mi costasse ammetterlo, amavo davvero Alex. Forse prima non lo sapevo o non volevo ammetterlo, non lo capivo, ma in quel momento lo capii, ed era questa la realtà. Era bellissimo rendermene conto proprio quel girono visto che era il mio compleanno. Volevo davvero scoprire se qualcuno se lo sarebbe ricordato. Passai un giorno tranquillo tra lezioni e uscite con Lorenzo. Stranamente Alex, Kate e Marco non si fecero vedere da nessuna parte e, appena li incrociai, mi ignorarono... strano.

Vidi Kate che era preoccupata. Non mi fece gli auguri, ma mi disse che la dovevano accompagnare da Jake, il suo ex, perché aveva paura che potesse succedere qualcosa. Mi diede un vestito bellissimo da indossare. Era in pizzo nero e rosso, abbastanza scollato e corto.

 Era in pizzo nero e rosso, abbastanza scollato e corto

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Lo indossai, ancora non capivo il perché. Salii in macchina e ci avviammo verso non sapevo dove. Arrivammo davanti ad una casa che non avevo mai visto, poi entrammo e tutti urlarono: «Auguri Lexie!». Sbarrai le palpebre, non ci potevo credere, che stronza che era stata, era una festa a sorpresa per me e c'erano tutti! «Per chiarirci, la storia che le faccio paura ed era preoccupata era solo una scusa per portarti qua» disse Jake, mentre sorrideva. «Capisco» affermai, ridacchiando. La festa riprese e Alex si avvicinò, abbracciandomi. «Auguri baby girl» sussurrò, mentre sorridevo e lo stringevo a me. «Grazie, non dovevi, come l'hai saputo?» Domandai guardandolo. «Kate» rispose; dovevo immaginarlo. «Sei molto sexy, anche troppo, ma lascio correre perche è il tuo compleanno.» ridacchiai. Vidi Lorenzo e Alex seguì il mio sguardo, vedendolo. «Va da lui, non può restare molto» mi disse. Annuii. Lo odiava, non potevo credere che l'avesse invitato solo per me. Lorenzo mi abbracciò. «Ciao L.» Detto questo mi baciò. Mi staccai subito dopo e gli dissi: «Scusa, non dovevo ma mi piaci, e non ce la faccio più. Ammetto che sono un po' geloso».

«Capisco, ma non è giusto appartarci qui da soli mentre di là fanno una festa» affermai, mentre volevo che se ne andasse. «Hai ragione, scusa, comunque volevo solo darti questo, ora me ne devo andare» replicò e mi diede una scatolina. La aprii e rimasi sbalordita da quello che c'era dentro: un orologio d'oro prezioso contornato da delle pietre luccicanti.

 La aprii e rimasi sbalordita da quello che c'era dentro: un orologio d'oro prezioso contornato da delle pietre luccicanti

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«Grazie, ma non dovevi, ti sarà costato un occhio» dissi, mentre lo osservavo ancora. «Non preoccuparti» soffiò lui, mentre mi sorrideva e me lo metteva. «Buon compleanno, portalo sempre, mi raccomando.» Detto questo se ne andò. Ritornai da Alex. «Se ti tocca un'altra volta contro la tua volontà lo uccido, giuro» affermò arrabbiato. «Tranquillo, ci ho già pensato io» sussurrai, facendogli l'occhiolino. «Bene! Ora che il figlio del paparino se ne è andato, diamo inizio alla vera festa!» Gridò il ragazzo. Tutti risero e iniziarono ad ubriacarsi, urlare a sbattere piedi e bicchieri. Mi trascinarono vicino ad un bancone dove c'erano diciotto shottini super analcolici. «Allora, sono duecento euro a bicchiere, dal nove in poi sono seicento, ci stai?». io e Kate ci guardammo con un sorrisetto e dissi: «È da quando ho quattordici anni che faccio questo gioco, ovvio che ci sto». Kate intervenne: «Nessuno può batterla». Così iniziai e bevetti il primo shot. Tutti mi acclamarono e risero. Bevetti fino al sesto e iniziai a essere un po' ubriaca. Misero una canzone che conoscevo bene. Trascinai Alex in pista e ballammo. Mi cinse i fianchi e io il collo. Danzammo stretti stretti e i nostri corpi aderirono alla perfezione. Mi baciò il collo a ritmo di musica mentre canticchiava le parole. «Sei bellissima» afferma poi, facendomi sorridere.

«Grazie, anche tu.» Ci baciammo, poi si staccò,vorrei che non l'avesse fatto e pensai: 'sta solo giocando?'. «Ammettilo, avanti dillo» cominciò, mentre aggrottavo la fronte. «Dire cosa?» Domandai, guardandolo. «Che mi vuoi come io voglio te, che mi salteresti addosso anche ora se non ci fosse tutta questa gente» finì la frase, aspettando una mia risposta. Non ce la facevo, dovevo essere più ubriaca per quel discorso. La canzone finì e ripresi a bere gli shottini. Arrivai presto al quattordicesimo. Ero molto ubriaca, non mi reggevo in piedi. Feci per cadere ma Alex mi prese. «Ok Lexie, ora basta, ti verrà uno choc anafilattico, non voglio andare all'ospedale». Kate interviene «Lasciala, è abituata, sa come si fa». Marco si arrabbiò, poi disse: «Lasceresti morire la tua amica?!». «No, ma io la conosco meglio di voi e dico che ce la fa» affermò sicura. Ero stanca, così mi alzai, tenendomi al bancone. Finii gli shots e mi misi i soldi in tasca. Mi guardarono stupita e tutti mi acclamarono. «Lo sapevo» disse la mia amica. Non ce la facevo più, così mi buttai su Alex che mi prese in braccio. Stavo per vomitare. «Ok, tutti a casa, la festa è finita!» gridò. Tutti se ne andarono e, mentre mi portava a casa, dissi biascicando: «Sai Alex, non sei poi così cattivo, in un'altra vita potrei amarti».

«Lo sai che da ubriachi si dice quello che si riesce da sobri? Cioè la verità? Quindi non lo dire baby, quando mi dichiarerai il tuo amore voglio che tu sia sobria per ricambiare il mio, perché io potrei amarti in questa...» Detto questo mi portò a casa. Non feci in tempo a entrare che vomitai nel bagno per tutta la notte. Lui rimase al mio fianco a tenermi i capelli e ad aiutarmi. Poi ci addormentammo così, io su di lui e lui sul pavimento del bagno, stretti e rannicchiati. Non sapevo perché mi vennero in mente mille frasi mielose ma vere che provai quando pensai ad Alex: <Mi sono innamorata così, come ci si addormenta, prima piano piano e poi tutto in una volta. L'amore è tutto e la sua misura è amare senza di essa. Tenetevi stretti chi vi ha notati quando eravate invisibili.> Ancora tante altre, ma le mie preferite restarono quella che aveva detto lui alla festa e quella in macchina. Avrei potuto essere mille volte più ubriaca, ma quella non me la sarei mai scordata.

 A Disastrous love (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora