capitolo dieci.

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Sulla cartella ci sono le stesse iniziali del libro: S.S.A.
Ma non é questo che mi ha formato il nodo in gola. La cartella spiega che la morte di mamma non é stata un incidente. Ma come é possibile? Chi la odierebbe a tal punto da toglierle la vita?
Più vado avanti più mi sento male.
Qui usa le parole dispersa e rapita. Ma non morta.
Alla fine della cartella ci sono di nuovo le iniziali S.S.A. ma vicino, in una parentesi, c'é una scritta che spiega il significato: Secret Spy Agency.
«Mio padre era una spia?»
«Lo sono ancora» sobbalzo dallo spavento. Papà era dietro la porta
«Papà? Tu... ma cosa stai dicendo?» sono confusa
«Cassie mi spiace. Te lo avrei dovuto dire ma non sape-»
«Mamma non é morta, vero?» lo interrompo io di colpo.
Lui inizialmente é preso alla sprovvista ma poi abbassa lo sguardo
«É quello che sto cercando di capire...»
«Come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere? Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?» li chiedo alzando la voce e alzandomi dal letto anche io. Gli occhi mi diventano rossi
«Non sapevo come l'avresti presa e»
«E per questo hai preferito mentirmi.» finisco io la frase per lui
«E per questo ho preferito non raccontarti niente. Cassie é da quando tua mamma é morta che cerco di capire la verità, da quattro lunghi anni. Non sono sicuro nemmeno di quale sia la verirà. Cosa avrei dovuto dirti?»
«Non lo so! Qualcosa del tipo "Hei Cassie, lo sai che sono una spia e che probabilmente tua mamma non é morta ma é stata rapita?"»
Lui mi guarda. Io lo guardo. Delusa e frustrata.
«Va via. Voglio stare sola.» lui non obbietta ed esce.
Devo cercare di realizzare l'accaduto. Se papà stesse mentendo? Insomma é assurdo tutto questo. Mio padre? Una spia? ma se non sa nemmeno come funzione il suo telefono.
Ma allora cos'é tutta questa roba? la libreria? le armi? Forse é vero. Ma se é vero... allora c'é una possibilità che mamma non sia morta. Finalmente si accende qualcosa dentro di me e credo sia speranza. Non posso raccontarlo a nessuno, però. Ora non ho nessuna intenzione di parlare con papà, sono troppo scioccata.
Sai cosa ti farebbe bene, cassie?
No... cosa?
Andare da Ben.
Perché dovrebbe farmi sentire bene?
Lo sai che con lui stai bene. Sei felice.
Ma papà non mi permetterà di andarci.
Con quello che ti ha fatto é fortunato che non scappi di casa. E comunque non lo verrà a sapere.

É tutto pronto. Sono le 21:00 precise e ho detto a papà che sono stanca e vado a dormire. Ho riempito il letto di cuscini così da sembrare che sono dentro le coperte. Sto scendendo dal balcone, lo stesso dove Ben é caduto. Per colpa mia.

Sono davanti alla porta della stanza di Ben, é chiusa. O meglio socchiusa. Mi avvicino per aprire ma sento Ben pronunciare il mio nome parlando con un'altra persona.
«Io credevo che fosse diversa.» dice Ben riferendosi a me
«Amico le donne sono tutte uguali» non riconosco l'altra voce, sarà un suo amico
«No, non capisci. Ero sicuro fosse doversa ma non mi é venuta più a salutare. Ed é colpa sua se sono qui, sarebbe stato carino venirmi a trovare. Me lo aveva promesso.» sento il dolore nelle sue parole. Soffro anche io.
«Forse devi solo allontanarti da lei»
«Ma non ci riesco. Ha qualcosa di diverso dalle altre. Forse però hai ragione. Se mi fa soffrire così tanto dovrei...»
Da vera imbranata che sono inciampo e sbatto contro la porta, aprendola.
«Cassie?»
«Tranquillo, ora me ne vado» dico
«No aspetta...»
«Ero venuta a salutarti. Ma a quanto pare devi starmi lontano.» Dico andadomene via e sbattendo la porta.
Sono una scema.

Un Segreto Che Non Pensavo Mi Appartenesse //IN REVISIONE//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora