Pov Sebastian
15 Ottobre 2013
<Sei sparito>
La voce accusatrice di Kate risuono nella stanza. Si era presentata inaspettatamente a casa mia ed ero stato costretto ad aprirle prima di poter inventare qualsiasi scusa valida che avrebbe potuto giustificare il mio comportamento. Dopo tutto quello che avevo combinato ero scomparso nel nulla lasciandola nel suo appartamento a preoccuparsi per me, uno sconosciuto.
<Sono solo stato preso dallo studio.>
Cercai di sembrare sincero, ma quella scusa non avrebbe retto, non con lei.
<Non ti sei presentato a scuola per più di una settimana.>
Mi morsi il labbro guardando il pavimento della sala da pranzo. Kate sospirò prima di continuare a parlare.
<Non sono arrabbiata con te. Non mi devi nulla. Volevo solo verificare che fosse tutto apposto. Ora togliero il disturbo.>
Tra quelle parole fredde e concise trapelo tutta la sua preoccupazione ed essendo così simile a lei lo notai immediatamente. La mia mano si mosse improvvisamente sul suo polso e la trattenne dal alzarsi dal divano ed andarsene. Eravamo uno seduto accanto all’altro, ma i miei muri invisibili sembravano tenerla a chilometri di distanza.
<Non è tutto apposto.>
Risposi sinceramente dopo un lungo momento di silenzio. Decisi di fidarmi di lei prima di rendermene veramente conto. Kate non disse nulla, ma il suo sguardo scatto da un punto indeterminato della stanza sul mio volto. La sentì percorrere con gli occhi ogni centimetro del mio viso. Stava cercando qualsiasi indizio che avrebbe potuto rivelarle sotto le maschere la mia vera faccia. Non trovò nulla, ma continuo a mantenere il silenzio, convinta che prima o poi avrei continuato a parlare. E così iniziai a confidarmi con lei.
<Centra tutto con una ragazza.>
Dissi continuando ad evitare il suo sguardo. Ora sentì la sua curiosità alleggiare nell’aria. La tensione nella stanza stava crescendo e sentì un calore improvviso togliermi il fiato. Non riuscì a proseguire e vidi il viso di Kate corrugarsi in una smorfia preoccupata. La ragazza si alzò ed aprì la finestra della sala. Era come se riuscisse a leggere la mia mente.
<Ed è carina questa ragazza?>
Chiese cercando di alleggerire la situazione. La ringraziai mentalmente per la sua comprensione e capì che non mi avrebbe giudicato qualsiasi cosa sarebbe uscita dalla mia bocca, perchè sembrava lei avesse avuto a che fare con le peggiori cose.
<Si, in effetti le somigli molto.>
Risposi sentendomi finalmente in grado di respirare e quando Kate si risedette accanto a me cercai di abbozzare un piccolo sorriso prima di spostare per la prima volta dall’inizio della conversazione il mio sguardo su di lei. Sembrò apprezzare lo sforzo.
<Vedo che non hai perso le tue doti da ammaliatore>
Un altro momento di silenzio imbarazzante, nel quale questa volta, i nostri occhi si analizzarono a vicenda. Kate sembrava rilassata accanto a me pronta a sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi, ma i suoi occhi erano seri infondendo sicurezza.
<A casa…>
Fui interrotto da Kate che volle delle spiegazioni su cosa intedessi con quella parola così comune. Fui sicuro della sua attenzione in quel momento e che lei non fosse lì solo per pura curiosità, ma perché le importava abbastanza di me da volermi aiutare o almeno confortare.
<Nel Maid-Said> continuai io per niente sicuro di cosa avrei detto in seguito <le cose sono diventate complicate con questa ragazza e io ho sentito il bisogno di andarmene. Ecco perchè sono qui.>
Kate emise una risata leggera, ma sarcastica.
<Non credo che questo spieghi perchè quei attacchi di panico, tutto l’alcol e le pastiglie.>
Mi limitai ad annuire non sapendo quanto onesto avrei potuto essere con lei. Capì tutto con un solo sguardo, come faceva sempre. Mi resi conto che sarebbe stata proprio una brava psicologa, esattamente come mi aveva detto che desiderava diventare.
<Le pastiglie sono per calmare gli attacchi di panico e l’alcol per togliersi di dosso quella sensazione di intorpidimento che i medicinali ti danno, oppure semplicemente per dimenticare ed addomentarsi. Conosco il meccanismo Sawyer. Voglio solo sapere cosa sta alla base della reazione a catena.>
La sua voce ora era meccanica, come se fossi uno dei suoi casi e la cosa mi fece innervosire quanto sentire a mio agio. Era come se fossi per un’attimo solo una delle tante persone che Kate avrebbe prima o poi guardato con disprezzo o pena e così la mia bocca si aprì automaticamente.
<La ragazza era mia sorella.>
<E cosa hai fatto di così male per dover andar via dalla tua propria famiglia?>
Kate non aveva capito le sue parole e la sua domanda rispecchiò tutta la sua fiducia in me e il suo rispetto. Io scossi la testa senza aggiungere altro. Le diedi un attimo per capire da sola cosa intedessi con le mie parole.
<Oh…>
Fu l’unica cosa che sentì, mentre la mia mente si annebbiava. Kate non stava urlando parole di disgusto verso di me, non stava scappando il più lontano possibile era semplicemente lì. Il suo semplice esistere mi confortò, mentre il suo abbraccio di un attimo dopo mi aiutò a togliere un peso dal mio petto non facendomi più sentire per un po’ come il mostro che avevo appreso di essere.15 Settembre 2014
Aspettai Clary per tutto il pomeriggio. Non sapevo cosa dirle o come comportarmi con lei. Ero preoccupato e allo stesso tempo sollevato dalla sua assenza, ma non sapendo cos’altro fare rimasi sul divano del salotto ad aspettare. La tv rimase spenta per tutto il tempo, il cellulare troppo lontano perché io possa raggiungerlo. I medicinali che avevo preso dopo il crollo avvenuto a scuola mi avevano mandato in uno stato di confusione tale che mi sarebbe stato difficile anche solo raggiungere la mia stanza. Infatti ero stato gentilmente riportato a casa da Simon, senza essere costretto a dare spiegazioni al ragazzo o intraprendere conversazioni inutili. Con l’arrivo della sera mi distesi sul divano, rimanendo però sveglio per sentire il ritorno di mia sorella. Iniziai a pensare che fosse ancora fuori casa per evitarmi, ma i miei pensieri non riuscirono a reggere a lungo. Pensai per un secondo anche a mia madre che sarebbe dovuta essere già a casa, ma di lei nessuna traccia. Era come vivere da solo.
Finalmente si aprì la porta di casa e quando vidi Clary togliersi la giacca emisi un sospiro di sollievo. Feci un grande sforzo per alzarmi e raggiungerla e il mio stato di confusione sembrò leggersi sul mio viso perchè la ragazza immobile davanti al salotto continuò finche la raggiunsi a guardarmi con fare interrogativo. Quando mi abbassai per abbracciarla sembrò spaventata e un attimo dopo sentì il suo disagio. Continuai però ad abbracciare il suo corpo minuto e rigido finchè troppo stanco per reggermi ulteriormente in piedi ripresi il mio posto sul divano. Mi distesi chiudendo gli occhi e l’ultima cosa che vidi fu il volto di Clary, un volto illeggibile.
<Buonanotte sorellina.>
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Shadow
FanfictionSebastian Verlac, l'oscurità in persona. Il ragazzo senza emozioni, senza anima, pieno di sarcasmo e odio che nessuno puo domare si ritrova davanti alla sfida piu pericolosa e impensabile del mondo: far innamorare una ragazza. Ma se lui non sa cosa...