16 Settembre 2014.
Pov Clary.
La giornata passò in fretta tra una chiacchiera ed un'altra. La scuola non mi aveva mai preoccupata, figuriamoci le prime settimane dal suo inizio. Decisi di passare una serata rilassante con Simon e così appena scoperto che Sebastian sarebbe andato alla festa lo invitai a casa mia.
Simon arrivò dopo l'ora di cena, ma con una voglia insaziabile di cibo.
<Fray non sei preparata a soddisfare il tuo ospite d'onore vedo.>
Ridemmo entrambi di gusto e li passai un bolo pieno di cibo spazzatura alla vista del quale il suo volto si illuminò di gioia. Iniziammo a guardare un film in televisione, ma nessuno dei due stava prestando attenzione, ognuno impegnato con i suoi pensieri, quindi decidemmo di passare ad altre attività. Simon ebbe in mente di giocare alla Playstation e non ebbi il coraggio di rifiutare la sua proposta, perché quello era il nostro modo di parlare. Non avevamo bisogno di concentrarci per vincere una partita dopo l'altra dato che sapevamo quei giochi a memoria e nel frattempo parlavamo di quello che ci affliggeva. Lo avevamo sempre fatto e questa volta non seppi se la mia risposta affermativa fosse a causa di un bisogno indescrivibile di confidarmi con qualcuno oppure un modo per non farlo preoccupare e allo stesso tempo cercare di non parlare dei miei sentimenti in modo troppo diretto. Ma non ebbi successo, dopo pochi minuti Simon iniziò a parlarmi della sua settimana, dei problemi con sua madre, del terrore per il nuovo anno scolastico. Avrei voluto ridere davanti a quei minimi dilemmi della vita, ma avevo imparato ad ascoltare e ad apprezzare la soggettività e la storia di chiunque tanto più del mio migliore amico conoscendo la sua innata sensibilità.
Ora era il mio turno di parlare, ma passarono forse ore prima che io aprissi bocca e quando lo feci non ne uscì alcun suono. Vidi Simon mettere il gioco in pausa e girarsi verso di me preoccupato, mentre io stavo cercando di respirare come se fino a pochi secondi prima fossi rimasta sott'acqua, come se avessi rischiato di annegare. Sentì i miei polmoni esplodere e entrambi capimmo che stavo avendo un attacco di panico. Non seppi cosa fare e neanche Simon,dato che non ci era mai capitata una situazione simile. Pensammo che la cosa sarebbe svanita da se, ma proprio in quel momento Sebastian entrò dalla porta. Non ci eravamo resi conto di quanto fosse tardi, ma in quel momento avevamo proprio altro a cui pensare. Sebastian ci mise un'attimo a capire cosa stesse succedendo, tanto ne era abituato, e si avvicinò a me e iniziò a guidarmi.
<Cammina per la stanza da una parte all'altra e ascolta la mia voce.>
Feci come mi stava dicendo senza commentare, l'attacco di panico non era smesso e mi stavo sentendo sempre di più sott'acqua.
<Concentrati sulla tua respirazione, inspira profondamente e con calma, non avere fretta e poi espira l'aria accumulata nei polmoni come se stessi buttando fuori tutte le tue preoccupazioni.>
Simon mormoro qualcosa a voce bassa e vidi Sebastian fulminarlo con lo sguardo. Entrambi erano preoccupati.
<Immagina di essere al Lago Lyn, una bella estate, stiamo correndo sul prato ricoperto di gigli e altri fiori miracolosi. Ricordati il sole che ti illumina la pelle, il cielo che sembra infinito e la libertà di correre in quel prato immenso da mattina a sera.>
Fui io a continuare il racconto riuscendo a riprendere il controllo del mio corpo.
<Noi che ci rotoliamo nell'erba, ci rincorriamo senza motivo. Ridevamo come se non ci fosse un domani, come se quei momenti equivalessero ad aver vissuto una vita felice e completa.>
Sebastian mi sorrise. Simon riprese a respirare. Vidi i loro volti corrugati riprendere forma e sollevarsi vedendo quel momento cosi spiacevole superato.
<Perché non è più così?>
Mormorai flebilmente tornando a sorridere ai due ragazzi. Interiormente non stavo però sorridendo, ma rimpiangendo quei bei momenti della mia infanzia, chiedendomi perché il tempo avesse complicato le cose e ci avesse lasciato solo i ricordi tra un mare di problemi e di dolori. Feci finta che niente mi affliggesse e per ringraziarlo silenziosamente invitai Sebastian a prendere un telecomando e giocare con noi. Vidi la stanchezza nei suoi occhi, infatti era molto tardi, ma accettò senza pensarci due volte e mentre loro iniziarono a bisticciare su che gioco potevamo giocare tutti contemporaneamente io entrai in cucina a preparare dei popcorn e prendere delle bibite.
La serata continuò tra sfide e rivincite fino all'alba quando mi addormentai con il telecomando in mano e lasciai i due ragazzi a continuare da soli.
Pov Sebastian.
Non appena vidi Clary chiudere gli occhi feci segno a Simon di interrompere la partita. Eravamo entrambi stanchi di quel gioco, ma nessuno di noi aveva voluto lasciare la ragazza da sola quella sera, volevamo accertarci che stesse veramente bene. Anche se i suoi occhi erano rimasti tristi per tutto il tempo avevo avuto la sensazione che anche lei volesse avere qualcuno accanto dopo il momento passato quella serata e noi eravamo felici di esserci lì per lei. Quei attacchi di panico per me erano diventati la routine, ma non era lo stesso per lei e sapevo che la colpa era del mio ritorno. Volevo spiegare tutto a Simon, ma non ebbi il coraggio di parlare, forse non era la mia storia da raccontare, non a lui. Io avevo trovato una confidente in Kate, anche Clary avrebbe avuto bisogno di parlare con qualcuno e avevo sempre immaginato lo avesse fatto con Simon, ma ebbi la certezza quella sera che Simon era all'oscuro di tutto e sentì la frustrazione impadronirsi del mio corpo mentre salutavo il ragazzo di fronte a me indirizzandomi subito dopo verso il mio letto. Non era mai saggio pensare dopo una notte insonne, quindi chiusi gli occhi e mi ritrovai in un prato immenso.

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Shadow
FanfictionSebastian Verlac, l'oscurità in persona. Il ragazzo senza emozioni, senza anima, pieno di sarcasmo e odio che nessuno puo domare si ritrova davanti alla sfida piu pericolosa e impensabile del mondo: far innamorare una ragazza. Ma se lui non sa cosa...