Capitolo 5

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Pov Sebastian

26 settembre 2013

Aprì gli occhi confuso. Lo spazio attorno a me era estraneo e la testa mi scoppiava. Cercai di alzarmi ma tutto iniziò a girare e mi arresi. Una voce dall'altra stanza attirò la mia curiosità, ma fui in grado di percepire solo frasi sconnesse. Infine capì che a parlare erano un dottore è una donna, forse Cassidy. A quel nome qualche ricordo affiorò. Vidi il viso di Cassidy terrorizzato, poi una bottiglia di Bourbon e delle pillole. Ero crollato. Non ricordavo altro, non era la casa di Cassy quella in cui mi trovavo ora e nemmeno l'ospedale. Dove cavolo ero finito questa volta?

Dei passi si avvicinarono al letto e io chiusi gli occhi d'istinto.

- Lo so che non dormi Sawyer.

Kate? Come ero arrivato lì?

- Scopri sempre tutto vero dolcezza?

I miei occhi si aprirono ed incontrarono i suoi. Vidi qualcosa di diverso in quelle pupille ormai familiari. Notai che c'era una dolcezza che non usava quasi mai ed anche una preoccupazione che nonostante gli sforzi non era capace di nascondere. Il mio sorriso svanì vedendo il suo viso stanco.

- Avrai un sacco di domande.

Sospirò appoggiandosi alla sedia alla mia destra e girando la testa vidi che il mio braccio era fasciato.

- Ti ascolto.

- Beh io non so tutto, ma quando sono arrivata al locale tu eri già fuori controllo e credimi preferivo vederti spaccare bottiglie e prendere pugni in faccia perché lo spettacolo che seguì mi terrorizzo più di qualsiasi altra cosa.

- Cosa ho fatto?

- Credo che la domanda giusta sia cosa non hai fatto.

Fece una piccola pausa come se pronunciando le parole seguenti le facesse male fin dentro le ossa.

- Quando mi hai visto le tue gambe sono cedute, sei crollato a terra e l'angolo del tavolo che avevi ormai fatto a pezzi ti è entrato nel braccio schizzando sangue ovunque. Ti sei alzato dopo qualche minuto ignorando coloro che ti venivano in soccorso e barcollando sei entrato nel bagno. Quando qualche minuto dopo sono entrata perché non rispondevi ti ho trovato svenuto per terra con in mano un flacone di psicofarmaci. Allora avevo capito che l'alcol aveva aumentato il tuo attacco di panico , ma la confusione della tua mente non ti ha permesso di reagire così per calmarti ti sei riempito di farmaci fino a perdere i sensi. Dopo una visita in ospedale ti ho portato a casa mia e il medico ha detto che riposando smaltirai le sostanze che hai nel corpo.

La ascoltai come un bambino a cui vengono raccontate le favole, vivendo quelle situazioni che mi sembravano così estranee.

- Da quanto vai avanti così?

La sua domanda mi fece dilatare le pupille e cercai di deviare l'argomento, ma alla fine fui costretto a dire la verità.

- Un paio di mesi.

Non fece altre domande e fui contento che non si inmischiasse nella mia vita privata. Kate sapeva cosa dire e quando dirlo, era arrogante, dannatamente sexy e infinitamente intelligente e forte. Avrei potuto amarla se nella mia testa non ci fosse già un'altra ragazza. Si sdraió accanto a me nel letto e mettendo una mano attorno alla mia vita e la testa sulla mia spalla si addormentó. Nel sonno si mise a sussurrare qualcosa che dopo un paio di minuti ebbe finalmente un senso. Diceva continuamente "Ti perdono." e poi qualcosa sul sentirsi in colpa. Si stava riferendo a me e mi si strinse il cuore.

- Non ti merito piccola.

Dissi chiudendo gli occhi.

Pov Clary.

15 settembre 2014

- Spero che tutti voi abbiate letto almeno una volta nella vostra breve vita "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen perché sarà il primo argomento di quest'anno.

L'insegnante di letteratura si fermò quando qualcuno bussò alla porta.

-Avanti.

La porta si aprì e il viso preoccupato del mio migliore amico mi riempì di paura.

-Cosa desidera signor Lewis?

Simon prese un foglio dalla tasca e dandolo al professore iniziò a parlare.

-L'infermiera ha chiesto se Clarissa Fray può assentarsi dalle prossime ore per occuparsi di suo fratello che non si è sentito affatto bene.

A queste parole mi alzai dal mio posto e scusandomi con l'insegnante di letteratura presi Simon per mano ed inizia a correre verso l'infermeria.

- Cosa è successo?

Chiesi a Simon cercando di sembrare calma.

- Non ne so molto, ma credo che abbia avuto un forte attacco di panico, anche se non sono sicuro che cosa possa averlo scatenato.

- Io.

Simon non aggiunse altro rendendosi conto che avevo parlato più di quanto si aspettasse.

Davanti all'infermeria mi fermai cercando di riprendere il fiato. Rimisi il mio scudo calmo e freddo e annuendo aprì la porta.

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