Perchè tremi, terra mia?

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Il 23 agosto era un giorno come un altro nei piccoli paesini del Centro Italia. Ogni persona aveva vissuto quel giorno secondo la routine quotidiana, qualcuno con un po' più di entusiasmo per l'imminente festa popolare.
Qualche ragazzo tornando a casa avrebbe voluto chiamare la sua ragazza, ma per non disturbarla ha rimandato al giorno dopo.
"Domani, domani la chiamo..."
Qualche padre avrebbe voluto riappacificarsi con il figlio, ma non avendo voglia di discutere, si era promesso che lo avrebbe fatto il giorno dopo.
"Domani, domani gli parlo..."
E poi la terra ha tremato, portandosi via le persone e i loro domani.
Insieme a lei, hanno tremato le persone che la abitavano, di rabbia, di dolore, di disperazione, di impotenza.
Perché davanti alla potenza della natura, siamo fragili come foglie secche schiacciate da pietre.
È bastata una scossa per strappare la vita a centinaia di persone innocenti.
Bambini che non diventeranno mai uomini, piccole principesse che non troveranno mai il loro principe azzurro, giovani ragazzi che non conosceranno mai il loro futuro, adulti che non invecchieranno mai, anziani che non avevano ancora finito di godersi la vita.
Il bilancio delle vittime attuale è di 267 morti. Quando ho sentito questo numero mi sono pietrificata davanti alla televisione. 267. 
È solo un numero e già da solo fa impressione. Ma la cosa più spaventosa è che ogni singolo compreso in quei 267 corrisponde ad una vita spezzata improvvisamente e ingiustamente, una madre che non potrà mai più riabbracciare il suo bambino, una fanciulla che non potrà più sorridere al suo papà, un ragazzo che non potrà sposare la sua ragazza, un marito che ha perso per sempre la moglie con cui aveva condiviso una vita intera, una nonna che non potrà più cucinare per i nipoti.
È quando mi sono accorta di questo che ho tremato anch'io, come aveva fatto la terra poco prima.
Il numero non rende l'idea concreta di ciò che è successo. Il numero non esprime la sofferenza dei parenti delle vittime, i pianti dei bambini ora orfani, le lacrime dei mariti ora vedovi, il vuoto che la perdita di un figlio lascia dentro il cuore delle madri.
Quelle 267 persone non torneranno mai più indietro.
Mai. L'ho scritto tante volte, ho fatto tante ripetizioni.
Perché il terremoto ha inevitabilmente cambiato per sempre la vita delle persone colpite. Qualcuno l'ha spedito in cielo, qualcuno l'ha lasciato sopravvivere. Ma anche a questi ultimi ha lasciato un segno indelebile. Tutto ciò che vivranno da ora in poi sarà segnato nelle loro menti come "post-terremoto".
Un pensiero non può non andare a chi è rimasto.
A chi deve ancora rendersi conto di ciò che è accaduto.
A chi non ha ancora finito di lottare.

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