8. Un sogno ad occhi aperti

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Quello fu il pomeriggio in cui non pensai alla tristezza, alla mia vita fin lì segnata solo dalla mancanza di amore. Tutto grazie a quel posto bellissimo. Essere a Neverland era come vivere un sogno ad occhi aperti.

Dopo aver mangiato, Michael mi portò con sé, verso le giostre. Prendemmo un trenino perché erano ancora lontane.

E, ora che ci penso, una persona che aveva un trenino e un luna park in casa non poteva per forza essere una persona ordinaria, ma quando ero piccolo non mi era nemmeno passato per la testa; ero troppo preso da quel luogo. 

Passando tra le giostre rimasi a bocca aperta, c'erano luci, colori, musica ovunque e dalla mia bocca uscivano soltanto parole come 'oh', 'wow', 'stupendo'. Feci mille giri sulla giostra con i cavalli e altrettanti sulla ruota panoramica. Da lassù si poteva vedere la città in lontananza e allora mi accorsi di tutta la strada che avevo fatto a piedi per arrivare fino a lì.

Poi feci una bellissima scoperta: non sapevo che fosse possibile stancarsi divertendosi. Così Michael mi accompagnò in una stanza piena di bambole, pupazzi e cuscini morbidi. Io sbadigliavo in continuazione, e appena toccai il cuscino mi addormentai. Mi accorsi appena, quando Michael mi chiese se avessi paura a dormire da solo. Io ormai ci ero abituato e, ad essere sincero, quel riposino fu il più felice della mia vita, mai più il mio cuore si sentì più leggero, più pieno di amore che in quel momento.

Un giorno a Neverland || Michael JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora