3. Se solo...

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Era più o meno mezzogiorno, mi ero già lasciato alle spalle la città e stavo viaggiando ai bordi della strada, circondato dal silenzio e dalla vastità della campagna californiana.

La strada era dritta e ogni tanto c'era qualche casa, anche se era difficile trovarne una; per lo più c'erano grossi recinti con animali da allevamento e pascoli pressoché infiniti

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La strada era dritta e ogni tanto c'era qualche casa, anche se era difficile trovarne una; per lo più c'erano grossi recinti con animali da allevamento e pascoli pressoché infiniti.

Chissà, pensai, magari oggi riuscirò finalmente a trovare qualcuno che mi voglia bene. Ma non ne ero troppo convinto e non ero sicuro che mi sarei trovato bene, nella nuova famiglia. L'unica cosa di cui ero certo era che dovevo andare via da Jess e dell'orfanotrofio. Avevo passato troppo tempo là ed era per questo che sentivo il bisogno di libertà.

Quel giorno il sole era alto nel cielo, c'era caldissimo e realizzai di non trovarmi a molta distanza da Los Angeles. Avevo bisogno di trovare un posto dove mangiare al più presto, ma lungo la strada non c'era una sola macchina che passasse; ormai non c'erano nemmeno più alberi per ripararsi dai raggi del sole. La pancia stava iniziando a brontolare; se solo non me ne fossi andato via così in fretta, se solo...

Le mie gambe stavano per cedere, non ero abituato a camminare per tanto tempo; tutto quello che facevo in orfanotrofio era rincorrere i miei amichetti e giocare alla lotta.

All'improvviso però vidi una quercia, era ancora un po' lontana, ma potevo raggiungerla.

Ricordo di averci messo molto per imparare il nome 'quercia'; era l'albero che si vedeva affacciandosi dalla finestra della mia stanza e un giorno chiesi a Jess come si chiamasse quella cosa, perché sì, sono sempre stato molto curioso e facevo molte domande. Jess mi sorrise e me lo disse, da quel giorno non avevo smesso più di ripetere quella parola, che in sé racchiudeva tutte le caratteristiche della specie: la maestosità, la grandezza, ma anche la calma che infondeva quando la si guardava. Era una delle poche cose che amavo, in quel posto, guardavo fuori e mi ricordavo che forse il mondo non era poi così brutto, forse il destino per me non era ancora stato scritto. 

Un giorno a Neverland || Michael JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora