- Cosa sei, tu? -
Caddi dalle nuvole.
-Eh? -
Ero immersa nei miei pensieri. Non riuscivo a smettere di pensare a quello che aveva da dirmi Chris.
Ti sbagli, non riuscivi a smettere di pensare a lui!
Coscienza del cavolo.
- Sempre tra le nuvole, eh? - mi chiese Tania sorridendo appena e alzando gli occhi al cielo.
Ricambiai il sorriso annuendo.
- Stavo dicendo, io sono una rettilea, cioè ho il potere di trasformarmi in un rettile a mio piacimento come e quando voglio. Tu, invece? Raccontami un po' di te. Sapere le proprie potenzialità è il primo passo per un buon allenamento. -
- Oh. Beh, ecco io.. Credo di essere in grado di, diciamo, controllare le stelle. - risposi piano fissandomi le scarpe, in attesa di una sua possibile reazione.
Rimase per un po' in silenzio, poi la sentii mormorare: - impossibile... No.. Non può essere... -
La guardai. Piccoli rivoli di sudore incirniciavano il suo viso e la fronte era corrugata, pensierosa.
Poi si incamminó a grandi passi verso l'uscita.
- Ehm... Posso sapere dove stai andando? - chiesi confusa.
- Affari miei - rispose in tono brusco senza guardarmi.
- E l' allenamento? - chiesi irritata. Insomma, era stata lei ad insistere così tanto per questi cavolo di allenamenti. Ma ormai era inutile, visto che era già uscita dalla palestra.
Sospirai. Quanto avrei voluto essere con Vivian, a casa mia, a fare una maratona dei nostri film preferiti. Ma ormai quel mondo non esisteva piú.
Tornai in infermeria sperando di trovare Chris, ma non c'era.
Vagabondai per un po' sulla terrazza finché non lo vidi.Cosa penserebbe dopo la figuraccia in bagno?
Non importava. O almeno, non doveva importarmi. D'altronde era solo un amico. Niente di più.
Per ora...
Stupida coscienza.
- Hey, Susan! -
Mi voltai e mi trovai di fronte a Chris.
- Oh. Ciao Chris -
- Sai prima, volevo mostrarti una cosa che avresti il diritto di sapere.. - disse squadrandomi con quei suoi enormi e bellissimi occhi verde smeraldo.
-...Okay... Per me va bene. -
- Perfetto, vieni con me - disse prendendomi la mano e trascinandomi via.
Lo conosci da un giorno e già ti fidi così tanto di lui?
Mi fece entrare in quello che sembrava l'ufficio di un artista, pieno di pennelli, pastelli colorati, tele per dipengere, dipinti incompleti e cartacce lasciate qua e là su diverse scrivanie e ripiani.
Chris aprì un cassetto e ne tirò fuori un foglio disegnato, che mi porse. Non ero un granché in Geografia, ma riuscivo a riconoscere la piantina di un edficio.
- È la Tana? - chiesi indicando con un gesto della mano lo spazio circostante. Lui annuì.
- E qui - disse indicando un punto nella cartina - c'è la tua stanza. Per avere le tue cose dovrai aspettare, ho mandato Raph a prenderle ma la strada è lunga quindi dovrebbero arrivare domani. -
Ma Ralf è un cane o una persona?
- Chris? -
- Sì? -
- Cos'è una laix? -
- Oh, beh diciamo che... Una laix è come una prigione, il posto peggiore in cui tu possa capitare. -. Fece un respiro profondo. - Io una volta ci vivevo, sai. È stato il periodo peggiore della mia vita. Niente cibo. Nessun contatto esterno. Pareti di cemento armato. Una volta al giorno aprivano una fessura nella porta per passarti un pezzo di pane e un bicchiere d'acqua, ma la richiudevano subito dopo. Era un inferno. Molti tentavano di suicidarsi, ma loro ti tenevano sempre in vita tramite incantesimi per vederti soffrire fino alla fine. Poi, quando ero sul punto di morte, Tania mi ha trovato. Allora era stata rinchiusa anche lei, ma era riuscita a scappare in forma di lucertola infilandosi nella fessura appena in tempo perché non la richiudessero. Poi ha lilberato tutti gli altri considerati "mostri" ma con, in realtà, un animo buono. E così anche me. -
- Oh, Chris... Mi dispiace tanto... Tu... Che "poteri" hai? - chiesi incuriosita come una bambina che ascolta per la prima volta una favola. -
- Beh, a dire la verità nessuno, finora. Probabilmente devo ancora scoprirli. - concluse con un sorriso.
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Ero nella camera assegnatomi da Chris, distesa su uno dei letti. In tutto ce n'erano tre, ed ero curiosa di scoprire con chi avrei dovuto condividere la stanza.
Qualcuno bussò alla porta, riportandomi con i piedi per terra.
Feci per andare ad aprire, quando mi resi conto di avere ancora addosso la vestaglia dell'infermeria.
- Un attimo arrivo subito! - urlai alla porta.
Indossai in fretta e furia i una felpa e dei jeans stretti che mi aveva offerto Tania e corsi ad aprire.
Un ragazzo alto più o meno quanto me se ne stava sulla soglia con un tablet color panna. Indossava un berretto dal quale usciva una moltitudine di ricci corvini. Aveva due occhi scuri e un naso abbastanza grande che gli dava un aspetto buffo e amichevole.
- Io sono Raphael - fece lui rivolgendomi un sorriso sghembo - tu devi essere Susan Levesque, se non sbaglio. -