Dopo spintoni tra la folla e imprecazioni, riuscii a raggiungere le mie amiche.
Erano preoccupate da quando non mi avevano più scorso tra la folla, mi dissero. Evitai di raccontare dell' accaduto con lui. Sapevo già di rischiare il rossore totale da capo a piedi, e preferivo di no.
Seguimmo la comitiva sino ad un imponente edificio di marmo bianco, strutturato a colonne come gli antichi templi greci, con un' iscrizione in una lingua a me sconosciuta ma che comunque, in qualche modo, riuscii a leggere. Diceva: " Tempio dello Yn e dello Yang ". Ne avevo sentito parlare, ma pensavo fosse solo un' antica leggenda. Tutto questo non aveva senso. Ma, d' altronde, avrei dato un premio Nobel a chiunque fosse riuscito a trovare qualcosa che ce l' aveva, in questo periodo.
Immersa nei miei pensieri, non mi resi conto che la comitiva si era fermata e andai a sbattere contro una ragazza all' incirca della mia età. E, per una volta, preferii di essere andata a sbattere contro uno dei ragazzi seduti accanto a noi in pullman.
Era alta più o meno come me, ma molto più magra. Aveva capelli biondi, con le punte arancioni, raccolti in una soffice treccia a spina di pesce che le ricadeva sulla spalla e occhi azzurri e limpidi come il cielo, ritoccati da un sottile strato di mascara. Indossava un abitino smanicato e sopra un giacchettino di jeans.
Mi guardò disgustata, come se avesse appena visto un ricordino lasciato da qualche cane e che il padrone si era dimenticato di raccogliere.
- Beh, che fai lì impalata?- mi chiese con voce sprezzante. E, senza lasciarmi il tempo di rispondere, intuì: - Ah, pensavi che volessi aiutarti? - e scoppiò in una risata fragorosa.
- Cosa c' è, Marie? - chiese un ragazzo un po' più grande accanto a lei. Lei smise a fatica di ridere e, sorridendo, disse al ragazzo: - Niente, Tesoro, niente di importante - e si girarono. Io provai ad alzarmi, ma mi resi conto di non riuscirci: avevo un dolore terribile alla schiena. Ci riuscii solo quando Vivì mi aiutò e insieme cercammo di scoprire perché la comitiva si era fermata.
All' entrata del tempio una donna sulla quarantina in uniforme sorrideva e invitava i ragazzi a sedersi su delle panchine ai lati del giardino, in modo che tutti la vedessero senza problemi. La preside, intuii.
- Buongiorno ragazzi - disse, quando tutti si furono sistemati. La sua voce, stranamente, risuonava bene anche senza microfono.
- Forse la maggior parte di voi sarà molto disorientata e confusa, in questo momento. E posso capirvi benissimo. Ma vi siete mai chiesti cosa, o meglio chi, riesca a controllare le bellezze della terra, come il sole, la natura, il cielo? -.
Fui scossa da un brivido. Era quella la risposta di tutto.
- Ognuno di voi, in questo preciso istante, sta controllando una di esse - spiegò lei sorridendo.
Mi guardai attorno: saremo stati almeno una ventina di persone.
- E penso che ognuno di voi sappia, almeno abbia intuito, quale sia il proprio - concluse.
Era vero. Anche io, in qualche modo, l' avevo capito.
- Ora, seguitemi all' interno del Tempio dello Yn e dello Yang - ci invitò sorridendo - Ma, prima... - e, senza nemmeno terminare la frase, dal suo corpo si sprigionò un bagliore accecante, che costrinse tutti a coprirsi gli occhi o a girarsi.