Capitolo XIII: La Gilda Dei Kirito's Death

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-Angels And Demons Online, Prigioni del quartier generale dei Kirito's Death
Prima persona: Kirito-
Il suono metallico che ho sentito proviene dal cancello della cella nella quale mi trovo, mentre i lamenti provengono da mia figlia Yui, la quale sta provando a combattere per non farsi sbattere in cella.
«Lasciatela!» Esclamo arrabbiato e mi alzo di scatto, malgrado il forte mal di testa che sento, per poi correre verso l'entrata della cella.
Non faccio però in tempo a raggiungerla che hanno già sbattuto dentro Yui e chiuso l'entrata, quindi mi aggrappo alle sbarre e minaccio le guardie.
Poi mi giro verso mia figlia e l'abbraccio, per poi chiederle come sta. Mi rassicura dicendomi che sta bene e mi accorgo poi della presenza degli altri.
«Che diavolo è successo? Da quanto tempo siamo rinchiusi qui dentro? E dov'è Asuna?!» Faccio molte domande ai miei amici e sull'ultima aumento il tono di voce, preoccupato. Mi sono accorto appena mi sono girato che mancava e non riesco a capire il perché. Mi chiedo preoccupato dove l'abbiano portata.
«Non lo sappiamo papà, ma sta bene guarda la sua barra della vita» Alzo quindi lo sguardo e vedo il nome di Asuna con al di sotto un quadratino verde ed accanto tre "z" che rappresentano che sta dormendo. Mi chiedo perché l'abbiano separata da noi però.
Mi vado a sedere davanti ai miei amici, appoggiato a una delle quattro mura che ci circondano. Siamo tutti malconci e spogliati dei nostri equipaggiamenti. Abbiamo addosso soltanto una canottiera nera, dei pantaloni neri e delle scarpe del medesimo colore. Tutto il nostro equipaggiamento è caratterizzato da un lucchetto, segno che in quest'area è impossibile equipaggiarlo, come avviene spesso in locande e simili. Per ovviare a ciò si potrebbe avviare un duello, ma sfortunatamente non si può fra membri della stessa gilda. 'Dannazione, sembrano aver calcolato tutto nel minimo dettaglio, ma chi sono?' Penso, poi mi ricordo del simbolo sulle uniformi e capisco tutto.
«Ragazzi, credo di sapere cosa succede» Spiego tutto ai miei compagni. Mi ero dimenticato di farlo prima, dopo la faccenda col membro che ho ucciso ho preferito eliminare l'accaduto credendo di non avere più problemi e quindi non ho detto nulla per non far preoccupare i miei amici, ma ho commesso un errore. Gli spiego quindi di quel giorno, di quando ho trovato la base, di quando ho ucciso la recluta e di quando mi sono accorto che erano un gruppo interamente dedicato alla lotta contro di me, ma di questa cosa me ne accorgo davvero solo adesso. Li ho sottovalutati, lo ammetto, pensavo fossero soltanto degli stolti dall'imprudenza con cui mi ha attaccato uno di loro, ma adesso mi rendo conto di essere stato io lo stolto.
I miei amici si arrabbiano e io non li biasimo, avrei dovuto dirglielo.
«Dannazione Kirito! Avresti dovuto dircelo! Magari avremmo potuto prevenire il tutto, siamo una squadra dopotutto» Mi rimprovera Klein e io gli do ragione, poi interviene Corvo: «Klein, hai ragione, ma come hai detto tu siamo una squadra e non dobbiamo andarci contro ma dobbiamo collaborare per uscire di qui senza danni. Kirito ha fatto un errore a non dircelo ma ora l'ha fatto e sappiamo tutto, adesso concentriamoci sul come uscire di qui».
Klein mi chiede scusa per l'accaduto e si calma.
Passano un po' di minuti e poi vengono diverse guardie, una per ognuno di noi, a prelevarci.
«Siete invitati al cospetto di sua eccellenza, sentitevi onorati» Le guardie entrano nella cella e ci prendono le braccia, per poi legarci i polsi. Faccio cenno agli altri di non obiettare, non potremmo comunque fare nulla, e quindi loro stanno calmi.
Ho lasciato aperta la finestra delle armi, ma sono ancora sigillate, mi chiedo se sia un effetto delle "manette" e della cella, non mi sembra un luogo protetto.
Ci fanno uscire dalla prigione e il corridoio che la segue è molto lungo e poco illuminato, tanto che una delle guardie fa strada portando con sé una torcia di fuoco.
Dopo un'altra manciata di minuti ci ritroviamo nel salone principale della struttura, il quale è composto da un lungo tavolo circondato da sedie e decorato con una lunga tovaglia rossa, dei calici e diversi candelabri. Dal soffitto pende un grande lampadario che illumina il tutto con delle candele. L'enorme salone è circondato da diverse porte e un portone più grande che probabilmente da verso l'esterno. Davanti a noi invece vi sono due grandi scalinate che portano al piano di sopra e, in mezzo nello spazio che le separa, vi è una porta nera con sopra lo stemma della gilda a proporzioni più grandi.
Ai lati della porta, invece, vi sono due guardie.
Ci avviciniamo alla misteriosa porta e io guardo gli altri con fare curioso, incuriosito da quello che ci aspetta al di là di essa.
Poi ricordo dove ho visto per la prima volta questo posto e mi rendo conto di dove mi trovo: il dungeon del trentatreesimo piano, la foresta oscura.
Ora capisco perché l'uso delle armi è proibito: siamo nella zona sicura.
La guardia che guida il gruppo in fila indiana si scambia rapide parole con una di quelle due che controllano la nostra meta, infine ci fanno finalmente passare.
Ci ritroviamo in una stanza non molto illuminata, eccetto che sui quattro lati delle mura che la compongono, i quali sono completamente avvolti dall'oscurità.
È una stanza vuota, apparentemente, eccetto che per una poltrona girevole, un tavolo di legno con sopra del vino e cinque calici, quattro sedie e una sinistra figura seduta sulla sedia dietro il tavolo.
Con la mia skill di percezione riesco a percepire quattro figure ai quattro lati della stanza ma niente di più, sento solo che sono incredibilmente forti.
Il misterioso uomo fa un cenno con la mano ed ecco che tutte le guardie se ne vanno, lasciandoci soli con lui e le altre quattro figure.
Nella stanza vi è il silenzio, fino a quando l'uomo non inizia a parlare.
«Kazuto Kirigaya, finalmente ci rincontriamo» Il mio corpo si irrigidisce quando sento quella voce, e non riesco più a muovere una sola fibra del mio corpo, riesco solo a pensare all'impossibilità della cosa.
La figura si alza dalla sua postazione e viene verso di noi, poi alza lo sguardo e rivela il suo volto.
Il suo occhio destro è ancora circondato da una cicatrice e anche il suo collo ne presenta una orizzontale.
I suoi capelli sono più lunghi di qualche anno prima ma riesco comunque a riconoscerlo: Sugou Nobuyuki!
«No... Non è possibile! Tu sei-» Inizio a parlare con voce tremolante, ma lui mi stoppa. Non posso crederci, non può davvero essere lui, credevo che finalmente me ne fossi liberato e che non ci avrebbe più potuto dare problemi visto dove si trova.
«In prigione? Oh sì, ma quegli stolti del governo hanno avuto la bellissima idea di dare a noi detenuti un Amusphere, così da farci un po' sfogare in mondi online e tentare di farci riabilitare. Non hanno però considerato la mia abilità informatica. Non c'è voluto molto per aggirare i sistemi dei server del gioco e mettermi nel server ufficiale di Angels And Demons Online insieme ai miei sottoposti. Li potete sentire, sono qui con voi. Ora quegli idioti ci stanno tenendo su un letto di ospedale senza sapere che in realtà siamo nei server ufficiali e non in quelli limitati che ci hanno concesso» Si mette a ridere e io non riesco a crederci, ma ho la conferma che si tratta davvero di lui. Mi chiedo che cosa vorrà mai. Vendicarsi dopo così tanti anni? Solo un pazzo si scomoderebbe così tanto per una stupida vendetta di anni prima, ma alla fine Sugou è questo: un pazzo.
«Qual è il tuo scopo, Sugou?» Gli domando con rabbia.
Provo comunque a trattenermi e lo stesso fanno gli altri, chissà cosa stanno provando anche loro, è meglio evitare uno scontro adesso, chissà che potrebbero farci quei quattro ora che siamo disarmati.
«Oh! Speravo lo chiedessi. Sono qui per distruggere ogni singolo pezzo di te davanti ai tuoi occhi, sono qui per portarti via ogni cosa a cui tieni e farti provare quello che ho provato io!» Esclama urlando le ultime parole davanti alla mia faccia, a qualche millimetro, ma io non mi spavento.
Il mio corpo ora non è più teso come prima, probabilmente era dovuto al fatto che non mi aspettavo che ci fosse lui dietro a tutto.
«E infine ti ucciderò. Ma solo dopo averti fatto provare un'agonia tale da indurti a pregarmi di smettere» La sua voce si fa più cupa, segno che ormai la sua mente è invasa dalla pazzia ed è irreversibilmente corrotta.
«Cosa ti fa pensare che non ti combatterò?» Gli rispondo a tono, ma lui fa una risata e risponde con «E con cosa mi attaccheresti? Io ho una Spada Silenziosa, tu hai cosa? I tuoi pugni?».
Mi fa ricordare che effettivamente non possiamo utilizzare armi qui dentro. Ma nel gioco sono presenti diverse armi rosse, ovvero armi che non vengono rilevate dai sistemi di blocco o di sorveglianza e che possono essere utilizzate praticamente ovunque. Sono armi che spesso vengono utilizzate dagli assassini in quanto i player normali non hanno motivo per utilizzarle. Probabilmente questa zona è una di quelle zone protette, nonostante si trovi in un dungeon, e loro sono gli unici a possedere armi in grado di essere utilizzate. Ma è strano, le armi rosse sono incredibilmente rare, l'arma rossa con più probabilità di essere trovata è un pugnale che non fa poi così tanto danno, ma che può essere intriso di praticamente qualsiasi tipo di veleno e fa il doppio dell'effetto che farebbe su una normale arma.
«Ho trovato il modo di sconfiggerti una volta, lo farò di nuovo» La sua faccia prende un'espressione di disapprovazione, come se stesse schifando le parole che ho appena detto, e poi ordina alle guardie di prelevarci.
«Portateli nella mia stanza e teneteli fermi» Sugou scompare usando un cristallo di teletrasporto e sento il suono di un altro teletrasporto provenire dal piano di sopra, segno che non si è teletrasportato lontano.
Le guardie ci prelevano e ci portano sopra, nella stanza privata di Sugou.
Prima di uscire dalla stanza dove ho incontrato uno dei miei peggiori nemici ho provato a usare una skill di visione notturna per vedere i diversi angoli della stanza ma non ho visto nulla, improvvisamente le figure erano come svanite. Probabilmente hanno usato una sorta di passaggio segreto del quale non sono a conoscenza.
Arrivati nella stanza scopro finalmente dove si trova Asuna: legata al letto di Sugou.
Mi arrabbio più di prima e mi dimeno, ma le guardie mi tengono fermo, così come gli altri, che provano a fare la stessa cosa.
«Giuro che se le hai fatto del male-» Mi blocca di nuovo e la guardia mi fa inginocchiare, seguito dai miei amici i quali, però, si inginocchiano a qualche metro davanti a me, e vengono imbavagliati e tenuti fermi.
«Tu cosa? Non sei in condizioni di fare minacce. Insomma, guardati» Dice Sugou, guardandomi poi con aria disprezzante.
Non riesco a ribellarmi in alcun modo, mi tengono fermo.
«Prima di iniziare ad ucciderli davanti ai tuoi occhi mi divertirò un po' con tua moglie, e voi starete a guardare. Altrimenti le farò un taglio per ognuno di voi che rifiuterà di farlo» Provo ad urlare mentre Sugou taglia lentamente i vestiti di Asuna dall'estremità bassa della maglia verso l'alto ma la guardia che mi tiene fermo mi copre la bocca con una mano. Sugou continua e io mi arrabbio sempre di più, poi mi ricordo.
-Tempo prima, Casa Dei Cavalieri Del Sangue-
Guardo il mio inventario e noto un'arma rossa, precisamente un pugnale.
Vista la natura delle armi rosse penso che sia strano che io ne abbia una, infatti mi chiedo come possa esserne entrato in possesso.
Poi mi ricordo dello scontro di poche ore prima contro il membro di quella gilda misteriosa, quindi immagino me l'abbia dato lui, o che io gliel'abbia rubato poco prima di... Interrompo i miei pensieri e chiudo la finestra dell'inventario, lasciando lì a marcire quel maledetto coltello che tanto non userò mai.
-Presente-
Riesco a richiamare il coltello dall'inventario e, proprio poco prima che Sugou spogli definitivamente Asuna, riesco a liberarmi e faccio un taglio sulla gamba della recluta.
Il veleno è ancora sulla lama, pertanto agisce subito in quanto il taglio è profondo e fa svenire la guardia poco dopo, doveva essere debole.
Sugou si ferma e ordina alle guardie di attaccarmi ma tutte fanno la stessa fine dell'altra, quindi Sugou decide di intervenire di persona. Fortunatamente non ha chiamato quei quattro, anche se è strana come cosa.
«Dannazione, non avevo previsto che potessi avere un'arma del genere, devi averlo preso a quell'insulsa recluta che ti ha attaccato» Sugou tira fuori la sua spada silenziosa. È una spada ad una mano di color rosso scarlatto sull'elsa e con la lama color nero pece, è estremamente rara essendo una spada rossa e probabilmente è intrisa di veleno, quindi devo evitare di essere colpito.
Iniziamo quindi una battaglia nella stanza fortunatamente abbastanza grande da contenerci.
I miei amici sono ancora legati e hanno la bocca tappata, che gli fa uscire solo dei mugolii smorzati, e contano su di me, ma riesco già a vedere Corvo e Klein che provano a slegarsi a vicenda
Sugou parte con un colpo diretto dall'alto verso il basso, quindi scivolo sul terreno per arrivare dietro di lui e riesco a tagliarlo su un polpaccio. Urla di dolore ma non sviene come gli altri, bensì contrattacca con un fendente orizzontale e fortunatamente riesco a parare il colpo col mio pugnale, il quale però si rompe nell'impatto e io mi ritrovo sbalzato a qualche metro di distanza. Sugou ride soddisfatto ma non prevede la mia mossa seguente: do un calcio ai pezzi di pugnale ancora non diventati cristalli, i quali vanno poi a conficcarsi nel corpo di Sugou, iniettandolo direttamente di veleno.
Il suo corpo viene comunque paralizzato e la sua spada cade a terra.
Vedo Klein liberare Asuna e faccio un sospiro di sollievo, lo stesso però non si può dire di Sugou, il quale ha uno sguardo estremamente irritato e arrabbiato.
«Maledetto! Mi hai preso alla sprovvista, ma ora arriveranno loro!» Urla Sugou e probabilmente si riferisce alle quattro figure nascoste.
Aspetto quindi con ansia il loro arrivo, essendo all'oscuro della loro vera identità.
Dopo qualche secondo di silenzio, però, non arriva nessuno e Sugou, irritato, chiama le guardie. Queste ultime, però, vedendoci tutti liberi e vedendo il loro capo battuto scappano impaurite in una scena che oserei descrivere divertente.
«Bene, Sugou, tutti i tuoi sottoposti ti hanno voltato le spalle a quanto vedo. Adesso userò questo cristallo di teletrasporto per aprire una porta verso la prigione del palazzo della prima linea, così sarai ben sorvegliato fino alla fine di questo mondo e programmerò il tuo trasferimento nella prigione del cinquantunesimo piano. A mai più» Lancio quindi il cristallo blu per aria, aprendo poi un portale per la prigione del palazzo della prima linea, e da esso escono due reclute de I Volanti alle quali è stato assegnato il compito di controllare i detenuti, o meglio IL detenuto visto che Sugou è l'unico presente. Ci siamo lasciati sfuggire gli altri quattro ma probabilmente Sugou è quello che più si chiede perché se ne siano andati senza aiutarlo.
«Io tornerò Kirito! E non sarà così facile la prossima volta!» Sugou scompare nel portale urlando una delle sue solite minacce, poi Asuna corre ad abbracciarmi.
«È finita, ok? Ora è in prigione» Tranquillizzo Asuna e le accarezzo la schiena, poi lancio uno sguardo di ringraziamento a Klein per aver liberato tutti.
«Ora non facciamoci domande e lasciamo da parte questa storia, torniamo a casa, mancano solo tre giorni alla battaglia e nove alla distruzione del mondo».
Detto questo usciamo tutti dall'enorme struttura ed equipaggiamo di nuovo tutto quanto, per poi tornare a casa attraverso un cristallo del teletrasporto.
Non riesco a crederci...

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