CAPITOLO 17

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"Allora andiamo?"

"si"

uscimmo da scuola cercando di non farci notare da Carol ma come svoltammo l'angolo lei era lì.

Rimasi pietrificata.Lei non era sola.

"Carol!?"

Riccardo pronunciò il suo nome con incredulità.Lei era impegnata a sbaciucchiarsi con un altro.

"E' un uomo morto."

Si avvicinò sempre più a loro ma io per istinto sentii la necessità di fermarlo e farlo ragionare.Così gli presi una manica e lo tirai verso di me.

"Ehi aspetta aspetta."

Lui si girò di scatto.Eravamo faccia a faccia.Aveva gli occhi lucidi e mi si strinse il cuore a guardarlo così.

"Tu non capisci?. Lei lei mi sta tradendo io devo fermarla"

"no aspetta cerca di riflettere.Si d'accordo ti sta tradendo ma non risolveresti nulla adesso.Fossi in te andrei  a casa mi rilasserei e poi affronterei la situazione."

"Ma stai scherzando?"

A quel punto alzò la voce.

"Sai cosa vuol dire questo? Mi sta tradendo con un altro.Non puoi capire tu."

"ah no?? non posso capire vero?"

Mi tornò in mente la scena patetica che mi si era presentata davanti quel giorno prima di partire.Pablo e Melinda insieme.

Non riuscii a controllare le lacrime,e dopo che scesero le prime iniziai a correre verso l'uscita

Dietro di me sentivo Riccardo che diceva di fermarmi e mi poneva delle scuse.Ma ormai me ne stavo andando e non volevo tornare indietro.

Fuori pioveva.Anzi diluviava.Ma non mi fermai comunque anzi corsi più in fretta sotto gli occhi di tutti gli studenti che stavano ancora uscendo.

Con la coda dell'occhio vidi Lorenzo che mi fissava con uno sguardo triste.Probabilmente aveva capito che qualcosa non andava.

Non sapevo dove stavo andando nè perchè continuassi a correre.Mi sentivo in colpa per quello a cui avevamo appena assistito e triste per la mia vita.Ero solo una vigliacca ecco la verità.

Sapevo solo scappare.

Mi fermai e mi misi seduta su una panchina sotto la pioggia.

Se i miei mi avessero vista avrebbero pensato che fossi matta.

Ad un tratto il telefono prende a squillarmi.Era LUI.

"Pronto?"

"senti scusami per ciò che ho detto.Se ti ho ferita in qualche modo ti prego perdonami.Non ero in me....Ti andrebbe di parlarne a casa mia?? Sta diluviando"

"Non so dove mi trovo adesso"

"Come??"

"Si ero arrabbiata e ho corso senza sapere dove stessi andando.Ora sono sola in una via buia.Ci sono i lampi.Ho paura"

Avevo veramente paura.Era una via silenziosa e buia.Pioveva a dirotto e io sentivo freddo.

La cosa peggiore era che non ero realmente sola.C'era qualcuno che mi stava osservando in fondo alla via.

"Serena stai calma ok ?? Stai calma.Descrivimi la via vengo a prenderti"

"Io..io non lo so..non c'è neanche una fermata qui.Sono su una panchina ma non credo di essere sola"

Ero certa che Riccardo all altro capo del telefono si era spaventato quanto me.

"no..no Serena forse è una tua impressione.Stai tranquilla. Ora..Ora verrò a prenderti. Ricordi che strada hai fatto?"

Stavo per rispondere quando sentii un rumore provenire dal fondo della strada.Era un rumore secco.

Uno sparo.Si era uno sparo.Il mio cuore prese a battere velocemente e la mia testa non ragionava più.Stavo per morire.Era arrivata la mia ora??


QUEL GIORNO DI SETTEMBREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora