17.CAPITOLO: Un bentornato per chi?

139 13 4
                                    

ADÈLE

Rientrammo in pasticceria poco dopo.
Quando avevo cominciato a correre come una pazza, credevo di aver fatto più strada. Invece mi sbagliavo.
Al tintinnio del campanello sopra la porta, Giselle alzò gli occhi dalla sua tazzina di tè e ci guardò.
« Tutto okay? » domandò, fissando i suoi occhi celeste cielo nei miei.
Sapevo che voleva conferma che le cose tra me e Victor fossero di nuovo a posto, così annuii convinta.
« Venite a sedervi qui un'altra volta » ci ordinò quasi, facendo cenno a Dorothée che era in piedi dietro di lei.
La Capo Chef le prese la tazza dalle mani con un mezzo sorriso, e sparì dietro al bancone.
« Mi ha detto Doro che Julie non c'è » iniziò Giselle incrociando le mani sul tavolino.
« Sì » le risposi sedendomi accanto a lei. Il mio fratellastro, si accomodò sulla sedia alla mia destra, quella di poco prima.
« Allora dovrete aiutarmi voi ad organizzare il Dance Welcome Back! » esclamò l'amica di mamma con un sorrisetto che la diceva lunga.
« Il Dance cosa? » Victor alzò un sopracciglio confuso.
« Il ballo di bentornato » lo ripresi.
« Certo che tu e l'inglese siete davvero separati dalla nascita » commentai altezzosa.
Se c'era una materia al liceo in cui prendevo sempre il massimo, era lingua straniera. Più precisamente: la lingua inglese.
E ben presto, avrei dovuto metterla in pratica nella vita reale e la cosa mi procurava un'immensa gioia. Tanti sacrifici, finalmente ripagati!
« Di bentornato di chi? ».
« Imbecille, e anche tarato! Mia madre ha davvero toccato il fondo stavolta! » commentai mettendoci tutto lo sdegno possibile.
Non avevo dimenticato le parole di qualche minuto prima, ma anche il suo modo di prendermi per mano e stringermi era ancora vivido nella mia testa.
Un ricordo che dovevo assolutamente cancellare.
« Il mio bentornato, caro! » rispose Giselle con delicatezza, sorridendo al mio fratellastro.
Victor la fissò con più interesse di quanto mi aspettassi.
Forse stava tentando di capire chi fosse realmente quella donna.
Dopo tanti anni, persino io facevo fatica a giudicare Giselle e ad inquadrarla per davvero.
Mia madre mi aveva sempre detto che era una sua vecchia amica, e che le aveva venduto il locale della sua amata pasticceria quando lei stava passando un brutto momento.
Giselle, dall'altro canto, aveva passato molto tempo lì con noi — le volte in cui ritornava dall'America — e per un certo verso, delle volte, sentivo di poterla considerare davvero come una nonna.
« Ogni volta che torna dai suoi viaggi, Giselle organizza un ballo di bentornato, invitando tutti quelli che conosce. E noi, io e mamma » precisai « le forniamo tutti i pasticcini e le torte di cui ha bisogno » spiegai pazientemente a Victor.
Il ragazzo annuì con il capo, continuando però ad osservare Giselle con una strana espressione. La donna, stava facendo altrettanto.
« Quindi...stai tranquilla! Provvedo io a tutto » mi schiarii la voce, cercando d'interrompere quella serie di sguardi.
La donna finalmente si voltò verso di me.
« Ovviamente...come sempre sei invitata » disse con un sorriso.
« Anche tu, naturalmente » aggiunse, facendo l'occhiolino a Victor.
« Possiamo portare qualcuno? » sopraggiunse lui immediatamente.
Gli lanciai un'occhiata interrogativa.
Giselle lo fissò maliziosa.
« Ma certamente! Portate chi vi va » esclamò allegra.
L'imbecille inclinò lievemente la testa e lo vidi sondare i miei occhi attentamente.
« Bene cara! Non voglio farvi perdere altro tempo! Il ballo sarà sabato sera. Mi aspetto che tutto sia pronto per venerdì » Giselle si alzò con un po' di fatica, ed io le allungai una mano per sostenerla.
« Grazie Èle. Non sono più quella di una volta » commentò con amarezza.
Non le risposi, ma mi limitai ad accompagnarla alla porta.
« Sono contenta che tu sia tornata » le dissi sincera sull'uscio.
« Anch'io bambina mia, anch'io...» mi carezzò la guancia, prima di sparire dalla pasticceria.
« Ebbene...non sarò un genio, ma non riusciremo mai a preparare i dessert per questo assurdo ballo di benvenuto con la pasticceria da mandare avanti » Victor si alzò dalla sedia e incrociò le braccia al petto.
Sorrisi divertita andandogli incontro. Mi fermai a pochi passi da lui e misi su l'espressione più saccente che potessi fare. Imitai la sua stessa posizione e poi parlai.
« Quando Giselle ritorna, e indice questi balli, la mamma chiude "La Bonne Vie" per tre giorni. Quindi, domani ci dedicheremo ai preparativi con tutta calma. E la pasticceria rimarrà chiusa fino a domenica. Con spropositate ore free! » conclusi, marcando quella parola inglese per dare enfasi al discorso.
Era stata solo una settimana, ma avevo bisogno già di una pausa.
L'imbecille mi guardò di sottecchi.
« Quindi vuol dire che non staremo fino a tardi chiusi qui dentro a preparare? » domandò.
Scossi la testa con un altro sorrisetto, quella volta beffardo.
« Potremmo essere liberi dalle cinque del pomeriggio. Se, ci mettiamo d'impegno l'intera mattinata! » aggiunsi poi seria, per chiarire la situazione.
Il mio fratellastro annuì approvando il tutto con un occhiolino.
« Improvvisamente, devo dire che mi piace questo ballo di bentornato! ».

Una pasticceria per DUE (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora