19.CAPITOLO: Forse avrei dovuto chiedere del passato dei miei genitori

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ADÈLE

Quando Victor mi aveva fatto notare che erano quasi le cinque del pomeriggio, avevamo messo in ordine le ultime cose e salutato Dorothèe e Didier.
Ero tornata a casa, mentre l'imbecille prendeva la sua strada per chissà dove.
Mi ero fatta una doccia ed ero uscita per incontrarmi con Maureen, Martine e Jeanne.
« Tesoro, ma come sei pallida! » aveva esordito la mia migliore amica.
« Vuoi dire più del solito! » aveva ribadito Martine stampandomi, sulla guancia cerea, la sua mano minuta e graziosa.
« Ragazze! » mi lamentai, scansandomi da lei con impiccio.
« Sono qui per svagarmi, non per sentire rimproveri! » volli ribadire.
« Nessun rimprovero! Croce sul cuore! » scherzò Jeanne strizzandomi l'occhio.
Passammo il resto del pomeriggio a far shopping e in alcune agenzie di viaggio, poi cenammo in un pub al centro di Sanit Denis.
« Allora ragazze, chi di voi verrà al ballo con me quest'anno? » domandai prima che terminasse la serata.
Quando la sera prima avevamo messaggiato sul nostro gruppo di Whattapp, avevo rivelato loro l'imminente evento.
Maureen scosse la testa.
« Sai che adoro Giselle, ma detesto i suoi balli! ».
« Io sabato devo uscire con quel tizio del Louvre » sorrise maliziosa Jeanne.
Mi voltai verso Martine con un'aria quasi supplichevole.
Ogni volta che Giselle ritornava e fissava quel ballo di bentornato, ognuna delle mie amiche si defilava.
Le prime volte, quando ancora eravamo adolescenti con un sogno romantico in tasca, non aspettavamo altro. Ma dopo aver assaporato l'agrodolce di quella festa per sessantenni, avevamo stabilito — senza bisogno di parole — che il ballo di bentornato era una vera e propria rottura.
« Credo che forse...» cominciò Martine aggrottando la fronte
« Forse potrei...» le gettai le braccia al collo prima che terminasse, e per poco non caddi dallo sgabello sul quale sedevo.
« Grazieeee!! » gridai forte, stringendola.
« Adèle non respiro » mugugnò la mia amica, stritolata nel mio abbraccio riconoscente.
Mollai la presa e le sorrisi.
« Vedrai che non te ne pentirai! » esclamai entusiasta, sapendo però che non ci sarebbe stato niente di diverso dagli altri anni. E che quindi: ci saremmo solo annoiate.
« Mmh » mormorò Martine scettica, lanciando uno sguardo complice a Jeanne e a sua sorella.
Tutte e tre, poi, scoppiarono a ridere.
La serata terminò verso mezzanotte.
Rientrai a casa in punta di piedi, e beccai mio padre in vestaglia che sgranocchiava muffin.
« Ehi » sorrisi andandogli incontro e stampandogli un bacio sulla guancia.
« L'imbecille è già tornato? » domandai prendendo una tortina anche per me. Mio padre scosse la testa.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, poi mi decisi a parlare.
« È ritornata » mormorai spiluccando il mio muffin al cioccolato.
« Lo so » rispose lui alzando i suoi occhi nei miei.
« Ci ha raccontato delle cose » cominciai, improvvisamente a disagio. Non potevo credere che Julie aveva tradito il padre di Victor per mettersi con il mio.
Pierre non rispose, ma si limitò a mandare giù l'ultimo pezzetto del dolce che stava mangiando.
« Papà, lei ha detto che la mamma ha lasciato Jean per te » dissi d'un fiato.
Lui non rispose, mi prese il mento tra le mani e si sporse in avanti.
Mi baciò la fronte e sorrise come solo lui sapeva fare.
« Tua madre ha avuto un'adolescenza piuttosto incasinata » la giustificò. Dopodiché, uscì dalla cucina, e mi lasciò sola a rimuginare.

La mattina dopo, a colazione, io e Victor non ci rivolgemmo la parola. Entrambi eravamo immersi nei nostri pensieri, e non sopportavamo l'idea di dover discutere tra noi.
Così arrivammo in pasticceria in rigoroso silenzio. Ci mettemmo subito a lavoro — ognuno a far quello che doveva — e così mi ritrovai a ripensare alle parole di Giselle e di mio padre.
Non mi era mai importato molto sapere il passato dei miei. Nemmeno quand'ero piccola.
Credevo che avessero avuto una vita normale e tremendamente noiosa.
In fondo, era un po' quello che pensavano tutti i figli dei propri genitori.
Eppure, in quel momento, mentre impastavo per preparare i Macarons — tipici biscotti francesi — il pensiero di non conoscere le origini dell'amore di mamma e papà, mi logorava dentro.
Quando li infornai e m'immaginai un'ipotetica conversazione con mia madre su quell'argomento, la voce dell'imbecille mi riportò alla realtà. Proveniva dal magazzino.
« Arrivo! » sbuffai subito.
Ma per una volta, non poteva semplicemente ignorarmi?

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SPAZIO "Promo Grazie❤️"

PiccolaStark 🙃😬🙃

Una pasticceria per DUE (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora