21.CAPITOLO: Uno sguardo al passato e uno sguardo dal presente

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ADÈLE

Mi gettai al letto senza più un briciolo di forza.

Dopo aver terminato gli ultimi preparativi alla pasticceria, avevo mollato Victor e i fratelli Perrin per uscire con Martine.
« Allora...dove si va per cercare questi vestiti? » aveva esordito la mia amica tutta contenta non appena ci eravamo incontrate in centro.
Ci eravamo date appuntamento la sera prima, per fare un giro nei vari negozi di abbigliamento e trovare qualcosa di elegante e di adatto ad un ballo di bentornato.
Non ero una fan degli abiti da cerimonia, ma cercare qualche capo sofisticato ogni tanto, era una cosa abbastanza divertente.
Soprattutto, se avevi soldi da spendere e non dovevi limitarti.
Le prime entrate della pasticceria non erano state propriamente sostanziose, ma con la venuta di Giselle, tutto era cambiato.
Pagava sempre il doppio per quell'evento che dovevamo organizzarle.
E anche quella volta, metà della quota, potevamo intascarla noi.
In quel frangete - in assenza della mamma - parte era andata a me e parte a Victor.
Mio malgrado.
Con Martine vagammo tutto il pomeriggio scherzando, chiacchierando, provando un mucchio di abiti, e sgranocchiando talmente tanti di quei stuzzichini, che mi domandai come sarei potuta entrare nel vestito appena comprato dopo quella scorpacciata.
L'avevo scelto rosso scarlatto, con corpetto, scollatura a V, e un tulle vaporoso, corto fino al ginocchio.
Era costato fin troppo, ma mi ero lasciata convincere dalla mia amica e così alla fine l'avevo acquistato lo stesso.
« Vedrai che non te ne pentirai! » aveva strillato eccitata Martine.
Lei aveva comprato un abito lungo fino alle caviglie, azzurro con sfumature bianche in vita e sull'orlo.
Le stava d'incanto con le more ciocche ondulate che le ricoprivano la fronte e le incorniciavano il viso perlaceo.
Tornata a casa dopo cena, stremata, mi ero gettata direttamente faccia in giù sul cuscino.
Completamente vestita. Avevo tolto solo le scarpe.
Avevo lasciato cadere la borsa e le buste delle compere sul pavimento, ed ero scivolata sul materasso morbido, desiderando di essere già in pigiama sotto le coperte.
Probabilmente mi addormentai in quello stato; perché quando riaprii gli occhi, la camera era ancora invasa dalla luce del lampadario ed ero ancora vestita come quella mattina.
Mi alzai grugnendo infastidita, desiderosa di farmi finalmente una doccia calda e tuffarmi nuovamente nel mondo dei sogni.
Inciampai però nella mia borsa, e per poco non finii con la fronte contro il comodino ai lati del baldacchino.
« Maledizione » borbottai afferrando il manico, e alzandola da terra con stizza.
Nel mentre, fogli stropicciati, giallicci e tremendamente vecchi, fuoriuscirono dalla tasca laterale volando sul pavimento come piume, ricordandomi solo in quel momento, cosa era successo nella cella frigorifera del "La Bonne Vie" quella mattina.
Mi sedetti sul bordo del letto e afferrai uno di quei pezzi di vita passata, immergendomi per un attimo nella sua lettura.
Immedesimandomi, solo per un istante, nei panni di quella giovane ragazza.


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VICTOR


Dopo aver sistemato le ultime cose, finalmente mi ero sganciato da "La Bonne Vie", ed ero riuscito a raggiungere Sèb al campetto comunale di Basket, dove mi stava aspettando con impazienza.
Ero arrivato in ritardo per la partita, e soprattutto stremato.
Non mi ero ancora abituato ai ritmi della pasticceria.
« Ti vedo spompato! » mi aveva preso in giro Louis non appena ero entrato in campo.
Louis era un energumeno della squadra avversaria che non avevo mai sopporto.
« Sono in forma. Non preoccuparti! » avevo ribattuto beffardo, prima di fare un canestro da tre punti e lasciare tutti a bocca aperta.
Dopo la partita eravamo andati a bere qualcosa con la squadra, e Sèbatien mi aveva informato che Nicole doveva ancora andar via da casa sua.
« In genere scappa subito » aveva commentato il mio migliore amico pensieroso.
« Evidentemente deve rompere le palle a me stavolta! » gli avevo risposto irritato che la mia ex fosse ancora in città.
« Spero solo che non combini i suoi soliti casini! ».
Sèbatien era molto preoccupato per sua sorella. Sapeva bene che c'era qualcosa sotto se Nicole non era ancora andata via da Parigi.
Nonostante non fossi propriamente la persona giusta per tranquillizzarlo, lo feci ugualmente, ricordandogli - per smorzare la tensione che sentivo crescermi dentro - che il giorno dopo ci sarebbe stato quello stupidissimo ballo di bentornato a cui andare.
« Sarà divertente! » esclamai convintissimo, invece, che ci saremmo annoiati a morte.
Ma Sèbatien aveva sorriso divertito, ricordandomi perché era da sempre stato il mio migliore amico.
Ritornato a casa, avevo fatto una doccia veloce, saltato la cena con il Signor Dubois, e mi ero immerso completamente nella lettura di quelle antiche pagine di diario.


Una pasticceria per DUE (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora