20.CAPITOLO: Pensieri di un altro tempo

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Soundtrack VERSIONE BREVE da ascoltare leggendo le pagine trovate:

VICTOR

Erano pagine di un diario.
Pensieri intimi, di qualcuno vissuto molto tempo prima.

Dicembre 1943 Parigi

L'occupazione continua.
Mrs.Blanc dice che se qualcuno dovesse scoprire i miei scritti, finirei davanti al plotone d'esecuzione. E me lo meriterei.
Mi bacchetta le mani quando mi trova con il quaderno tra le braccia.
Scrivo sotto le lenzuola, al buio, senza vedere come é la mia scrittura.
A scuola ero la più brava. Anche la maestra lo diceva.
A volte vorrei chiedere a Mrs.Blanc come potrebbero scoprire questo mio quaderno.
Gli ufficiali non badano a noi. Loro pensano solo alla guerra e a mantenere il controllo su Parigi.
Vorrei che quest'inverno finisse per sempre.
Vorrei poter rivedere la mia famiglia.
Mi manca tanto mia sorella.

« Si può sapere perché diavolo mi hai chiamato? Sai che quando sono impegnata non voglio essere disturbata...» sentii la voce della Ranocchia raggiungermi nel magazzino.
Le scale cigolarono al suo passaggio, e capii che era scesa con un po' troppa foga.
Evidentemente aveva qualcosa che la preoccupava, ed io non ero la persona migliore per fargli passare il nervoso.
« Ma cosa diamine...».
Il viso di Adèle fece capolino nella cella frigorifera, scrutando tutto il macello che avevo da poco combinato.
I suoi occhi si posarono sulla mensola distrutta, sul buco nel muro e poi si piantarono nei miei, come due palle incendiarie.
« Hai...hai distrutto tutto?! » esplose furiosa.
« A parte che ho buttato giù solo una mensola, che per poco non mi fracassava il cranio » puntualizzai indicando la mia povera nuca ancora sanguinante « e poi non capisci! Guarsa cosa ho trovato! » conclusi, sventolandole davanti i fogli ripiegati che avevo pescato dal buco nel muro.
Adèle arricciò il naso e scosse le spalle per un brivido di freddo.
« Perché sei seduto nella cella frigorifera? » mi chiese poi, come se si fosse accorta solo in quel momento di dove mi trovavo.
Mi massaggiai la testa.
« Ero troppo curioso di sapere cosa c'era scritto » le risposi alzandomi piano.
Per un breve momento, la stanza parve girarmi, e vacillai. Ma esili mani, agguantarono le mie braccia per stabilizzarmi.
Alzai lo sguardo in quello della Ranocchia, e rimasi stupito da quel gesto così inaspettato e intimo.
Adèle si accorse dell'elettricità che sembrò passare tra di noi, e mollò subito la presa.
« Sembri ubriaco » esclamò brusca.
« Te l'ho detto che ho battuto la testa » ripetei senza mai smettere di fissare i suoi occhi. Lei fu la prima ad abbandonare il contatto visivo, voltandosi per uscire dalla cella frigorifera.
La seguii a passo malfermo.
La nuca doleva, e il magazzino ancora non accennava a fermarsi.
« Allora? » domandò l'invasata imperiosa, quando si accomodò nell'unico punto libero del tavolo di metallo, proprio al centro della stanza.
« Ho trovato questi » dissi allungandole i fogli e sistemandomi accanto a lei.
Adèle alzò un sopracciglio scettica.
« Dove? »
« Te l'ho detto. Nel buco lasciato dalla mensola » risposi fissandola mentre soppesava i fogli con un'attenzione e una curiosità quasi palpabile.
« È scritto in francese » mormorò piano, sfogliandoli ad uno ad uno.
« Una scrittura molto elementare, ma ben leggibile » commentò scuotendo la testa.
« Ma di chi sono? »
« Guarda la data » indicai sul primo dei fogli che avevo letto.
« Dicembre 1943 ».
Poi prese quello successivo, e cominciò a leggere.
La sua voce era delicata ed espressiva mentre s'immergeva in pensieri di un altro tempo.
Rimasi incantato da quello che vidi sul suo volto.

Gennaio 1944

Ho un anno in più.
Ma non abbiamo festeggiato.
Non c'è da festeggiare con questi invasori, dice Mrs.Blanc.
Forse ha ragione.
Ieri in piazza gli ufficiali accoglievano altri di loro, solo più giovani.
Mi chiedo se finiranno mai di arrivare.

« Oh mio Dio. Che angoscia » mormorò Adèle alzando gli occhi nuovamente nei miei.
« Com'è possibile che sono stati nascosti qui? » disse persa nei suoi pensieri.
« Se non lo sapete voi » feci spallucce.
« Non credo che la mamma ne sappia qualcosa » mormorò scuotendo la testa.
« Potresti chiederglielo. Quando mai ritornerà » aggiunsi sarcastico, ripensando a lei e a mio padre in giro per i Caraibi.
« Oppure...» le sue labbra si aprirono in un piccolo sorriso entusiasta
« potremmo chiedere a Giselle! In fondo era suo il locale prima di essere di mia madre. Nostra...» si corresse subito, a disagio.
Distolsi lo sguardo improvvisamente nervoso.
« Cos'è? Adesso ti è passato il malumore? » sbottai ironico per cambiare argomento.
La Ranocchia strinse gli occhi e mise su lo sguardo più omicida del mondo.
« Perché non ti fai i fatti tuoi? E poi...è tutta colpa tua questa situazione! » disse a denti stretti.
Annuii abbozzando un sorrisetto amaro, cercando di ricacciare in dentro il disgusto che provavo per Julie e i suoi casini.
« Sicura? Perché mi sa che il problema è sempre stato tuo padre! » sputai velenoso.
Vidi Adèle stringere forte i fogli e tentare di non scoppiare.
« Torna a lavorare » disse solo, alzandosi e avviandosi verso le scale.
« Ehi! » la chiamai irritato « Quelli li ho trovati io! » le urlai andandole dietro.
L'invasata divise le pagine in parti quasi uguali, e me ne diede una metà.
Poi, senza dire un'altra parola, uscì dal magazzino con un diavolo per capello.

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SPAZIO "Promo Grazie❤️

Di: jessydimauro

Di: jessydimauro

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