Capitolo 13

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Entrati nella hall, Piero decise di lasciare andare da sola Angelica alla reception tenendola sotto controllo da lontano. 

L'avrebbe salutata davanti all' ascensore sperando che lei lo invitasse ad incontrarsi domani così da recuperare in parte il tempo perso.

-'il badge della 49, grazie' – chiese lei distrattamente al receptionist di turno

-'una bellissima donna perché va in giro da sola?- chiese l'uomo soffermandosi a guardarla più del dovuto senza tra l'altro darle la chiave elettronica. 

Angelica , visibilmente a disagio da quella inopportuna domanda, si voltò dove aveva lasciato Piero incrociando per un secondo il suo sguardo.

-'possibile non abbia trovato nessuna compagnia maschile una così attraente donna napoletana?' – continuò imperterrito l'uomo alla reception che intanto aveva aperto il registro dei clienti per leggere le informazioni sull'ospite della 49.

Mentre Angelica pensava a come farsi dare quella fottuta chiave , si sentì cingere i fianchi

-' amore qualche problema?- chiese Piero in maniera troppo suadente mentre sfregava con il naso il suo orecchio sinistro.

Notando che Angelica tardava a ritirare la chiave e ricordando lo sguardo imbarazzato che lei gli aveva rivolto qualche minuto prima, il tenore aveva sospettato ci fosse qualche problema con il receptionist e aveva deciso così di avvicinarsi e agire.

Lei trasalì a quel contatto inaspettato, sapeva che era tutto una messinscena per mettere fine alle sconvenienti avances del receptionist ma intanto quel gesto aveva pericolosamente infiammato il suo basso ventre. 

Senza capirci più nulla, si limitò a scuotere leggermente il capo in segno di diniego. 

Il receptionist, capendo da solo che la donna aveva una compagnia maschile, si limitò a consegnarle la chiave augurandole una fredda e acida 'buonanotte'. 

I due si allontanarono dal bancone alla volta dell'ascensore senza proferire parola, mentre lui le cingeva i fianchi.

Arrivati di fronte all'ascensore, Angelica digitò il pulsante per far aprire le porte.

-'stanotte chiudi la porta a chiave e per i prossimi giorni fai l'impossibile per non restar mai da sola'- si raccomandò un tesissimo Piero, non gli piaceva quell'uomo e non era sereno al pensiero di doverla lasciare da sola-'non mi piace quella persona – continuò, come se non si fosse capito-'ti accompagno in camera, e poi me ne vado' – sentenziò senza attendere alcun parere da parte dell'interessata.

Senza voltarsi una sola volta, aspettarono entrambi l'arrivo dell'ascensore, lui teso e preoccupato, lei desiderosa e irresponsabile. 

Non appena le porte si chiusero al suono del 'click', Angelica si prese giusto il tempo di digitare il piano prima di voltarsi e avventarsi su quelle morbide labbra che quella sera aveva ardentemente desiderato.

Preso alla sprovvista, Piero si rifece subito e prendendola per i fianchi la incastrò tra la parete metallica dell'ascensore e il suo corpo. Pochi minuti e l'ascensore arrivò al piano. Piero si staccò da Angelica appoggiando la fronte sulla sua con un leggero affanno dovuto alla foga di quel bacio.

-'resta con me stanotte' – chiese lei rivivendo il deja vù della loro prima notte insieme iniziata sempre con questa medesima richiesta. 

Non ci fu bisogno di alcuna risposta da parte di Piero, il suo sorriso parlava da sé.

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