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Sceso dal pulman, Eren si trovo dinanzi ad un edificio rosa carne, tempestato di finestre che permettevano di vedere i banchi.
"Che ansia" pensava in continuazione il castano.

La sua classe era la 1A del Marketing, non doveva sbagliare.
Entrò nell'edificio, trovandosi un cartellone enorme appeso al muro.
Vi erano segnate tutte le classi e i piani dove si trovavano.
La sua era collocata al primo piano, aula 119.
Bene doveva solo trovarla... Non si poteva dire che fosse un gioco da ragazzi, ma ci poteva riuscire.

Una mano li si poggiò sulla spalla, facendolo sobbalzare.
Voltò appena il viso per poter scorgere la persona che si era portata accanto a lui: Jean.
Fece per andarsene, ma la stetta ferrea del biondo glie lo impedí.

-in che classe siamo?-
Furono le prime parole che gli rivolse dopo il litigio.
Era felice di sentirlo, ma era anche consapevole che non sarebbero mai tornati quelli di un tempo.

Tornò con lo sguardo verso il cartellone, per poi assottigliare lo sguardo portandolo nuovamente verso il ragazzo.

-cercatela.-
Fu l'unica cosa che gli rispose, prima di dirigersi verso le scale.

Il ragazzo, che stava solo cercado un argomento di cui parlare con il castano, ci rimase davvero male sentita la durezza di quell'unica parola.
Dopo due mesi e mezzo, quella fu l'unica parola che gli rivolse.
Faceva male, piú di quanto lo facesse averlo perduto.
Sapeva bene che questo casino era colpa sua.
Ma voleva almeno chiaccherare con quello che era il suo ex migliore amico.

Il castano arrivò in classe e si sedette in prima fila vicino alla finestra.
In prima fila non perché fosse un secchione o non ci fossero altri posti vuoti, sapeva benissimo che Jean si sarebbe messo in ultima fila a sonnecchiare.
Aveva sentito una nota di felicità quando il ragazzo aveva posato la mano sulla sua spalla, ma credeva che la cosa non fosse reciproca.

Quando Jean arrivò in classe, affiancato dal corvino, notò subito il posto scelto da Eren capí che non lo voleva vicino.
Fece un sonoro sbuffo e sedette due banchi dietro il ragazzo, sempre seguito da Marco.

Osservò Eren fare amicizia con la ragazza che era seduta accanto sul pullman.
Si ritrovò ad essere geloso della corvina che, in quel momento, si reggeva al braccio di Eren, continuando a ridere per una qualsiasi parola del castano.

-Cagna- ringhiò piano, sperando di non farsi sentire da nessuno.

-cos hai detto Jean- chiese Marco nel posto accanto al suo.
Il modo in cui lo chiese fece venire un conato di vomito a Jean.
Non sopportava i modi in cui il corvino gli chiedeva le cose.
Li trovava troppo sdolcinati, ma sapeva che, se fosse stato Eren ad usare lo stesso tono di voce, si sarebbe sciolto a tali parole.

-niente, niente- tagliò corto lui, giusto per levarselo dai piedi.
Tornò a fissare il castano che si era girato a parlare con un ragazzo, che all'apparenza sembrava una ragazza, dietro il suo posto.

Jean si blocco a fissare gli occhi color smeraldo del castano.
Ricordava ancora quando quei occhi si illuminavano davanti a lui, per una battuta o per un'azione reputata magnifica dal castano.

In quel momento arrivò il primo professore di una lunga serie di docenti che si presentarono durante la giornata.

Eren guardava fuori dalla finestra, sentendosi continuamente osservato.
Di fatti Jean non prestava piú attenzione alle parole del vicino di banco, rimanendo incantato a fissare Eren. Si era sempre chiesto, in quel momento piú di tutti, che cosa passasse nella testa del ragazzo.

Dopo la loro litigata si era subito pentito. Sapeva che quello era il modo migliore di starli lontano. Se stavano troppo vicini si doveva sempre trattenere dal saltarli addosso e riempirlo di baci. Ma dopo la lunga discussione capí che, forse, era meglio prima.

Prima riusciva a vedere il suo bellissimo sorriso, che veniva dedicato solo a lui.
Sentiva che quel sorriso apparteneva a lui, ma che, come uno stupido, aveva gettato via.

Aveva fatto la cazzata piú grande della sua vita. E non riusciva a porne rimedio.

Quando le ore di lezione finirono, Eren si diresse verso la fermata del pullman accompagnato dalla ragazza corvina di nome Mikasa.
Li piaceva la sua compagnia e anche quella del ragazzo biondo dietro di lui, di nome Armin, non lo infastidiva.

Saliti sull'autobus, Eren si sedette nello stesso posto della mattina ancora vicino a Mikasa.
Jean, per tenerlo meglio d'occhio si sedette nei posti dietro ai due.
Ad Eren non era sfuggito questo dettaglio, ma fece finta di niente.

Scesero alla stessa fermata e fecero il tratto di strada, fino a casa, insieme.
Abitavano nella stessa via, erano quasi vicini di casa e ciò permise a Jean di restare pochi minuti insieme al castano da solo.

Jean vide il castano aumentare sempre di piú il passo.
Era palese che volesse stare il meno tempo possibile col vecchio amico.
Jean sapeva bene che tutto questo era unicamente colpa sua, ma voleva veramente sistemare le cose.

Avvelocizzò il passo, trovandosi al fianco del castano.
Poggiò una mano sulla sua spalla per farlo rallentare.

-mi stai evitando?- chiede con una nota di tristezza. Li mancava da morire. Il suo piccolo Eren.

-non eri tu quello a cui facevo schifo?-chiese freddamente il castano.

Entrambi stavano male.
Ed entrambi non si accogevano del dolore che provava l'altro.

Ti odio per starti lontano || Jean x Eren ||  ||in Pausa||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora