-12-

447 47 2
                                    

Jean rimase piantato davanti la porta del piú piccolo per tutto Il pomeriggio. Non capiva cosa avesse causato l'odio di Eren nei suoi confronti e non poteva nemmeno immaginare la gravità della situazione.

Eren era stato stuprato e lui non lo sapeva. In realtà il castano gli aveva riferito l'accaduto, ma il povero Jean non lo poteva compremdere fino in fondo.

Rimaneva attaccato a quel pezzo di legno lavorato che metteva in comunicazione il corridoio della casa alla camera del castano, unica sua ragione di vita. Eppure quella via di comunicazione era bloccata. Quella maledetta porta gli impediva di abbracciare il suo piccolo Eren e consolarlo.

Aveva tentato disperatamente di sfondare la porta, ma Eren mise, saggiamente, un mobile ad impedire l'apertura di essa.

Parlando del castano... Se ne stava vicino alla finestra a guardare fuori. Sapeva della presenza dell'altro ragazzo al di là della porta e ciò lo terrorizzava. Non riusciva a credere a quello che era successo. Anche se i suoi ricordi erano abbastanza confusi, e ciò lo faceva dubitare di se, aveva paura di rivedere il biondo.

Avrebbe voluto scappare, ma non riusciva. Per tutto il periodo in curi era stato fidanzato con Jean si era sentito amato. Avrebbe voluto urlare al mondo intero il suo amore per quel ragazzo.

Perché sí.
Nonostante lo avesse accusato di essere uno stupratore lo amava, piú di qualunque altra cosa.

Ma per quanto lo amava non sapeva davvero cosa fare. Solo una porta li divideva. Avrebbe potuto aprirla, ma non ne aveva il coraggio. Questa situazione doveva essere risolta però. Non poteva certamenate rimanere in camera sua a piangere. Doveva affrontare la questione, per quanto poteva essere dura per lui doveva farlo.

Tirò fuori l'ennesima sigaretta dal pacchetto blu cielo. Non l'accese subito senza pensarci due volte, ma la guardò. Anche se non si esprimeva piú a riguardo a Jean non piaceva quel vizio preso dal castano.

-forse... Forse dovrei aprirgli la porta... E farlo parlare.- aveva iniziato anche a parlare con gli oggetti e si dava anche dello stupido per questo, ma li non c'era nessuno con cui paralre del problema.

-non sono nemmeno piú sicuro che sia stato lui.- e quello che diceva era vero. Pensateci... Quando si parla con oggetti senza avere la musica accesa non si può fare a meno di dire tutta la verità.

-Jean... Che stà succedendo? Io non capisoco... Che cosa é successo?- Eren non capiva piú niente. Aveva perso la sicurezza in se e in quello che ricordava. Forse Jean non centrava davvero niente, forse lui era quí per amore.

Eren aveva preso una decisione. Rimise la sigaretta nel suo paccetto che ripore su una mensola in alto. Si avvicinò alla porta e la osservò assieme al modiletto che contenevq le scarpe. Poteva sentire il fiato di Jean dall'altra parte. Lui era lí per lui e anche dopo mille dubbi in quel momento lo capí. I suoi ricordi erano piú confusi di prima e, anchr se essi raffiguravano Jean, sapeva che non poteva essere stato lui.

Poggiò la testa sul legno freddo. Lui amava Jean e Jean amava lui. Adesso lo sapeva veramente. E questa era l'unica certezza che gli serviva in quel momento.

Tolse il mobile da davanti la porta e si appoggiò sopra con tutto il corpo. Sorrire tra se e se, anche da dietro quel pezzo di legno riusciva a sentire il profumo di Jean. Lui era lí, e ci sarà sempre stato per lui.

Avrebbe voluto spalancare la porta e saltarli addosso, ma era difficile. Tremendamente difficile.

Ti odio per starti lontano || Jean x Eren ||  ||in Pausa||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora