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Impiegarono solo mezz'ora (ho un dilemma esistenziale... Mezz'ora si scrive con l'apostrofo o no... Vi scongiuro, ditemelo!) a finire quei tre o quattro esercizi di matematica. Dovettero scervellarsi entrambi per riuscirli a risolvere, ma, alla fine, ci riuscirono.

Se la cavavano nella materia, ma dopo 3 mesi senza fare niente fu un po' difficile.

Non rimisero nemmeno in ordine i quaderni, che iniziarono a giocare a qualche videogioco che Eren aveva comprato durante l'estate.

Jean si era ritrovato molto spesso a fissare il volto concentrato del castano, perdendo subito nel gioco del momento.

Alcuni di voi staranno pensando "sono tornati amici amiciosi? Come se niente fosse?". Mi dispiace, ma no...
Quel pomeriggio si poteva sentire una certa tensione. Tensione che pochi mesi prima non si sentiva.

Ad entrambi dispiaceva. Ma sapevano che, per tornare come prima, l'inizio non sarebbe stato affatto facile. Il fatto che non si lanciavano piú frecciatine ne era la prova.

Erano appena le 4 del pomeriggio, quando il cellulare di Jean iniziò a suonare.
Lo afferrò e lesse il display il nome di chi lo cercava: Marco.
Rimase a fissare l'aggeggio, sotto lo sguardo stranito del castano.

-che fai? Non rispondi?- chiese innocentemente.
Jean ingoiò a vuoto, per poi accettare la chiamata e portare il telefono all'orecchio.

-pronto?-

-Jean!- urlò il corvino dall'altra parte. Urlò talmente forte che persino Eren lo poté sentire.

-che fine hai fatto?- chiese subito dopo Marco.

-sono a casa di Eren. Perché?- domandò Jean, guardando il castano seduto alla sua sinistra, come se fosse la cosa piú ovvia al mondo.

-come mai sei da lui? Dovevi venire a casa mia per fare matematica, per poi uscire insieme.- usò un tono rimproveratorio per l'ultima frase. Non voleva che Jean freuentasse altre persone, all'infuori della sua comitiva. E, se parlava con gente nuova, lui voleva sempre essere presente. Aveva paura che qualcuno facesse innamorare il suo adorato Jean.

Il biondo sospirò rumorosamente, se l'era scordato.

Almeno aveva trascorso un po' di tempo con Eren.

-si, si. Arrivo.- attaccò, senza lasciare il tempo al corvino di salutarlo, lo avrebbe visto da lí a poco, anche se non si salutavano andava bene ugualmente, no?

Si voltò verso il castano, vedendolo col chino capo.
Ebbe subito una morsa al cuore. Era tentato di richiamare Marco per dargli buca, ma, conoscendolo, sarebbe venuto sotto casa di Eren per controllarlo.

-Eren... Io- non riuscí a finire la frase, le parole li perirono in bocca. Non sapeva veramente cosa fare. Avrebbe voluto stare cosí tanto con Eren, ma sapeva che Marco non perdonava. A lui non sarebbe successo niente, ma per Eren non ne era del tutto sicuro.

-tranquillo Jean.- il castano prese la parola, alzando poi il volto per vedere meglio Jean.

-é meglio se vai ora- gli faceva male il petto. Anche lui, avrebbe dato di tutto per stare col biondo. Ma credeva di essere d'intralcio tra una presunta relazione tra Jean e Marco. Per quanto fosse felice che Jean avesse trovato la sua anima gemella, non sopportava che ad esserlo fosse proprio quel Marco.
Non che gli stesse antipatico, probabilmente era geloso, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Nemmeno a se stesso.

Ci mise un po', prima di lasciarlo solo, poi però uscí dalla casa di Eren.
Ma quando arrivò alla fine della strada si voltò verso di essa.
E lo vide lí, seduto sulla sua finestra con le gambe appoggiate al muro esterno. Probabilemente stava di nuovo fumando.
Non resistette piú. Gli corse in contro. Saranno stati 50 metri, niente di troppo faticoso, ma gli sembrarono i piú lunghi e faticosi della sua vita.

Arrivò finalmente sotto casa del castano ansimante. Prima di parlare riprese fiato, alzò la testa, notando che Eren era concentrato a guardare l'orizzonte.

Stava guardando malinconico il loro albero. Si chiese se anche Jean aveva mantenuto la promessa di non andare con qualcunaltro lí. Probabilmente ci aveva portato Marco almeno una volta. Non ci sperava, ma credeva fosse cosí.

Una lacrima gli rigò la guancia leggermente arrossata. Era stato male nei mesi precedenti, ma sapere che Jean lo aveva in qualche modo sostituito, gli faceva ancora piú male.
Non capiva la natura di questo sentimento.

Sentí un urlo. Qualcuno li vicino aveva gridato, ma lui quasi non lo aveva sentito. Ne seguirono altri, ma sempre ovatti alle sue orecchie.
Riuscí a riconoscere la voce: Jean.

Cercò di convincersi che la voce era tutto frutto della sua immaginazione, Jean non avrebbe mai sostituito Marco per lui.

Jean, nel mentre, Continuava a chiamarlo. Non solo non riceveva risposta, ma lo vedeva sempre di piú deprimersi. Era disperato e non sapeva che pesci prendere.

La prima cosa che gli venne in mente fu quella da lanciarli un sasso, cosa che fece. Colpí la mano del castano ferendola.

Il ragazzo parve riprendersi dal suo stato di trans.
Scosse la testa, come per mandare via tutti i pensieri che si erano affollati nella sua mente.

Si guardò la mano ferita, per poi spostare lo sguardo verso il colpevole. Con suo stupore vide Jean vicino al cancello.

Si voltò per controllare la camera, non c'era niente che appartenesse al ragazzo. Non riusciva a comprendere il motivo della sua presenza.

-Jean..? Che ci fai quí?- chiese titubate il castano. Aveva paura di ricevere una qualsiasi risposta.

-vuoi venire con me?- furono le prime parole che gli balenarono in tensta... In realtà, le prime erano state "ti amo, voglio stare con te!" ma non gli sembrò il momento adatto per dirglielo.

-Perché? Dove vai?- domandò stranito Eren.

-andiamo al nostro albero- rispose soltanto.

Ti odio per starti lontano || Jean x Eren ||  ||in Pausa||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora