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|Rabbia

Cosa ci fa questa qua?

《Sono venuta qui per te.》

Non voglio nessuno!
Mandatela via!

E si mise a piagniucolare come un bambino.

《Ti prego, ascoltami.》

Le sue lacrime smisero improvvisamente di cadere. Pensai fosse una cosa positiva: "Magari ora potremo parlare". Che sciocchezza.
Lo sguardo innocente che aveva poco prima si trasformò in uno crudele, esaltato.

Chi ti ha detto che puoi prenderti tutta questa confidenza? Ti ho dato forse il permesso? Tornatene da dove cazzo sei venuta!

Detto ciò prese una sedia accanto a lui e la scaraventò con una forza disumana contro il muro, a pochi centimetri da me. La rabbia traspariva chiaramente dal suo viso e dalle sue azioni.
Rimasi paralizzata. Lui si sedette per terra, in un angolo, e notai che stava tremando. Sapevo che quel ragazzo aveva degli sbalzi d'umore assurdi, ma mi risultò comunque inaspettato.
I due sistemati accanto alla porta si resero finalmente conto di non avermi aiutato, quindi scattarono al mio fianco. Uno mi prese per il braccio, mentre l'altro teneva il mostro.
Mi portò fuori con neanche troppa delicatezza, e mi fece sedere in quella che pareva una sala d'attesa.
Un uomo sulla quarantina, vestito elegantemente, venne da me poco dopo.

《Signorina, mi dispiace che il suo primo giorno sia andato così. Sappia che questo è un caso molto particolare, e se non vuole continuare noi non-》

《Come? Tutto qui?
Non continuiamo oggi?》

《No. Il paziente non riceverà nessun
altro per oggi. Ci vediamo fra qualche giorno.》

Per poco non scoppiai a piangere anch'io. Non potevo non vederlo per così tanto tempo. Sentii una fitta lancinante nel petto e mi dovetti trattenere dall'urlare. Non potergli stare accanto mi provocava un dolore atroce.

Perché? Per quale motivo non riuscivo a stargli lontana, se l'avevo davvero incontrato solamente poche ore prima? E per di più aveva tentato di uccidermi. Stavo forse impazzendo anch'io?

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