3.0

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"Ciao mamma." biascico velocemente, avvertendo l'impulso di scoppiare a piangere, ancora.
Mi mordo forte il labbro inferiore, rivolgendo un finto sorriso alla donna dai capelli uguali ai miei che si sta recando verso la porta.
"Se avverti maggiormente i dolori chiamami, d'accordo?" raccomanda, ed io annuisco chiudendo gli occhi in modo stanco.
"Certo, mamma. Buona giornata." la saluto ancora, stringendomi nel maglione nero.
Appena il rumore sordo della porta fa irruzione nel mio campo uditivo, una lacrima scorre lungo la mia guancia destra, prima che mi lasci andare in un tortuoso pianto.
Un leggero singhiozzare invade la stanza quando riesco a calmarmi, il rumore del campanello mi porta ad asciugare in modo fulmineo le lacrime.
A passo lento e strascicante mi dirigo verso la porta, rendendomi conto che ho passato circa un'ora a rimuginarmi addosso per una questione che ormai dovrebbe essere conclusa, definitivamente finita.
Non pensavo di rivedere quegli occhi.

"Ciao."
"Ciao? Per favore, vattene via." mormoro, afferrando tremante la maniglia di ottone.

" mormoro, afferrando tremante la maniglia di ottone

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"Jasey, ti prego." sussurra Calum, pressando la mano sulla mia. Il tremore si ferma, il mio respiro diventa più leggero.
Annuisco impercettibilmente, voltandomi.
I suoi passi rumorosi, nettamente in contrasto con i miei, ci accompagnano fino al nostro percorso verso il divano grigio che si trova nel salotto poco illuminato.
"Mi dispiace."
"Giusto, ti dispiace." una risatina amara scivola dalle mie labbra, mentre piango in silenzio, ancora.
"Dovrei odiarti sai?" sibila, stringendo i pugni.
"Se sei qui per farmi una merda è meglio che tu te ne vada, perché non sto bene per niente! Ed è tutta colpa tua, guarda come mi hai ridotto, stupido coglione." urlo tra le lacrime, alzandomi di scatto dal divano.
"Hai pensato solamente alle tue, di emozioni. Non hai pensato, neanche per un instante, al mio di umore? Sentirsi umiliata dal ragazzo che ama solo perché non riesce a fidarsi di lei." continuo, la voce che trema, il senso di colpa che colpisce violentemente il suo viso.
"Non riesci a respirare dalle troppe lacrime, vero Calum? Ti opprimono fino a renderti loro schiavo. Ma tu questo non lo sai." tiro sù con il naso, stringendo la manica del maglione intorno alla mia mano destra.
L'espressione di Calum vacilla.
"Avrei dovuto lasciarti spiegare." bisbiglia, facendomi annuire.
"E magari avresti potuto capire che ho fatto tutto questo perché ti amo." grido, catapultandomi contro il suo petto e lasciando forti pugni, per quanto possono esserlo.
"Ma tu non mi hai creduto, hai preferito fidarti di quella. Perché non hai seguito il tuo cuore, perché?" piango, come ho fatto per tutto il tempo, del resto.
Le sue mani raccolgono i miei polsi, delicatamente.
Alcune lacrime circondano i suoi meravigliosi occhi a mandorla.
"Mi fa male averti tra le mie braccia e osservarti mentre soffri, preferirei vedere queste meravigliose labbra incrinate in un altrettanto meraviglioso sorriso." si morde il labbro inferiore, avvicinandosi al mio viso.
"Sono solo un coglione innamorato, riuscirai mai a perdonarmi?"
Le sue labbra si sono appoggiate sulle mie e, posso giurarlo, il mio infinito esiste.
E si trova sulle sue labbra.



L'ho scritto a spezzoni, con troppe lacrime.
Mi sento decisamente Jasey, ho pianto circa quattro volte nell'ultima mezz'ora e non so nemmeno il motivo yay.
Spero vi piaccia, baci

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