capitolo 3

15 2 0
                                    

Marisa stava guardando il barista, erano entrati in un bar in centro città, e lei si era fissata sul barista, aveva immaginato il suo migliore amico, sua moglie e perfino sua figlia nonostante la sua giovane età. Una vita intera. Credeva di conoscerlo già, aveva notato una piccola goccia di sudore sulla sua fronte, e finalmente aveva deciso che era lui.
-Amore, ci sei? Dobbiamo scappare...
L'uomo con cui era sposata da 3 anni era al suo fianco, la spintonava come faceva da sempre, comandava e decideva per lei. Dalla prima volta.
Inizialmente lei si era sottomessa volontariamente, a Marisa piaceva. A Marisa piaceva che a Mauro piacesse.
Ma la verità è che non lo amava. Non amava niente della sua vita, da quando lui era entrato nelle sue giornate all'improvviso, su quel treno.
Ma lei aveva 23 anni quella volta, era impotente alle sue molestie, o almeno così pensava. O forse aveva scelto di esserlo.
-Amore, inizio ad andare, ho fretta..
-Va bene, ti aspetto per pranzo. A dopo. Gli rispose.
Marisa, un nome insolito, all'antica, dal significato di signora, donna illustre, non rispecchiava la ventiseienne disoccupata che ne portava il nome, anzi, ne dava un nuovo significato. Marisa ribaltava le aspettative che tutti avevano del suo viso angelico. 
E stava per dare una svolta alla sua vita.

Il giovane barista che aveva scelto era perfetto per il suo piano. Aveva deciso di trovarsi un lavoro proprio, per non vivere sulle spalle di Mauro: cercava un modo per scappare.
Così, un po' per aspirazione, un po' per soldi, decise di seguire le orme del marito, o meglio, la sua professione.
Decise di puzzare come lui. Puzzare di fognature, proiettili, corde e anche un po' di tensione.
E il suo piano iniziò il lunedì di una settimana qualunque.
Era impreparata, affrettata, arrabbiata e non si accorse dell' assurdità del suo progetto.

-Ciao.
-Buongiorno signorina
No, lei non era assolutamente una signorina.
-voglio un caffè macchiato. Portamelo fuori.
Il modo sgarbato di quella ragazza lo attirava, la rendeva intrigante ai suoi occhi.

Preparò velocemente il latte e il caffè, poi corse fuori.
-Siediti, dai... mi sento sola, parliamo un po'.
La ragazza misteriosa gli sorrise. Aveva cambiato strategia.
Lui si guardò intorno e non vide clienti, non più, scostò la sedia e si sedette di fronte al corpo magro di Marisa.
-Come ti chiami?
-  Jean... mia madre è francese.. -
Questo complicava le cose. - ...ma sono italiano.
-E lei vive qui?
-Lei chi?
-Come chi? Tua madre, sciocco.
-Ah.. si, vive nell'appartamento sopra al mio.
Il ragazzo era sorpreso da quella che sembrava una ragazza fragile e sottile. Le sue domande lo mettevano in imbarazzo, e lei lo capiva.
-Dove vivi?
-Vicino a qua, in quella piazza.
Indicò un punto, lei osservò con attenzione, poi continuò.
-Non ho molto tempo ora, verrò domani. Dimmi solo se vivi con qualcuno.
-No, ma.. perchè?
-Non importa, ne riparleremo, devo scappare.
-Ma non mi hai neanche detto come ti chiami!
-Tornerò. 
Era vero che doveva andare. Mauro arrivava a casa presto, il lunedì, e lei doveva esserci, lui non doveva scoprire nulla di tutto ciò.

IstantaneeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora