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Entrambi ci imbattemmo nella nostra stanza, quasi inciampando sul pavimento in moquette. Michael rapidamente chiuse la porta e mi girai verso l'interruttore delle luci accendendole. La camera immediatamente venne inondata dalla luce e mi lasciai cadere a terra sedendomi, rabbrividendo e ansimando pesantemente.

Michael si accasciò contro la porta per un secondo, prima di trasferirsi in avanti con un grugnito. La sua mano destra era sul petto e camminava zoppicando verso il suo letto.

Guidò più velocemente che potette lontano da quel pub e sulla strada, ci capitò di vedere un ambulanza e una macchina della polizia seguirla. Temendo che l'auto della polizia fosse venuta per noi, accelerando poi via dal pub e ci ritrovammo a correre verso l'ascensore del motel, dirigendoci verso la nostra camera.

Le mie gambe e la mia schiena bruciavano ed ero sicura che Michael fosse altrettanto ferito, o anche di più. Michael prese posto alla fine nel suo letto e si lasciò sfuggire un respiro traballante e lento. I suoi occhi luminosi erano scomparsi, e lui era tornato alla normalità, ma più esausto di prima. O almeno così sembrava.

Michael si passò l'altra mano tra i capelli verdi, scompigliandoli. Guardò verso di me, il sudore rotolava giù dalla sua guancia. Ma quando vidi la ferita che aveva sul suo volto tirai un soffio acuto.

Un lungo squarcio tagliava la sia guancia destra, la ferita era aperta e rossa, ma non sanguinava.

-La guancia,- sussurrai. Il taglio probabilmente venne causato quando la bottiglia era stata distrutta nel lato del suo viso. Grazie a Dio non era stato colpito in cima alla testa.

Michael aggrottò le sopracciglia e si alzò subito in piedi e si precipitò verso lo specchio appeso al muro. La sua bocca si aprì, incredulo quando vide il taglio. Si allungò, sfiorando le dita contro di essa, e subito sibilò per il dolore.

-Non toccarla!- Gridai e mi alzai da terra e mi diressi verso di lui.

Si voltò per guardarmi, e subito mi sentii male per avergli gridato contro, perché c'era uno sguardo preoccupato nei suoi occhi verdi chiaro.

-Sanguini,- mormorò.

-E così anche tu,- dissi di nuovo. Sapevo di aver delle brutte ferite. Ero consapevole del fatto che fossi caduta su diverse schegge di vetro al pub. E sentivo del caldo umido sulla mia schiena e sulla parte posteriore delle gambe, sapevo di essere ferita gravemente. Tuttavia, non era quella  finita nel bel mezzo di una rissa ed era caduta sopra un tavolo di bicchieri.-Hai portato il kit medico con te?- Chiesi, riferendomi al kit medico di emergenza che Michael teneva nello zaino che si era portato in giro per il mondo.

Mi spostai verso la sua borsa che era posta sul lato del letto per cercare il kit medico, quando Michael prese subito parola, mi bloccò.

-No, Gwen. Guarda, - la sua voce era urgente.

Lo guardai e lui fece un cenno con la testa verso il luogo in cui mi ero seduta in precedenza. Guardando oltre la mia spalla, vidi il muro dove mi ero seduta contro imbrattato di sangue. E ce ne era molto.

La mia bocca si aprì e per istinto, la mia mano raggiunse la schiena per sentire i tagli che avevo e mi lasciai sfuggire un rantolo di dolore acuto.

-Non toccarli,- la mano di Michael si racchiuse intorno al mio polso, la sua voce stretta con preoccupazione e un po' di senso di colpa.

Quando cominciai a girarmi verso di lui, stava già rilasciando la presa su di me e stava cercando il kit a fianco del suo letto. Dopo un paio di momenti di ricerca dentro il suo zaino, tirò fuori il kit medico di medie dimensioni. Si sedette sul bordo del letto e aprì il kit. Poi mi guardò.

INFLAME  || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora