6

130 12 4
                                    

Era passata più di una settimana e mezzo dall'ultima volta che fui andata a lavorare. Era passata più di una settimana e mezzo dall'ultima che vidi Eva. Era passata una settimana e mezzo dall'ultima volta che mi preoccupai di pagare le bollette o andare a fare la spesa. Era passata più di una settimana da quando avevo incontrato Michael.

Stavamo scappando da una settimana e mezzo, ed avevo la sensazione come se avessi trascorso la maggior parte dei miei giorni chiusa nel mio pick-up o in qualche camera di qualche motel economico. Il giorno prima entravamo in uno stato per poi lasciarlo tre giorno dopo. Mi era sempre piaciuta l'idea di poter visitare così tanti stati, ma non avrei pensato che un giorno avrei realizzato questa idea. Visitare un luogo per poi lasciarlo in un lampo.

Finora con il tempo trascorso con Michael, non avevamo incontrato nessuno. Non ancora. Tutto, in realtà, stava andando bene. Più passavo il tempo con Michael più imparavo a conoscerlo. Mi aveva detto che di cognome faceva Clifford, che sapeva suonare la chitarra, amava i video-games e gli piaceva ascoltare band punk-rock. Era un semplice ragazzo, tranne per il fatto che il fuoco scorresse dentro di lui.

Anche se mi aveva detto innumerevoli volta che non sapeva controllarlo, non da quando avvenne il nostro ultimo incontro con Nick e Henry. I suoi capelli non erano più rossi, ma biondi. E i suoi occhi erano rimasti verdi. C'erano però certi momenti in cui si illuminavano senza preavviso, ma non come quando il fuoco si accendeva dentro di lui.

Il tempo che stavo trascorrendo con Michael, era tutto sommato piacevole. Tutto stava andando bene e la mia paranoia su i Glacians che avrebbero potuto attaccarci senza preavviso stava scomparendo.

L'unica cosa che non stava svanendo, però, erano i miei incubi.

Erano sempre gli stessi ogni sera. Andavo a dormire e poi mi ritrovavo sempre negli stessi incubi. Avrebbero ucciso Michael e poi avrebbero fatto lo stesso con me. E poi, in alcuni incubi, lo uccidevo.

Non era stato facile le prime notti. Mi svegliavo senza fiato, e poi riuscivo a calmarmi. A volte scoppiavo a piangere per la stanchezza e alcune volte mi arrabbiavo. Dal momento che gli incubi avevano preso il mio sonno tutte le notti, mi ritrovai a desiderare che avrei non voluto esserci quella notte alla tavola calda. Che fosse stata Eva a servire Michael. Se tutto questo fosse andato diversamente, non sarei qui adesso, a miglia di stanza dove abitavo prima.

Ma poi quando tornavo a dormire e guardavo Michael, che dormiva nel suo letto, il rimpianto sbiadiva e mi ricordavo improvvisamente il motivo per cui accettai di essere qui. Era sia per il suo bene, ma soprattutto per il mio. E tutto accadeva per un motivo e incontrare Michael era qualcosa che doveva succedere ed era anche qualcosa di cui avrei dovuto affrontare le conseguenze una volta arrivate.

Questo fu quelle che pensai mentre Michael mise la freccia svoltando verso il distributore di benzina. La macchina, di nuovo, aveva finito la benzina ed era già la quinta volta per oggi, e Michael sembrava sempre più infastidito per questo. Si lamentava del fatto che avremmo potuto abbandonare questa macchina da qualche parte per prenderne una nuova, ma mi rifiutai. Poteva anche essere vecchia, ma mi sarebbe sempre piaciuta.

Michael balzò fuori dal pick-up una volta spento per riempire il serbatoio e si sporse all'interno della vettura, emettendo un sospiro stanco. Era tarda notte di nuovo, e tutto quello che riuscii a pensare era quanta stanchezza sentivo addosso. Avevo bisogno di dormire, ma non volevo. Perché sapevo cosa sarebbe accaduto una volta addormentata.

Pochi minuti dopo aspettando pazientemente Michael, salì in macchina con due sacchetti di patatine in mano e un sorriso sul suo volto.

-Ho preso le Cheetos- Annunciò, porgendomi un sacchetto.

INFLAME  || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora