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Michael ed io eravamo finalmente arrivati in West Virginia.

Nel giro di tre giorni di guida continua e di brevi pause composte da tonnellate di caffè espressi, eravamo riuscite a raggiungere lo stato in meno tempo di quanto mi aspettassi. Ovviamente entrambi eravamo stanchi come l'inferno, ma ne valse la pena quando un enorme sorriso apparì sul volto di Michael quando superammo il cartello ''Welcome To West Virginia'' due ore e mezzo fa.

Da allora Michael mi aveva parlato di Calum no stop. Mi stava parlando di quando gli mancasse giocare ad alcuni videogiochi con lui e gli mancava il modo in cui entrambi ordinavano tonnellate di pizze a tarda notte e come si ritrovavano a suonare o scrivere canzoni. Era ovvio che il legame della loro amicizia era molto forte come sempre, nonostante tutto il tempo passato dall'ultima volta che si erano visti.

-Non lo so, e passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho giocato FIFA, ma sono abbastanza sicuro che posso battere quell'idiota,- disse Michael, appoggiandosi al sedile di pelle della Hummer. Aveva una mano sul volante della vettura e l'altro braccio posato sul bordo del finestrini del guidatore. Indossava ancora un sorriso e cercando una stazione che passasse qualcosa di decente.

Io, dall'altra parte, ero accasciata contro il grande sedile con le ginocchia premute contro il petto. I miei capelli erano legati in una coda di cavallo estremamente disordinata e gli occhi mi si chiudevano ogni volta che Michael non mi spaventava svegliandomi dicendomi improvvisamente qualcosa.

-Allora,- sbadigliai e tirai l'estremità del maglione oversize che indossavo sopra le nocche. -Dove stiamo andando esattamente?-

-Alla West Virginia University,- mi rispose, guardandomi.

La mia testa andò giù lentamente scivolando verso il bracciolo tra noi, chiusi gli occhi.

-Gwen,- Michael sospirò.

-Si?- Aprii un occhio verso di lui.

-Se sei stanca, avremmo potuto fermarci in un motel cosi avresti pot...-

-Potuto dormire e saremmo arrivati qui domani,- lo interruppi e misi il mio braccio sulle ginocchia posandoci sopra la testa. Sentii il mio braccio toccare il suo e lo vidi subito irrigidirsi. Sentii una fitta al petto, ma la ignorai e si allontanò dal bracciolo e invece mi appoggiai al finestrino a lato del passeggero.

Michael ed io ci eravamo facilitati le cose a vicenda, ma non eravamo sulla stessa pagina. Dove, avrei voluto che tutto tornasse alla normalità tra noi, Michael voleva parlare con me, ma non gli piaceva l'idea di qualsiasi contatto fisico tra di noi che sarebbe durato per più di dieci secondi.

L'unica volta che avevamo avuto effettivamente un contatto fisico più a lungo del previsto fu la notte del pub. Mi ricordai che mi tenne stretta tutta la notte. Ma la maggior parte dei ricordi erano sfuocati, ma l'unica cosa che mi ricordavo era che avrei voluto essere avvolta nel suo calore. Poi mi ricordai che per Michael andasse bene e non mi avrebbe mai lasciato.

Ma la mattina dopo, però, mi svegliai da sola nel letto, avvolta in strati di coperte e Michael dormire nell'altro letto dove avrei dovuto dormire io. Ero confusa perché pensai che tutto fosse stato un sogno e tutto quello che era successo, il freddo ed essere avvolta tra le sue braccia, era stato solamente un sogno davvero strano e quindi non avevo accennato nulla. Poi, nel corso della giornata, Michael mi chiese se mi sentissi meglio e se sentissi ancora freddo e il mio viso arrossì.

Lui mi aveva chiesto se avessi voluto vedere un medico, ma subito rifiutai, dicendo che avevo preso la febbre o qualcosa del genere. Quando gli dissi questo, pensai che non avesse intenzione di lasciar stare e continuare a premere sul tema, ma facilmente lasciò andare. Da allora, ho avuto solo piccoli brevi episodi di quella sensazione fredda, ma non come quella notte. E da allora, Michael ed io non avevamo mai parlato di come avessimo dormito insieme quella notte, come se non fosse mai accaduto nulla.

INFLAME  || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora