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Stare a casa di Calum fu la cosa più confortevole e rilassante che io e Michael avessimo fatto durante tutto il viaggio.

In quei quattro giorni che fummo qui, furono quattro giorni di video-games, dormite e pizza. Vi erano stati due giorni in Calum ci aveva portato fuori in un molo del lago e ci avventurammo nella città, ma la maggior parte del tempo eravamo solamente nel suo appartamento a non fare nulla.

La parte migliore fu che finalmente ero in grado di sentirmi normale di nuovo. Non dovevo subirmi la preoccupazione di nascondermi e scappare, ma semplicemente godermi il momento, senza preoccupazioni o ansia. E sapevo che Michael pensasse lo stesso, forse anche di più, perché non lo avevo mai visto sorridere e ridere così a lungo. Sembrava completamente felice.

Ad oggi, la stessa cosa che avessimo fatto negli ultimi giorni, la facemmo di nuovo. Al mattino mangiavamo pancakes, e non appena finimmo la colazione, Michael e Calum tornarono a giocare ai video games, mentre io assistevo al trambusto in corso tra i due.

Furono due ore piene di punzecchiamenti e di parolacce tra i due, prima che Calum mettesse in pausa il gioco per prendersi un bicchiere di acqua e poi corse in salotto con uno sguardo in panico dipinto sul viso.

Ero seduta nella grande poltrona, con le ginocchia tirate al petto, e Michael era sul pavimento, sgranocchiando le patatine che aveva preso qualche tempo dopo la colazione. Entrambi però, alzammo gli sguardi verso Calum, non appena entrò di corsa, quasi inciampando sui suoi stessi passi.

- Che cosa? - Chiese Michael, la preoccupazione coordinava la sua faccia.

- Devo andare. Ora, - disse e poi corse via, nel corridoi e, probabilmente, nella sua stanza.

Entrambi sentimmo la porta della camera sbattere e subito, diedi uno sguardo confuso a Michael. Mi guardò con la stesse espressione sul suo volto.

- Non sai di cosa sta parlando, vero?-

Michael si strinse nelle spalle.

- Nessun indizio,- disse scuotendo la testa.

Pochi minuti più tardi, Calum entrò in soggiorno con dei jeans e una maglietta bianca e una tracolla. Un piccolo sorriso dipinse le mie labbra.

- Scusate ragazzi, ma, - si strinse nelle spalle, una volta infilatosi la felpa. - Ho lezione oggi, e me ne sono completamente dimenticato e non sarò di ritorno fino...-

- Cal, vai prima che arrivi in ritardo, - Michael sospirò con un sorriso divertito piantato sulle labbra.

- Giusto, - Calum annuii e prese il testo che teneva appoggiato sul bancone della sua cucina. - Nessuna festa mentre non ci sono. -

- Non ti prometto nulla, - Michael disse proprio mentre Calum apriva la porta del suo appartamento e sbattersela dietro di se una volta uscito.

L'appartamento diventò silenzioso, tranne che per la musica del video games in pausa sul televisore che ci faceva da sottofondo. Quasi immediatamente, il mio cuore iniziò a battere velocemente e mi sentii nervosa come guardai Michael che stava fissandol il tavolino di fronte a sé con sguardo concentrato. Era la prima volta negli ultimi giorni, ero in realtà rimasta sola con Michael. Mi rendeva nervosa perché avevo paura che tutto la situazione rimanesse tesa e impacciata fino a che Calum non tornasse.

Questo fino a quando Michael mi guardò, e inclinò la testa di lato con il suo sorriso sbilenco. Sentivo il mio cuore come se avesse smesso di battere letteralmente.

-Vuoi giocare?- Tese il controller di Calum a me. Lo fissai con riluttanza per prenderlo. - Andiamo, Gwen, - disse dopo che non lo afferrai. - Non puoi lasciarmi così, dobbiamo finire la partita.-

INFLAME  || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora