2.0

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"Un basilisco nella scuola, assurdo! Assurdo!" Amos Diggory non ripeteva altro da tutta l'estate. Perfino quel giorno di inizio Agosto, quando un temporale li aveva sorpresi e costretti a rientrare in casa dalla simulazione di un allenamento di Quidditch – Cedric non voleva arrugginirsi.
"Papà, basta. Non c'è più nessun animale, nessun diario maledetto o chicchessia," sospirò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli bagnati per allontanarli dalla fronte. Il padre lo guardò per qualche istante, le palpebre socchiuse dietro i piccoli occhiali dalla montatura dorata.
"Hogwarts dovrebbe essere un posto sicuro, e sono già due anni che rischiate tutti la vita. Prima per quel professore di Difesa, Raptor, poi un serpente gigante nelle tubature; cosa vi aspetterà quest'anno? Un vampiro a insegnarvi Astronomia? O un lupo mannaro Cura delle Creature Magiche?" Cedric scoppiò a ridere: sapeva che la preoccupazione del padre era reale, ma come poteva restare serio? Si lasciò cadere sulla poltrona con un sospiro, e immediatamente un piccolo gattino bianco e grigio gli si arrampicò sulle gambe; aveva le zampe corte, un occhio verde, uno giallo e un piccolo nastrino rosso legato attorno il collo.
"Quanti anni hai detto che ha il gatto della tua amica?" Gli domandò il padre, raggiungendolo leggermente accigliato. Annabel aveva lasciato loro Tiray per l'estate, perché non se la sentiva di riportarlo a casa dopo l'ultima volta.
"Centocinquantasei anni," replicò Cedric, anch'egli incredulo per le proprie parole. A vederlo, dimostrava poco più di un anno.
"Incredibile, davvero incredibile," borbottò Amos, lasciandosi andare sul divano. "Mi piacerebbe conoscerla, questa Annabel." Cedric dischiuse le labbra in un mezzo sorriso, arricciando le dita sul capo della bestiolina. Stava per replicare, ma tre colpi urgenti alla porta lo fecero bloccare con un sussulto. Il padre guardò il ragazzo per qualche istante, poi lo seguì con lo sguardo mentre si alzava, il gatto posato su di una spalla, e raggiungeva l'ingresso.

Fuori, nel buio della sera, la pioggia si era infittita: tuoni, lampi, lo scroscio dell'acqua a coprire ogni altro rumore. Sulla soglia della porta, avvolta in un mantello grigio talmente bagnato da sembrare nero, stava Annabel: i capelli biondi le ricadevano zuppi ai lati del volto come tendine a coprirle la visuale lateralmente. Tremava, i grandi occhi azzurri bagnati d'acqua e di lacrime, il volto arrossato.
"Non sapevo dove andare – i Weasley sono in Egitto e io–io non sapevo dove andare." Non guardava Cedric dritto in faccia: il suo sguardo vagava da un punto indefinito a un altro rapidamente, come se non vedesse nulla. "Non sapevo dove andare, Ced – Posso restare?"
Il ragazzo lasciò andare il gatto, che con un miagolio di protesta tornò in salotto, e si slanciò verso la giovane, avvolgendole le spalle per attirarla a sé. Continuava a tremare, stretta a lui, aggrappandosi alla sua maglietta.
"Papà! Accendi il fuoco!" Gridò, slacciandole il mantello che, appesantito dall'acqua sul fondo, cadde a terra. "Annette, Annette cos'è successo?" mormorò, chiudendo la porta dietro di loro. Le sue mani scivolarono tra i suoi capelli, l'acqua sgocciolò fino a terra.
"Cedric? Merlino, guarda che disastro. Cosa stai – oh, Ced! Portala vicino al fuoco, presto." Una dolce voce femminile giunse distante alle orecchie di Annabel, che si sentì spostare come se fosse una bambola di pezza. L'acqua le aveva attaccato i vestiti al corpo, intorpidendole i muscoli. Sentiva il freddo fin dentro le ossa.
Il fuoco scoppiettava nel caminetto davanti a lei, una coperta le era stata avvolta attorno le spalle.
"Annabel," la richiamò Cedric. Era seduto al suo fianco, e le passava una mano tra i capelli, allontanandoli così dal volto. Che ironia, pensò, che solo pochi momenti prima il padre avesse detto di volerla conoscere.
"Mi dispiace, signori Diggory, non volevo disturbarvi," disse con voce flebile, come notando in quel momento lo sguardo dei genitori di Cedric su di lei. Poi si voltò nuovamente verso di lui.
"Non posso tornare a casa, Ced," scosse lievemente la testa, facendo in questo modo ricadere i capelli davanti il volto. Il ragazzo era sul punto di replicare, ma la madre gli posò una mano sulla spalla: Scarlett Diggory* aveva la capacità di farti calmare con un solo tocco.
"Che ne dici se ora le prestiamo dei vestiti asciutti? Poi ci dirà – o dirà solamente a te, se preferite – cosa le è successo," quindi le si avvicinò porgendole le mani, con un dolce sorriso a tirarle il volto. "Potrai restare tutto il tempo necessario, ora vieni."

than to love and be loved by me | cedric diggory [ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora