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 Agli occhi di tutti, Cedric e Annabel erano cambiati. Non nel loro singolo, ma come insieme: li vedevano sempre più vicini, ogni momento libero l'uno con l'altra; vedevano i loro sguardi da un lato all'altro della Sala Grande, quei piccoli sorrisi che cercavano di far passare inosservati, ma che finivano con l'essere notati da tutti. Il giorno del compleanno di Cedric, non si erano presentati ad alcuna lezione: la mappa dei gemelli era scomparsa e, al loro ritorno da Hogsmade, la McGrannith li attendeva meno imbronciata del solito.

"Comprendo il desiderio di libertà," aveva detto, "ma dati i recenti avvenimenti, sgattaiolare fuori dalla scuola non è una mossa saggia." Sirius Black.
I due si erano scambiati una rapida occhiata, ma Annabel non era riuscita nell'intento di trattenere un piccolo sorriso, mentre la punta delle sue orecchie si tingeva leggermente di rosso.
"Cinque punti in meno a Tassorosso e Corvonero, e ora andate, prima che pensi a qualcosa di più crudele," disse la professoressa, agitando una mano a mezz'aria. Cedric aveva afferrato il polso di Annabel ed era schizzato via, trascinandosela dietro. Raggiunsero un corridoio deserto con il fiatone per la corsa e le risate trattenute, che riecheggiarono lungo le pareti il momento dopo. I quadri si lamentarono, mentre i due si sedevano a terra, le spalle che si toccavano e le gambe distese lungo il pavimento freddo.
"Mi aspettavo di peggio," disse lei, scostandosi i capelli da davanti la fronte. Erano cresciuti fino ad arrivarle all'altezza del costato, leggermente arricciati sulle punte per l'umidità.
"È merito della mia espressione pentita," replicò il ragazzo, trattenendo a stento una risata, unendo tra di loro le labbra. In risposta, Annabel lo colpì sulla spalla con il dorso della mano.
"Il ragazzo con l'espressione pentita dovrà andare a riposare in vista dell'ultimo allenamento prima della partita," aggiunse quindi, voltandosi nella sua direzione con gli occhi appena socchiusi. Nella penombra, gli occhi chiari di Cedric mandavano bagliori delicati come specchi d'acqua sotto la luce lunare, che andavano a riflettersi nel blu chiaro degli occhi della ragazza. Cedric, durante l'estate, aveva imparato a distinguere ogni sfumatura delle sue iridi, e lo stato d'animo a cui corrispondevano.
Dopo pochi momenti rimasti semplicemente a guardarsi, Annabel sentì le guance tingersi di un lieve rosso nel notare la vicinanza dei loro volti: erano stati anche più vicini, ignorando il caldo torrido dell'estate, ma in quel momento c'era qualcosa di diverso; qualcosa di intimo, qualcosa in più.
"Vorrei Malfoy non fosse un tale idiota," mormorò a mezza voce. Un sorriso si fece spazio sulle labbra della bionda, scavando le delicate fossette nelle sue guance rosate mentre abbassava lo sguardo. Annabel Oswald distoglieva raramente lo sguardo, ed era sempre e solo con Cedric. Cedric, che le avvolse delicatamente le dita attorno il mento per farle sollevare nuovamente il volto, e incastrare nuovamente lo sguardo nel suo: argento e zaffiro incastonati. Cedric, il cui respiro si alternava perfettamente al suo. Cedric, che –
"Annabel Melissa Theresa Oswald." La voce alle loro spalle era un grido trattenuto, che fece sobbalzare entrambi e ritrarsi. Nel giro di qualche secondo, Becky era davanti a loro, un mantello gettato sulle spalle, le mani sui fianchi e i capelli fermati ordinatamente sul capo. Alternò per qualche secondo lo sguardo da uno all'altro, poi si rivolse alla ragazza direttamente.
"Si può sapere che fine hai fatto? Abbiamo provato a cercarti con–" riprese, prima di essere interrotta da un sospiro da parte di Annabel.
"Con la Mappa, ma non l'avete trovata perché ce l'ho io," sbuffò quindi, estraendo la pergamena da sotto il mantello per poi sollevare il braccio in direzione dell'altra, rimasta con le labbra dischiuse e un lieve cipiglio in volto. Nel vederla, Cedric si lasciò sfuggire una bassa risata, quindi si tirò in piedi e aiutò Annabel.
"Lascio voi due ragazze a discutere, io devo andare davvero a riposare; Becky, ci vediamo domani in campo," disse, lasciando quindi un rapido bacio contro la guancia ancora arrossata di Annabel, prima di allontanarsi lungo il corridoio con le mani nelle tasche dei pantaloni.

"Allora, Cedric ha le labbra morbide?" domandò Becky mentre si dirigevano alle cucine. Lo stomaco di entrambe reclamava qualcosa di commestibile, dal momento che Annabel non aveva messo nulla sotto i denti a parte un boccale di burrobirra e Becky – per lei non c'era un motivo reale.
"Probabilmente più di quelle di Fred," replicò la bionda che, sebbene fosse arrossita di colpo, risultava tranquilla. Al contrario, l'amica si bloccò sul posto, le labbra dischiuse e gli occhi sbarrati.
"Cosa? Fred? Cosa c'entra Fred? Non–" a quel punto, Annabel scoppiò a ridere, avvolgendosi le braccia attorno lo stomaco.
"Dovresti vedere la tua faccia, Beck," disse, sfiorandosi la punta del naso con le dita mentre copriva la bocca, trattenendo in questo modo al meglio le risate. La ragazza, incrociò le braccia al petto, diventando più o meno dello stesso colore dei suoi capelli – rosso aranciato – mentre distoglieva lo sguardo.
"Non è divertente. Perché tu non dai di matto?" Piagnucolò, riprendendo a camminare al suo fianco.
"In realtà è esilarante. Perché Cedric e io non ci siamo – baciati," replicò, scostandosi i capelli da davanti il volto rapidamente, fermandoli dietro le orecchie, indugiando per poco. Non si erano baciati, non stava per accadere. O sì? E se così fosse, che avrebbe fatto dopo? Era Cedric, il suo Ced, come avrebbe dovuto reagire?
"Immagino che Cho Chang sarà felice di sentire questa notizia," dichiarò con più tranquillità Becky. Avevano ormai raggiunto le cucine, e Annabel indugiò per qualche istante sull'entrata.
"Cho chi? Sappi che il tuo silenzio riguardo Fred potrebbe farmi pensare che voi vi siate baciati." L'amica rimase qualche istante a guardarla, le labbra dischiuse e l'espressione di chi cerca una frase a effetto per tirarsi fuori dai guai.
"Oh, Merlino. Va bene, ma non è stato nulla – cioè, eravamo ad Astronomia e stavano uscendo tutti, ma lui era rimasto sdraiato sul banco," quando parlava, Becky gesticolava talmente tanto da far allontanare tutti nel raggio di due metri, elfi compresi. "Così sono andata a vedere se stesse bene, e in realtà si era solo addormentato. Potevo farmi sfuggire un'occasione simile? Certo che no. L'ho fatto cadere e quando si è rialzato ha iniziato a farfugliare frasi prive di senso," si lasciò sfuggire una bassa risata, mentre portava lo sguardo verso le sue mani. "Ha terminato dicendo che dovevamo trovare metodi alternativi per svegliarci a vicenda, e io – non lo so, Bel, è stato istintivo, mentre ridevo gli ho detto 'tipo questo?' e l'ho baciato. Poi per un momento ho creduto avrebbe dato di matto, invece è stato l'esatto contrario." Il suo volto era illuminato da un sorriso che Annabel non le aveva mai visto. Si gettò in avanti, avvolgendole le braccia attorno il collo per farla avvicinare a lei con una bassa risata.
"Dicevo, Cho Chang. È la cercatrice dei Corvonero," disse dopo qualche momento. Annabel si accigliò di nuovo, le labbra arricciate in una piccola smorfia.
"Perché io non conosco neppure le persone della mia casa?" Borbottò. Becky le posò una mano sulla spalla destra, con un sorriso bonario sulle labbra.
"Perché tu sei un topo da biblioteca asociale e io gioco a Quidditch," le disse, ricevendo in risposta un'occhiataccia torva. "Cho ha una cotta per Cedric dal secondo anno, a quanto ho capito, e – chissà per quale motivo – non le vai molto a genio." Annabel sollevò lo sguardo verso il soffitto, trattenendosi a stento dallo sbuffare.
"Buon per lei," disse semplicemente, inarcando le sopracciglia. Una lieve risata abbandonò le labbra di Becky mentre afferrava un bicchiere di succo di zucca e, sebbene sperasse di evitarlo, l'argomento Fred tornò, così come il suo imbarazzo.

Solo una volta arrivato nel dormitorio dei Tassorosso Cedric si rese conto di quanto fosse esausto: gli dolevano le gambe, e faticava a tenere la schiena dritta. Così, si trascinò fino alla stanza, dove credeva che tutto sarebbe finito in un mucchio di cuscini e coperte. Naturalmente si sbagliava: ad attenderlo, non solo i compagni di stanza, ma anche quelli della squadra di Quidditch – fortunatamente, non tutti. Lo afferrarono per le spalle, sollevandolo da terra.
"Allora, Ced, che fine hai fatto tutto il giorno?" Chiedevano. "Sei stato con la tua Corva, non è vero?" O ancora, "Altro che Stamberga Strillante." E intanto lo trascinavano da un lato all'altro della stanza, ridendo, scompigliandogli i capelli, facendogli gli auguri.
Maledisse mentalmente Becky: avrebbe preferito restare con Annabel, farle fare un giro sulla scopa con lui, consapevole di quanto poco le sarebbe piaciuto, passando sopra la foresta proibita, tornando fino a casa di Hagrid e poi nuovamente al castello, solo per sentirla stringersi a lui, sentire il suo petto contro la schiena e il cuore che le batteva all'impazzata, le mani che si aggrappavano al tessuto della maglia, i capelli sollevati dal vento, luminosi come un raggio di luna. Oppure restare in Sala Grande, sdraiati sulle panche a raccontarsi storie già sentite, storie su se stessi, oppure storie inventate al momento. Così aveva scoperto la storia della Dama Grigia e del Barone Sanguinario, ed era rimasto piacevolmente sorpreso di quante cose in più di lui sapesse, sebbene fosse nata babbana.
"Sono stato a Hogsmade, ragazzi, non sono mica scomparso," rise lievemente, avvolgendo le braccia attorno le spalle di due suoi compagni di stanza.
"Vogliamo sapere i dettagli però," dichiarò un ragazzo dal letto di fronte. Jeremy Reynolds, battitore del sesto anno con i ricci scuri sempre in disordine e un sorrisetto ammiccante in ogni luogo o situazione. Cedric, un paio di volte, aveva desiderato colpirlo in faccia con la sua stessa mazza quando lo vedeva avvicinarsi ad Annabel, poggiandosi con un braccio sulla sua spalla. Poi lei l'allontanava con un sorrisetto seguito da una smorfia.
"Non ci sono dettagli da sapere, Jer, abbiamo semplicemente fatto qualche giro e passato del tempo insieme," replicò Cedric, posandosi una mano all'altezza della nuca come per sistemarsi i capelli. Ci furono scambi di sorrisetti divertiti, prima che il ragazzo potesse riprendere a parlare. "Siamo solamente amici." Il ragazzo alla destra di Ced scoppiò a ridere prima di tutti, avvolgendogli un braccio attorno le spalle per attirarlo a sé, scompigliandogli i capelli nello strofinare la mano sul suo capo.
"E la Johnson non sa come giocare una partita di Quidditch, certamente, Diggory," gli disse, facendo ridere il resto della stanza. Cedric sospirò, divincolandosi dalla sua stretta con un basso lamento.
"Tra lei e te c'è il nostro tavolo, abbiamo tutti occhi abbastanza buoni da vedervi. Qualcuno ne ha addirittura quattro," aggiunse Reynolds, indicando con un cenno del mento il ragazzo seduto alla sinistra di Cedric.
"Siete voi a vedere troppo poco," terminarono, facendo chinare lo sguardo di Cedric. Forse lui vedeva già abbastanza bene da capire cosa intendessero i suoi amici. Ma Annabel? No, inutile pensarci. Non erano cose da lei.
"Secondo me ha dei bei capelli," disse con voce pensierosa il portiere, un ragazzino del terzo anno con gli occhi troppo grandi per la sua testa, in contrasto con il corpo esile. Rimasero a guardarlo tutti per qualche istante, e come se si rendesse conto solo in quel momento di aver parlato, sobbalzò sul posto. "Nell'insieme dei capelli," si affrettò ad aggiungere.

Quando finalmente lasciarono distendere Cedric, la luna era ormai nel punto più alto del cielo. La luna luminosa che riprendeva il colore dei capelli della giovane che indicava un pensiero costante nella mente di Cedric. Avvolto nelle coperte ruvide, lasciò correre nuovamente lo sguardo al cielo e, lentamente, tra i bisbigli dei pochi quadri ancora svegli, si addormentò. E sognò, sognò la sua bella Annabel Lee.

than to love and be loved by me | cedric diggory [ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora