Capitolo 25

2K 173 44
                                    

Dopo un'ulteriore raccomandazione di Laura, in pensiero per il figlio, li salutiamo sulla soglia dell'entrata del mio piccolo ma non invivibile appartamento. Chiudo piano la porta dopo l'ennesimo saluto agli zii che non rivedrò presto e mi volto verso Lorenzo. "E così siamo soli..", mi bacia. La nostra differenza d'altezza mi spinge inevitabilmente ad alzarmi lievemente sulle punte, cosa che lo fa sorridere dolcemente. Mi prende per mano. "Dai, ti aiuto a sistemare". Passiamo la serata fra scatoloni e valige, posizionando e descatolando oggetti di qualunque genere. Devo ammettere che, se c'è una cosa che non riesco ad evitare, è quella di affezionarmi agli oggetti che riportano alla mia mente i più svariati ricordi. Portai con me un carillon rosa che evidentemente aveva attirato la sua attenzione. Dirigendosi verso di me tenendolo in mano, lo guardava curioso e senza distogliere lo sguardo mi chiese cosa fosse e se poteva aprirlo. Ci sediamo sul piccolo divanetto in cucina e comincia a riempirmi di domande. "È un carillon, lo ricevetti da mio padre all'età di circa 7 anni. Non so perché, ma ogni volta che da piccola lo aprivo e ascoltavo la sua melodia, provavo una bella sensazione. Mi sentivo protetta e felice.." gli spiego sorridendo. Inaspettatamente spinge la mia testa verso il suo petto con la mano destra, non permettendomi di sfuggirgli. "E adesso?" dice lui. "Adesso capisco che allora non avevo idea di cosa fossero davvero la felicità e il sentirsi protetta." Passammo un altro po' di tempo a parlare lì, abbracciati e turbati dallo stesso pensiero fisso che cercavamo di nascondere l'uno all'altro. "Stà attenta domani" mi disse lui serio, in tono di padre protettivo, mentre mi accarezzava la spalla destra con la mano del braccio che cingeva il mio corpo. Portai la mia testa poggiata sulla sua spalla destra più vicina al suo petto, facendomi piccola piccola accanto a lui. Sento il suo profumo che mi provoca un brivido in ogni parte del corpo. Sollevo la testa, lo guardo seria e lui, come se aspettasse qualcosa, rimane immobile. Ad un certo punto mi si mette davanti e mi prende dalle spalle. "Ale? C'è qualcosa che non va? Porca puttana, parla! Mi stai facendo venire ansia!". Continuo a fissarlo. "Lorenzo" dico, "ho fame".

Fino Alla Fine|| Sequel [Favij? No, Lorenzo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora