Capitolo 32: The Worst Day Since Yesterday

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"La notizia del matrimonio di Iker e Miranda è giunta come un uragano improvviso. Molti di voi mi odieranno per questo, specialmente i diretti interessati, ma si sa che quando si è personaggi noti certe cose possono accadere. Vi ringrazio per il boom di contatti che ha avuto il mio sito in poche ore e per quanto riguarda voi miei cari protagonisti... beh, non prendetevela, non era un segreto che potevate mantenere a lungo ed in un certo senso, vi ho fatto un favore..."

*****

Malibu - Poco prima dell'alba...

Gli occhi di Sergio sono fissi sul telefonino, mentre sento che tutto quello che ho costruito si sta sgretolando sotto il peso di una fotografia, apparentemente leggera come una piuma, ma capace di disintegrare mesi di vita.

"Ascolta io..." inizio cercando di avvicinarmi.

"Dimmi che è uno scherzo" dice con voce incolore.

"Sergio, lascia che ti spieghi" sussurro.

"E' vero?" insiste.

"Io.. non.." cerco di trovare le parole.

"RISPONDI!" tuona.

"Sì, è vero" e lo dico talmente piano che a momenti nemmeno io stessa riesco a sentirmi.

Ma lui sente. E senza dire una parola mi volta le spalle ed esce dalla sala.

*****

Guardo il volto di Isabel, pallido come non mai, sul quale è dipinta un'espressione incredula.

Mi avvicino a lei e vorrei dirle qualcosa, qualsiasi cosa, ma non mi viene niente: le parole sono imprigionate dentro un muro di cemento.

Le appoggio una mano su una spalla ed in un attimo l'eco di uno schiaffo risuona per tutta la sala.

Mi guarda con un'espressione di puro disgusto e con passo svelto, mentre le lacrime rigano il suo bel viso, esce correndo dalla stanza.

Non ho il coraggio di seguirla, non ho il coraggio di fare niente, riesco solo ad alzare lo sguardo quel tanto che basta per vedere Miranda correre dietro a Sergio nella notte.

*****

"Non può essere, non può essere" continuo a ripetere nella mia testa come una triste cantilena, cercando di convincermi che lei, Miranda, la mia Miranda, la donna che amo, non ha veramente sposato il suo migliore amico.

"Non può avermi fatto questo" sussurro e accelero i passi, come se camminare velocemente mi potesse aiutare a spazzare via i terribili pensieri.

Quel bacio, lei appoggiata a lui, davanti ad un prete... lei... la donna che amo... lei.. la donna che avrei voluto sposare.

"CAZZO!" urlo all'improvviso dando un calcio ad un pilone di legno, uno dei tanti che sostengono i vari pontili sparsi per la spiaggia di Malibu.

Appoggio la fronte contro il sostegno e cerco di respirare, ma il dolore è troppo forte: io, Sergio Ramos, il grande difensore del Real Madrid e della nazionale spagnola, il Tarzan di Camas, il ragazzo dall'aria forte ed il sorriso strafottente, sto piangendo.

Sento le lacrime scivolare giù lungo il mio viso e non riesco a farci niente: sbatto il pugno contro il pilone, sperando che il dolore si sfoghi attraverso i miei arti, ma non è così.

Poi la sento. La sento prima che possa parlarmi, sento il suo profumo trasportato dal vento, mi sembra di sentire persino il suo respiro affannato attraverso l'aria salmastra.

"Sergio" sussurra appena alle mie spalle.

Aggiro il pilone, poggiandomici contro con le spalle ed asciugandomi velocemente le tracce delle lacrime che la brezza non ha seccato sul viso: non ti darò mai la soddisfazione di vedermi piangere per te. MAI!

A thin borderline || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora