In Italia.

6K 204 3
                                    

La testa mi faceva male. Non capii dove fossi e poi all'improvviso ricordai tutto.
Scattai in piedi ma con la testa che scoppiava e la vista ancora appannata, caddi in avanti. Cercai di alzarmi ma le gambe non rispondevano al mio comando finché non sentii qualcuno afferrarmi per la vita e tirarmi su.
Mi girai di scatto e vidi Darcià preoccupato.
"Non agitarti, sei ancora debole" mi sorrise.
Appena di nuovo sul letto, mi scostai da lui e cercai di buttarlo giù da esso.
Si mise a ridere.
Cosa ci trovava di divertente questo qua??
"Calmati gattina".
Gattina?? Come si è permesso??
"Chi Gattina?"
"OK se non piace Gattina e vedo che hai pure gli artigli ti chiamerò tigre" rispose soddisfatto.
Non gli risposi.
Guardai la stanza.
Era normale.
Ma c'era questo suono di sottofondo che non mi piaceva.
"Dove siamo?"domandai.
Lui mi sorrise ma era un sorriso furbo come se stesse per dirmi qualcosa di divertente.
"Tecnicamente siamo tra le nuvole di Austria" disse senza battere ciglia.
"Ohhhh Austria e pure tra le nuvole...mi piace ma ora a parte gli scherzi dove siamo?"
"Prendi le mie parole con serietà" finì.
Lo guardai stralunata e cercai di cogliere qualche segno che mi dicesse che stava mentendo. Niente. Proprio niente.
"OH mio dio" scattai in piedi "Non ci posso credere a quello che dici. Perché siamo in un aereo??"
"Un jet privato" mi corresse e lo mandai a quel paese.
"Scarlett. Ascolta. Da qua non puoi scappare. Sarebbe meglio se ti metti comoda e aspetti di atterrare" disse per guardare la sua Rolex " tra 1 ora e mezza saremo in Italia".
Solo allora realizzai che non potevo fare niente per liberarmi da lui e se anche lo facessi mi sarei persa senza un aiuto. Non sapevo nemmeno dove stavamo andando, lo sapevo ma dove in Italia, era questo quello che non sapevo.
Guardai in giro, indovinate cosa trovai vicino al mio cuscino. Una pistola.
Non avevo più nessuno che mi aspettasse in Inghilterra; i miei non c sono più e non ho parenti. Sarebbe così bello riabbracciare i miei genitori.
Con un salto presi la pistola e gliela punti addosso.
"Mettila giù . Ti farai male Scarlett" ordinò severo.
Mi alzai dal letto e andai verso la porta. Forse avrei potuto tenerlo in ostaggio e costringerli ad atterrare. Ma scartai l'idea. Non sapevo nemmeno quanti ce ne fossero fuori, meglio non rischiare. Forse potrei suicidarmi. Si è la cosa giusta da fare.
Forse Darcià capì le mie intenzioni o forse fu solo fortuna ma fatto sta che corse verso di me prendendomi il mano dove tenevo la pistola.
"Voglio morire. Lasciami morire per favore" singhiozzai.
"Forse sarebbe meglio che tu dorma ancora un pò forse fino a quando non arriviamo a destinazione. Giusto perché tu non faccia cavolate" disse furioso.
Non capii cosa volesse dire e prima ancora che capissi cosa volesse dire, sentii le sue labbra sulle mie. Cercai di spostarlo ma invano.
All'improvviso sentii qualcosa pizzicarmi il collo. Mi dimenai per quanto lui me lo permettesse.
L'ultima cosa che vidi fu lui che mi prendeva in braccio e mi cullava come se fossi una bambina.
Poi le tenebre offuscano la mia mente.

Tua prigionieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora