Terrore

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Alla fine ho dovuto mangiare la mia cena: uno perché avevo fame da morire e due perché era il mio cibo preferito: lasagne!
Da pensare che avevo così tanta fame che ho fatto bis e la faccia di Darcià era da vedere. Sorrideva compiaciuto per aver azzeccato il mio cibo perché appena lo finì mi chiese se ne volevo altro e come ho detto prima ho fatto il bis grazie a lui. Lui aveva solo mangiato degli spaghetti alla bolognese e vino rosso mentre io avevo preso l'acqua frizzante.
Mi ha chiesto se volevo il secondo ma ho rifiutato perché ero già piena di mio.
Dopo aver mangiato -io come un porco- lui uscì sulla terrazza per fumare e io mentre cenavo, già escogitavo un modo per scappare per questo lui come se avesse previsto ha chiuso la porta con la tessera elettronica.
Mannaggia. Ora come faccio?
Lo osservavo mentre fumava e ora doveva rispondermi a delle domande.
Ora della verità era vicina.
Lo vidi rientrare.
"Sono che sono bello da morire ma così mi sciupi, tigre" disse il Mr. Sono Vanitoso.
Io lo guardai accigliata.
"Infatti osservo un assassino e questo assassino se ora ha finito di vantarsi, potrebbe rispondere a delle domande?" chiesi incazzata.
Lui inveemce di rispondermi andò sul letto e si sdraiò. Incredibile. Quest'uomo riusciva a imbestialirmi senza dire dire niente.
"Darcià rispondi!"
Lui si alzò di scatto e venne verso di me, guardandomi in modo minaccioso.
"Tu hai ucciso i miei genitori e io voglio delle risposte per poi ucciderti a sangue freddo" ghignai.
Lui sgranò gli occhi e dopo si mise a ridere per poi prendermi la mano e baciarla.
"Vuoi sapere il perché? Sei sicura di volerlo sapere?"domandò socchiudendo gli occhi.
Annuii.
Sospirò.
"Siediti"disse indicando il letto.
Feci ciò che mi aveva chiesto non avrebbe senso contraddirlo se voglio sapere la verità.
"I tuoi avevano un debito con me" iniziò " Lo sai quando sono venuti in Italia per una conferenza? È lì che li ho incontrati. Erano in bancarotta. Hanno deciso di chiedere a me un prestito."
"Io avevo detto a loro tutte le condizioni se nel caso non fossero riusciti a sdebitarsi con me. Ma loro non solo hanno lasciato il paese senza lasciare tracce ma hanno avuto pure il coraggio di sfidarmi. Entro poco tempo sono riuscito a rintracciarli e li ho contattati".
Lui mi guardò e io gli feci il segno di proseguire.
"Loro mi hanno sfidato e loro non sapevano che sono a capo della Mafia e questo li ha portati alla morte. Io avevo dato a loro l'ultimatum ma loro lo hanno ignorato e poi tu sai il resto" finì la sua storia.
Io avevo le lacrime agli occhi.
"Tu li hai uccisi perché non erano riusciti a pagarti il debito??"urlai.
Il mio respiro era accelerato.
Vedevo solo la sua faccia e volevo solo la sua morte.
Lui mi guardò e sorrise maligno.
"Si e non essendo stato pagato, ho preso te come sdebito.
Credo che tu vali abbastanza denaro" e questo mi fece incazzare.
"Brutto figlio di ..."non finì la frase che la sua bocca era sulla mia.
Cercai di spostarlo ma non lo mossi di un centimetro così gli diedi il calcio dove non batte il sole.
Si accasciò per terra dolorante e tenendosi i suoi gioielli di famiglia. Gli diedi un altro calcio  sulla pancia e lui urlò.
Per un po di tempo non sarebbe riuscito a muoversi e io potevo scappare.
E andare dalla polizia.
La carta magnetica era sul comodino, la presi e corsi fuori.
Per fortuna non c'era nessuno nel corridoio, mentre correvo sentii la voce di Josh era come se stesse venendo da questa parte.
Accidenti devo nascondermi ma dove?
Nel corridoio c'era la stanza per le cameriere e a quanto pare era vuota.
La porta è aperta. La fortuna mi sta baciando.
Entrai e appena fui sicura che fossero passati, sgattolai fuori dal mio nascondiglio.
Vuoto. Il corridoio era vuoto e corsi fino al ascensore.
Si aprì ed entrai.
Era meglio passare per la hall, lì non avrebbero potuto far niente in mezzo a tutta quella gente.
L'ascensore arrivò al piano terra ma prima di uscire, mi assicurai che non ci fosse nessuno altrimenti addio libertà.
Quando ebbi il via libera, uscii e andai verso la hall, ma questa era quasi deserta e alla reception c'era un tizio che era impegnato a parlare al telefono.
Via libera ragazzi.
Iniziai a correre verso l'uscita ed ero fuori.
Saltai di gioia.
Libertà, la mia amata libertà.
Iniziai a correre verso lo stand dei taxi. Dovevo andare dalla polizia e denunciarli.
Fermai un taxi " polizia per favore".
Il tizio mise in moto e mi ci portò fino alla stazione.
"Mi aspetti qui non se ne vada ok?"dissi all'uomo che mi guardava come uno squilibrato.
"Signorina prima paga e poi posso anche aspettarla" disse come se non mi avesse sentito.
Io l'italiano lo parlavo abbastanza bene perché era la seconda lingua che imparavo dal terzo anno delle superiori.
Mi balenò un'idea.
"Mio zio lavora qui dentro e devo andarlo a prendere, per questo le ho detto di aspettare" dissi abbassando gli occhi.
Lui sospirò. " ok"
Sapevo che dovevo fare l'attrice.
Aprii la portiera ed uscii per dirigermi verso l'entrata.
Entrai e vidi due poliziotti che stavano bevendo il caffè.
Mi avvicinai a loro mentre questi mi guardavano per capire se fossi scappata da qualche manicomio.
"Come possiamo aiutarla signorina?"parlò uno dei poliziotti.
"Io...io..."iniziai a balbettare mentre le lacrime iniziarono a rigarmi le guance.
Il poliziotto che avrà sui 60 anni mi si avvicinò e mise la mano sulla mia spalla per confortarmi.
"Piccola io sono Andrea e non devi aver paura. Cos'hai?"
"Io sono stata rapita e portata contro la mia volontà dall'Inghilterra " dissi tutto d'un respiro.
Lui mi guardò sorpreso e mi disse di sedermi su una sedia.
Feci dei respiri profondi dopo essermi seduta mentre Andrea mi si avvicinava con del latte caldo.
"Racconta tutto tesoro"
Quando decisi di parlare, la porta si aprì di scatto. JOSH!
Mi alzai e corsi dietro Andrea che mi guardò sorpreso.
"Scarlett, sorellina, dove ti eri cacciata. Non sai quanto mi hai fatto disperare" parlò con una voce mielosache per poco gli credetti.
"Sta mentendo Andrea" parlai" io..lui non è mio parente, è uno dei rapitori"
"Ma cosa stai dicendo?"iniziò Josh ma Andrea lo interruppe.
"Io credo che tu non sia quello che tu dici" disse Andrea.
"Mi scusi signor....?"
"Andrea"
"Signor Andrea. Io sono Josh, fratello di Scarlett. Noi ci siamo appena trasferiti da Londra. Siamo qui solo per un giorno perché doma abbiamo un volo perNew York. Mia sorella non ha ancora superato il trauma della morte dei nostri genitori" chiarì lui come se fosse tutto vero.
Io negai con la testa tutto e implorai con gli occhi Andrea a non credergli.
Josh sospirò.
"Se non mi credo le faccio vedere i nostri documenti e se non si accontenta di quello può farli verificare se vuole " concluse Josh rassegnato. Andrea annuì per poi chiedergli.
Lui aprì la sua tracolla e tirò fuori tutti documenti.
Dai passaporti ai biglietti e ai fogli per la mia iscrizione all'università.
Oh mio Diooooo.  Ci avevano pensato a tutto. Iniziai a tremare.
Andrea mi guardò e mi fece il segno di tranquillizzarmi.
Guardai verso Josh che mi guardava quasi ferito ma io sapevo che faceva tutto parte della messa in scena.
"Sergio vai a controllarli" disse all'altro poliziotto.
Dopo una trentina di minuti Sergio venne e diede i documenti a Josh. Questo poliziotto avrà sui trent'anni.
"Andrea il ragazzo non mente. Ho controllato tutto" spiegò Sergio.
Andrea mi guardò e scosse la testa.
"Scarlett credo che tu debba andare con tuo fratello. Non possiamo fare nulla tesoro"
"No no no" iniziai a urlare" Loro mi uccideranno, voi non capite. Sta mentendo "
"Scarlett!"urlò Josh" ora basta. Anch'io sono distrutto per la morte dei nostri ma cerco di andare avanti. Se tu volevi ritornare in Inghilterra bastava che me lo dicessi."
Senti potessi,avrei applaudito.
Che attore.
"Josh puoi portare Scarlett con te"disse Andrea.
Josh annuì e mi prese per mano mentre io lo supplicavo di lasciarmi.
Josh si fermò e mi abbracciò.
"Non fare altre scenate. Darcià è incazzato e stai pur certa che te la farà pagare" questo anche se era una minaccia mi fece calmare.
Ero già nella merda e non volevo peggiorare la situazione.
Uscimmo ed entrammo nel taxi con cui ero scappata.
"Hotel Sheraton".
Iniziai a piangere a dirotto.
Arrivammo al hotel.
Josh mi prese per mano ed entro nell'ascensore per poi premere contro il pulsante.
Era meglio se mi buttavo sotto una macchina. Sarebbe stato più semplice.
Arrivammo all'ultimo piano .
Il.mio cuore stava uscendo dal petto tanto ero spaventata, ma non avrei avuto paura non di lui.
Entrammo nella suite.
Darcià era seduto dandoci le spalle ma era chiaro che ci aspettava; in mano aveva un calice di vino e nell'altra una ....pistola?
Guardai Josh che non mi degnò di uno sguardo.
"L'ho trovata. Era dalla polizia" iniziò Josh " ma per nostra fortuna Sergio era presente e ci ha salvato il culo".
E all'improvviso capii tutto. Sergio. Lui fa parte di questi bastardi.
Darcià si alzò e con il cenno della mano disse a Josh di uscire.
Li uscì senza problemi e i veri problemi iniziavano per me ora con lui.
Lo guardai e solo se per poco trovai una traccia di dolore nei suoi occhi ebbi una speranza.
Ma come non detto, ritornò incazzato in men che non si dica.
S'avvicinò pian piano fino a trovarsi a pochi centimetri da me.
"Non dovevi farlo" sussurrò al mio orecchio "spero solo per te che quello che ti farò, non ti lasci segni".
Io rabbrividii.
Cosa voleva farmi?
Non ebbi il tempo di chiedere che sentii la guancia bruciare.
"BOB!!!"urlò "entra pure".
Questo BOB entrò con una borsa.
"È questa?"mi indicò.
Darcià annuì per poi andare a sedersi sulla sua poltrona.
"Vedo che fai incazzare il mio capo eh?"iniziò " mi sa che hai bisogno di imparare le regole".
Mi prese per un braccio e mi alzò bruscamente.
Mi trascinò nell'altra stanza sotto lo sguardo di Darcià che sorrideva malignamente.
Cercai invano di divicolarmi ma niente da fare.
Bob iniziò a tirare fuori qualcosa dalla sua borsa...corde.
Senza che potessi difendermi mi legò le mani e così anche i piedi.
Iniziai ad urlare, chiamai Darcià ma lui non alzò un dito per fermare Bob e così quando meno me lo aspettai, il tizio mi diede uno schiaffo così forte che sentii il gusto del sangue sulla lingua. Mi aveva spaccato il labbro.
Iniziai a dimenarmi ma niente da fare, più mi muovevo più la corda mi stringeva le mani tanto da scavare nella pelle.
"Io non ci andrò piano su di te anche se sei una donna" sogghignò.
"Basta mi fai male" mi stavo disperando. Gli avrei pure baciato i piedi purché smettesse di picchiarmi.
Mi arrivarono altri cinque o sei schiaffi sulla faccia e un pugno allo stomaco.
"Magari così penserai dieci volte prima di scappare di nuovo"
Un calcio mi arrivò alle costole " questo per il calcio che hai dato al capo".
Iniziai a non sentire più nulla.
Mi sentivo persa, vuota, morta.
Lo sentii borbottare qualcosa ma le sue parole erano tutte ottavate. Riuscivo a malapena a respirare, mi bruciava la gola e non capii il motivo.
Volevo vomitare.
Il dolore ormai faceva parte di me come se fosse sempre esistito con me.
La vista era annebbiata sia per le lacrime che per il gonfiore della faccia.
Bob mi alzò o era quello che pensavo perché sentii qualcosa che mi tagliava ma solo in quel momento capii che ero caduta e avevo sbattuto la testa contro il tavolo anzi contro lo spigolo in vetro del tavolo.
"Cazzo" sentii imprecare Bob.
L'ultima cosa che vidi o cercai di vedere fu Darcià che buttava di lato Bob.
Le orecchie iniziarono a fischiare e l'ultima cosa che vidi fu il viso di Darcià terrorizzato.
E il buio mi avvolse tra le sue fredde braccia.

Tua prigionieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora