13-Vega, perchè sei qui?!

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Avete mai avuto due passioni talmente grandi che vi occupano la mente, il corpo, che vi fanno piangere e ridere allo stesso momento?

Ecco, Jade le aveva. Erano il canto e la recitazione.

Era amore puro quello che la legava a loro.

Tutte le volte che le chiedevano se preferiva recitare o cantare lei rispondeva: Tu preferisci mangiare o bere?

I suoi genitori, fin da quando era piccola, non le avevano permesso di fare quello che realmente voleva.
Poi però arrivò l'occasione che tanto aveva aspettato: entrare alla Hollywood Arts. Con troppi sacrifici era riuscita ad arrivare dov'era ora.
Poi però arrivo la ragazza "perfetta": alta, bella e talentuosa.
Avete capito perfettamente: Tori Vega.
Per lei era sempre tutto facile, roseo.

Perché a Tori sì e a lei no?

L'unica cosa bella era Beck.
Che cosa poteva desiderare di più? Simpatico, pieno di qualità e bello da morire.

"Jade.."

Tori la stava guardando oramai da una manciata di minuti, e Jade non si era accorta di niente.

"Vega?"  La mora aveva uno sguardo truce "cosa ci fai tu qui?"

"Volevo vedere come stavi" disse, sedendosi sulla sedia vicino al letto "e ti volevo parlare"

"Sentiamo" La mora prese in mano un giornale di gossip che Cat aveva lasciato distrattamente qualche giorno prima sul suo comodino.

"Perché ce l'hai tanto con me Jade? Posso sapere che ti ho fatto?"

L'altra, d'altro canto, non la degnò di uno sguardo.

"A me piacerebbe davvero che la risolvessimo" continuò "dimmi solo dove ho sbagliato!"

"Non é colpa tua.." sussurrò Jade.

"Come?"

"È che.. A te viene tutto facile. L'entrata nella scuola, le parti da protagonista praticamente in tutto, e alla fine Beck.
So che ti ha preferita a me"

La dark aveva posato il giornale sulle gambe e ora aveva lo sguardo mesto, guardando un punto non preciso nella stanza.

"Ma non é come.." Tori tentò di accarezzarle il braccio, ma lei lo spostò.

"Io sarò sempre la seconda scelta"

Ormai gli occhi azzurri erano in tempesta, e stavano fissando Tori, che aveva uno sguardo afflitto.

"Io non so davvero perché tu non me l'abbia detto prima. Potevamo confrontarci, e potevamo diventare amiche.  Ah, e riguardo a Beck, lui ha sempre voluto te."

Con un sorriso, Tori lasciò Jade nella stanza, ancora una volta in balia dei suoi pensieri.

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"Ehi Beck"
Nulla, apatico. La rossa provò di nuovo. Timidamente.
"Beck.."
"Dimmi Cat. È da dieci minuti che sei nella mia roulotte, ci sarà un motivo. Parla"
La ragazza dal canto suo, non curante dell'aria scorbutica del giovane, continuò.
"Che cosa.. Che cosa è successo?" Si sedette sul letto vicino a Beck "perché sei andato via?"
"Cat davvero" il canadese si girò verso la rossa "non ho voglia di parlarne"
"É per il bambino?"
Vuoto cosmico. Silenzio più totale.
"Ti prego, metti nei panni di Jade. Come avrebbe fatto? Tu lo conosci suo padre, sì?"
"Doveva parlarmene.."
"Quando, mentre ci provavi con Tori o quando cercavi altre prede?"
Cat si alzò in piedi e così fece Beck.
Si stavano guardando da un po'.
Cat con aria furente, Beck con aria rassegnata.
Ad un certo punto il ragazzo aprì le braccia e la sua amica si accoccolò.
"Mi dispiace tanto" sussurro la rossa.

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"Emorragia interna, paziente della stanza 11
La mora! "
Andrè si svegliò di soprassalto dalla sedia scomoda del corridoio dell'ospedale.
Robbie era andato da poco a casa perché Rex aveva un'appuntamento.
L'unica cosa che vide fu Jade, bianca come un cadavere, che veniva portata via.
Non di nuovo pensò, prima di cercare un'infermiera.

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"Cat?"
"Andrè.. Dimmi"
"Sei con Beck?"
"Sì.. Stiamo guardando un film.. È successo qualcosa?"
"Jade.. Digli che probabilmente.. Digli che.. Sta morendo.. Venite qui"

Il vivavoce fu un'idea di Cat.. Forse non molto felice.
"Come Jade sta morendo?"
Beck si vestì, prese il giubbotto di pelle e le chiavi dell'auto.
"Dove vai? Non avevi detto che non volevi avere più niente a che fare?"
"Cat, lei è la mia donna e lo sarà per sempre, nel bene o nel male"

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Beck entrò correndo nella hall dell'ospedale. Prese l'ascensore e arrivò al piano della ragazza.
Stranamente le luci erano spente.
Un vago bagliore proveniva da una stanza poco distante.
Un passo.
Due passi.
Tre passi.
Piano piano riuscì a raggiungere la porta. Vedeva solo la luce.
Con molta cautela la aprì e..






Viva la suspance!

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