CHAPTER X

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- Kylie io.. - mormorò osservando il mio braccio bendato.
- Sei stato tu - dissi gelida.
Come avevo potuto non pensarci prima?
Era il primo sospettato: dopotutto mi aveva pedinato già una volta.
Sicuramente le aveva prese lui, conosceva esattamente i miei movimenti.
Maledetta Kylie, gli avevi permesso di avvicinarsi troppo.

- Si non volevo farti del male ma ho dovuto allontanarti e... -
- Non sto parlando di quello - urlai.
Lui spalancò gli occhi.
Ero nera dalla rabbia o forse semplicemente delusa.
- Cosa? - chiese improvvisamente, quasi stupito.

Bravo.
Davvero bravo.
Faceva anche finta.

- Dove sono mia madre e mia sorella? - chiesi cercando di rimanere calma.
- Ma di cosa stai parlando? -

Sembrava piuttosto confuso, ma era solo una tattica, ne ero sicura.

- Non prendermi in giro - ridacchiai amara.
- Kylie non so di cosa parli - disse alzando le mani.

D'istinto arretrai.
Se avesse fatto il minimo passo sarei stata spacciata.
Già di mio non ero capace a difendermi, poi con un braccio ferito figuriamoci.

- Perché fai così? - mi guardò sospettoso.
- Faccio cosa? - chiesi.

- Hai paura di me -  sussurrò gelido.

Sembrava deluso.

Rimasi a bocca aperta.

Non smetteva di fissarmi e forse si aspettava una mia risposta.

Deglutii rumorosamente.

- Voglio che mi dici dove sono e voglio che te ne vai - farfugliai in imbarazzo.

- Rispondimi - disse in tono serio.

Stava rigirando il discorso.

- Non ho nulla da dire - misi il broncio.

- Non sono stato io, anzi, per quanto mi riguarda potrebbe essere stato lo stesso vampiro che è sulle tue tracce - disse guardando altrove.

- Allora sapevi che erano sparite!                       Tu sai qualcosa che io non so - conclusi con un briciolo di speranza.

Se il mio sguardo poteva uccidere, sarebbe già morto in quel momento.
Stava mentendo.

In quel momento qualcosa nel suo sguardo cambió.

- Io so soltanto che se avessi anche sfiorato quelle dannate radici saresti morta! E sai perché? Perché sono velenose per voi umani! Sarebbe bastato un semplice tocco! Ecco cosa so - urlò battendo un pugno sulla porta semi aperta alle mie spalle facendomi sussultare.

Rimasi a bocca aperta.

Per quello mi aveva scaraventata via?

- Io non lo sapevo - distolsi lo sguardo imbarazzata.

- Ora lo sai - disse quasi con disprezzo.

Si stava alterando e di certo non volevo farlo arrabbiare, sapevo già di cos'era capace.
Dovevo inventarmi una scusa.

- È meglio che vai, io...beh io...ho delle cose da fare... - blaterai chiudendo la porta alle mie spalle.

Non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere.

Ora mi sentivo in colpa.

Maledizione, pensai.
Non era stato lui.
Però sapeva qualcosa, forse conosceva addirittura il nome del vampiro che le aveva prese e forse...beh forse avrei avuto una possibilità di trovarle vive.

Al solo pensiero mi si strinse il cuore.

Chloe, lei era la cosa più cara che mi fosse rimasta.

La mia piccola Chloe.

Mi alzai da terra sbuffando e riaprii la porta sperando che non se ne fosse già andando.

- Ethan aspetta - urlai.

Si era già incamminato sul sentiero che portava alla foresta, ma appena senti la mia voce si voltò.

Lo raggiunsi a passo rapido.

- Che c'è? - chiese lui corrugando la fronte.

- Mi dispiace - dissi guardandomi la punta delle scarpe.

Lui non rispose.

Se ne stava con le mani in tasca ed ero sicura mi stesse fissando: sentivo il suo sguardo su di me.

Alzai lo sguardo preoccupata per la sua possibile reazione.

Stava pensando.

L'unico raggio di sole lo colpiva dritto negli occhi: potevo vedere il suo colore naturale, un verde brillante.

Rimasi un attimo ad ammirare i suoi occhi per poi distogliere in fretta lo sguardo.

- Mi serve il tuo aiuto - dissi piano mangiandomi le parole.

Mi costava da morire chiedere una cosa del genere e non ero solita a chiedere aiuto.

- Scusa? Non ho capito - mi fece eco lui.

Idiota, pensai.

Lo stava facendo apposta per prendermi in giro.

- Niente lascia stare - mugugnai voltandomi per andare via.

Ma quanto ero stupida ad avergli chiesto una cosa del genere?

Mi sarei arrangiata da sola.

- Aspetta - disse lui poggiandomi una mano sul fianco per fermarmi.

Rabbrividii a quel contatto.

Non lo aveva mai fatto.

Mi voltai verso di lui.

- Ti aiuterò a cercare la tua famiglia - disse con sguardo sincero.

Involontariamente sorrisi.

Lo aveva detto davvero?

- Ad una condizione - aggiunse.

- Eccolo - sussurrai ruotando gli occhi al cielo.

- Ti vedo - mi ammonì lui.

Risi involontariamente.

- Si si dimmi -

- Ti aiuterò ma dovremo fare le cose a modo mio -

Spalancai gli occhi.

Che diavolo voleva dire?

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