CHAPTER XII

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Mi voltai verso Ethan ma era già sparito: come diavolo faceva ogni volta?

Alzai gli occhi al soffitto sospirando.

I vantaggi dell'essere un vampiro, pensai.

Andai ad aprire la porta ad Harold, tanto ero sicura fosse lui:

- Ehi, hai fatto presto - ridacchiai leggermente imbarazzata, grattandomi la testa.

Troppo presto, pensai.

Lui mi sventolò una valigetta rossa davanti agli occhi:

- Qui ci sono un po' di cose che possono servirti- disse sorpassandomi e dirigendosi verso il tavolo del salotto per tirarle fuori.

Chiusi la porta alle sue spalle il più in fretta possibile: il pensiero che quel mostro potesse entrare in casa mia mi faceva rabbrividire.

- Garze, bende, cerotti di tutte le forme, disinfettante....- inizió a farfugliare.

Cos'era la lista della spesa?

Lo fermai poggiandogli una mano sulla spalla.

- Harold hai svaligiato una farmacia? - risi.

Non stavo così male dopotutto.

- Kylie conoscendoti non ti prenderai molto cura di quella ferita - mi ammonì in tono ironico.

- Non è affatto vero! - mi impuntai.

- Devo ricordarti di quando ti sei slogata il braccio? - alzò il sopracciglio.

- Quelli sono dettagli - misi il broncio.

Avevo scavalcato il muretto di confine con il cimitero per nascondermi da Harold, era il nostro gioco preferito da bambini, e per qualche assurdo motivo ero riuscita a slogarmi il braccio destro.

Che dire, ero un completo disastro già da piccola.

Era stato lui a portarmi in ospedale, a prendersi cura di me, perché io ero troppo impegnata nelle mie avventure spericolate.

Harold c'era sempre stato.

E qualcosa mi diceva che ci sarebbe stato per sempre.

- Kylie? - vidi una mano passarmi davanti agli occhi.

Mi ero persa nei miei ricordi.

- Hai notizie per caso...- chiedi quasi timorosa e ancora con qualche speranza.

Mia madre e la mia sorellina.

- Mi spiace....non sappiamo nulla di nuovo, ma mio padre si sta impegnando per fare il possibile, non devi preoccuparti - mi sorrise sulle ultime parole.

- Grazie - mormorai un po' delusa.

Mi aspettavo una risposta diversa.

- Vuoi che rimango un po' con te? -

- No tranquillo, sto bene, ora vado a farmi una bella dormita - troncai il discorso il più veloce possibile perché no, non stavo affatto bene.

- Allora vado, chiamami se ti serve qualcosa -

Nella sua voce percepivo una leggera nota di tristezza, forse avrebbe voluto restare un po' con me, purtroppo per come stavano le cose, nei paraggi c'era un millenario vampiro assettato di sangue e non potevo mettere in mezzo anche Harold.

- Certo - sorrisi, accompagnandolo alla porta.

- Giornata stressante? - mi chiese prima di uscire.

- Un pochino - ammisi.

- Ospiti? - chiese indicando col capo le due tazze sul tavolino in salotto.

Oh merda.

- Ehm -

- Non indago Kylie tranquilla - accennó un sorriso.

Lo salutai e chiusi velocemente la porta alle sue spalle chiudendola per bene.

Presi la valigetta del pronto soccorso di Harold e la portai in camera poggiandola sul letto, dopodiché mi sistemai sul divano con la mia amata coperta e accesi la TV.

Non passò molto che qualcuno bussò alla porta.

Mi alzai sbruffando, se fosse stato ancora  Harold giuro che l'avrei preso a sberle.

- Harold quante volte ancora hai intenzione di...-  le parole si fermarono in bocca non appena aprii la porta.

Non c'era nessuno.

Poi sentii ancora bussare e per poco non inciampai sul gradino.

Chiusi la porta lentamente e tremante.

Il rumore non veniva dall'esterno ma dall'interno.

Che diavolo stava succedendo?

Non riuscivo a spiegarlo.

C'ero solo io davanti alla porta!

Mi allontanai spaventata.

Poi il bussare si fece più forte e questa volta proveniva dall'esterno: mi feci coraggio ed aprii di nuovo la porta.

Nessuno.

Poi guardandomi intorno in lontananza mi accorsi di qualcosa.

Una sagoma alta e robusta ed una bassa e slanciata stavamo camminando al confine del bosco.

La seconda doveva essere un cane mentre la prima aveva l'aria di appartenere ad un vecchio.

Avrebbero potuto essere tranquillamente due figure qualsiasi ma dentro di me sentivo che non era così.

No non può essere.

Corsi in casa sigillando la porta in ogni modo nonostante fossi sicura che sarebbe servito a ben poco.

O mio dio, continuavo a ripetermi.

Non feci in tempo ad allontanarmi dalla porta che qualcosa sfondò la finestra del salotto mandando i vetri in frantumi.

Mi buttai d'istinto a terra per evitare i pezzi, poi alzai lo sguardo verso quello che era appena successo.

Era un cane di taglia media, doveva essere di sicuro quello che avevo visto in lontananza prima.

Che diavolo stava succedendo?

Osservandolo per un attimo notai subito qualcosa di strano in quell'animale, non sembrava essere un cane qualsiasi: i suoi occhi erano rossi ed il pelo nero e ispido.

Iniziò a ringhiare in modo rabbioso verso di me, spingendomi ad arretrare sempre di più finché non andai a sbattere alla parete con la schiena.

Mi avrebbe attaccato da un momento all'altro ne ero sicura.

Fu in quel momento che iniziai a singhiozzare e sussurrare un unica parola : Ethan.

Mai come ora avevo bisogno di lui.

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