Capitolo 5: "La nuova famiglia"

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La mattina successiva di buon ora Recha stava già in cucina.

In fondo c'erano dieci persone da sfamare ad ogni pasto. Poi a pranzo ed a cena c'erano anche i clienti.

Era curiosa di conoscere la sacerdotessa. Sono famose in tutto il continente per le loro arti curative.

Stanno per anni nei santuari a studiare e quando praticano la loro arte sono completamente coperte, possono mostrare solo le mani.

L'ultimo a svegliarsi fu Nif, Drake, il mago e Gleer erano scesi subito nella sala degli allenamenti.

A pranzo non c'era stato nessun cliente, così  Recha decise di andare in camera.

- Emy stai al bancone per qualche ora al mio posto? -

- Certo certo...tanto devo sistemare i miei appunti. - poi entusiasta le fece vedere un piccolo libro. - Questo me lo ha regalato il mago! E' una raccolta delle usanze elfiche. - 

- Alla fine non è poi così burbero come vuole far credere. -

Salì in camera e chiuse lentamente la porta.

Da quando la fenice si era impossessata di lei era cambiata.

Si sentiva più intuitiva e sapeva delle cose mai lette o sentite.

L'uovo stava ancora nella sciarpa accanto al fuoco. Si era ingrandito, ma lei non lo aveva notato.

Si sdraio sul letto, si mise sul fianco sinistro e lo fissò.

Chiuse gli occhi. 

Quando qualcuno prova a svuotare la mente non ci riesce mai. Mille pensieri e immagini affollano l'oscurità.

L'immagine era una sola e non c'erano suoni. Le macerie fumanti ed il vento che disperdeva le fiamme.

"Che cosa vuoi dirmi drago?"

"Io c'ero."

"Come ti chiami?"

"Mi sono stati dati molti nomi."

"Dimmi quello vero allora."

"Mosi."

"Tu hai combattuto?"

"Alla fine si, anche se non volevo. Ma quando c'è una guerra ti devi schierare."

"C'è ne sono ancora di draghi al mondo?"

"Io ero l'ultimo."

"Mi dispiace, non esistono parole più adatte penso."

"Noi siamo esseri solitari, ed avevo un buon amico. E' morto assieme a me, combattendo per la loro giusta causa."

"Perchè la loro?"

"Ora hai di meglio da fare, te lo racconterò la prossima volta."

Il tempo scorreva in maniera diversa quando parlava con lui. Pochi minuti in realtà erano quasi un'ora.

C'era calore nella stanza, ma lei non aveva acceso il camino.

L'uovo era diventato tutto rosso sangue, ad intermittenza emanava un bagliore come delle fiamme.

Tutto il calore lo emanava l'uovo.

Lei scese giù dal letto e si sedette accanto a lui. Lo prese tra le mani e lo baciò.

Al tatto era tiepido ma la sua sciarpa era bruciata.

Lo poggiò sulla sua pancia e lo accarezzava dolcemente.

Un crepitio dopo l'altro, piano piano nel fascino della stanza al tramonto la fenice venne alla luce.

- Sei un pò bruttina sai? -

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