Capitolo 7

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[Clarke]

Ero uscita dal dormitorio, avevo trovato un posto, non molto distante dalla piscina, un po' nascosto e mi accesi una sigaretta, avevo voglia di evadere dalla realtà.

Purtroppo il mio tentativo fu breve, senti un rumore alle mie spalle seguito da un'imprecazione, mi girai e vidi Octavia che cercava di raggiungermi.

"Non sei molto discreta", asserì girandomi verso di lei.

"Beh sì ... Credi che io sia una testa di cazzo, vero?" ammise, chiedendomi a sua volta una conferma.

"Qualche volta", affermai.

Ci fu un attimo di silenzio, forse doveva digerire quello che le avevo appena detto.

"Mio padre mi ha appena mandato questa... E' roba buona", ruppe il silenzio mostrandomi la canna che aveva in mano.

"Tuo padre ti manda il fumo?" le chiesi stupita.

Lei annui e io non feci altro che provocarla.

"E' strano...", alla fine ammisi.

"Cosa?" mi chiese con un faccia decisamente perplessa.

"Beh, ti hanno mandato qui perché ti drogavi giusto? E poi tuo padre ti manda una canna?!?!"

"Sì, beh, per questo è figo."

Ci fu un altro attimo di silenzio tra noi e poi mi sganciò la bomba.

"Allora, cosa sta succedendo con la signorina Woods?".

"Non sta succedendo niente con la signora Woods", tentennai nel risponderle e lei lo notò subito e decise di sondare il campo.

"Io mi ero presa una cotta per lei quando l'anno scorso ... Ma comunque non sono gay... Mi piacciono anche i ragazzi", ci tenne a precisare. Non che volessi sapere il suo orientamento sessuale, a dirla tutta non mi interessava affatto, ma probabilmente emanavo, inconsciamente, curiosità perché lei si senti in dovere di continuare.

"Anya Grounders era veramente ossessionata da lei. Le scriveva continuamente bigliettini e stronzate del genere durante le lezioni..."

"Io non sono ossessionata da lei!", obbiettai quasi sulla difensiva. Octavia stava decisamente esagerando, non avevo più voglia di ascoltarla.

"Però ti piace!", non era una domanda era una affermazione la sua, e non aveva tutti i torti mi piaceva, e anche tanto, mi piaceva la mia insegnante e non sapevo proprio come gestire la cosa.

[Lexa]

Un'altra giornata era finita, quella sera dovevo uscire con Gustus e degli amici che non vedevamo da tempo, il mio entusiasmo era pari a zero, ma non potevo esimermi dall'andarci. A fatica mi preparai, mi misi un paio di pantaloni eleganti con una camicia bianca e una giacca in tono, mi truccai leggermente con un po' di eye liner e dell'ombretto per risaltare i miei occhi, raccolsi i capelli, lasciando qualche ciocca ribelle. Il risultato mi sembrò accettabile e poco dopo uscì dal dormitorio.

Gustus mi stava già aspettando fuori dalla scuola.

Il viaggio verso il bar fu del tutto silenzioso a parte i saluti di rito.

Entrati nel bar incontrammo i nostri amici, Sinclair e Diana.

"Ehi! E' un piacere vedervi ragazzi", esordì Gustus.

"Iniziavamo a preoccuparci per voi due. E' da una vita che non ci vediamo." Risposero quasi all'unisono.

"Ora non c'è più bisogno di preoccuparsi. E' solo che la nostra piccola Lexa è stata seppellita dal lavoro", tenne a precisare Gustus volendo giustificarmi per qualche strana ragione.

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