Capitolo 14

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[Voce Narrante]

Il mattino dopo Octavia, Raven e Harper stavano facendo colazione in mensa.

"Mi chiedo dove sia Clarke", sbottò Octavia.

"Scusa ma che te ne frega?", le rispose Raven.

"Non è rientrata in stanza ieri notte", puntualizzò la mora.

"Ma dai?!", esclamò l'altra.

"Probabilmente sarà nella stanza della signorina Woods", affermò piccata Octavia.

"No!!", Raven era incredula.

"Non mi interessa se stanno insieme. Mi piacciono tutte e due!", esclamò Harper in loro difesa.

Octavia si alzò dal tavolo e si diresse a quello della Madre Superiora.

"Madre Superiora?".

"Sì, Octavia?".

"Sono un po' preoccupata per Clarke e la signorina Woods. Non le ho ancora viste stamattina."

[Lexa]

Mi svegliai dai raggi del sole che stavano filtrando dalla finestra, mi girai verso Clarke e un sorriso si dipinse sul mio volto. Poi il mio sguardo la oltrepasso e si fissò sulla sveglia lampeggiante che segnava le 12:00, era saltata la luce e la sveglia non era suonata. Colta dal panico cercai di svegliare Clarke.

"Clarke, svegliati, svegliati, ti prego", la implorai.

"Cosa c'è?", mi domandò assonata e stiracchiandosi.

"Clarke, svegliati ... merda", imprecai.

"La sveglia non ha suonato devi alzarti e vestirti, prima che ci scoprano", ci stavamo vestendo, ma non fummo abbastanza veloci, infatti Nia entro nella camera senza bussare, e ci scoprì.

"LEXA!!", disse quasi inorridita.

"Voglio vederti subito nel mio ufficio!", ordinò uscendo dalla stanza.

"Non è possibile che sia successo!", esclamai in un filo di voce ancora incredula. Clarke mi si avvicinò e in un sussurro provò a tranquillizzarmi.

"A...andrà tutto bene Lexa".

Anche se non ci credevo molto, le rivolsi un piccolo sorriso.

"Faresti meglio ad andare Clarke... Per favore...".

Lei prese le sue scarpe e lasciò la stanza.

Guardai Clarke uscire dalla mia camera, ero veramente nel panico, avevo seguito il mio cuore e questo era il risultato. Mi sedetti alla mia scrivania, mi presi la testa con le mani, la mia mente stava esplodendo, mille pensieri non mi davano pace, notai che le foto che avevo fatto a Clarke alla spiaggia erano sparpagliate sul mio tavolo, ne presi una in mano, la fissai per qualche istante e un timido sorriso baleno sulle mie labbra, un senso di calma e tranquillità sconfisse il panico che era sopraggiunto pochi minuti fa, avrei difeso la mia scelta, nonostante tutto, avrei fatto di tutto per lei.

[Clarke]

Avevo lasciato la camera di Lexa, anche se non avrei voluto, volevo starle accanto, e difenderla. La scorsa notte era stata la più bella della mia vita e volevo a tutti costi difendere il mio amore da tutto il resto del mondo, sì, io amavo Lexa, con tutto il mio cuore. Non riuscivo a pensare ad altro che lei, a quello che avrebbe dovuto passare a causa mia, a cosa le sarebbe successo, ero seduta accanto ad Harper sulla panca della chiesa, in sottofondo c'era padre Titus che stava parlando, ma io non sentivo neanche una parola del suo sermone, ero persa nel vuoto. Notai parecchi sguardi di Harper che si stava seriamente preoccupando, non mi aveva mai vista in questo stato. Ma non riuscivo ad essere la solita Clarke.

Loving ClarkeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora